Anche i santi, si sa, soffrono il caldo; specie quando, come sempre accade, non hanno a disposizione ampi spazi, ma strette ed anguste nicchie nelle quali sono costretti a star fermi per molte ore al giorno. Si aggiunga il calore che sovente si alza dalle tante candele accese per devozione , per ringraziamento o, peggio, per “ingraziamento”, e ci si renderà subito conto di come risulti gradevole, anche per loro, la pomeridiana pennichella, fatta potendosi sdraiare sui banchi della chiesa chiusa, magari dopo aver spento almeno una cinquantina di candele, tanto se ne potrebbe sempre attribuire il motivo ad un improvviso , per quanto improbabile, refolo di vento; e nessuno ci farebbe caso.
Al suo assolvimento si era dedicato, quel giorno, e con particolare dedizione, il buon Damiano, accoccolato come un grosso gatto soriano nel punto più fresco della piccola chiesa, e ronfando di grosso, con salubre soddisfazione. Ma all’improvviso:
“Damià, Damià, ma che fai, duorme? Damia’?”
“Nooooo! Cosimì, – sobbalzò Damiano – come te vene ncap’? Me sto fecnno nu’ giro e valzèr!” esclamò con la dolcezza di un cinghiale ferito il buon Damiano, al quale avrebbe fatto certamente più piacere una secchiata di acqua gelata in faccia: “Ma nunn’ o vir? Che cacchio vuoi?”
“E’ arrivata, Damià, è arrivata?”
“Ma chi cacchio è arrivata? M’aggia vesti’, m’ aggia mettere int’a’ nicchia?”
“No, No, Damià è giunta la sesta giunta. Hai ritt’ niente!”
“E chi se ne….uh Gesù perdonami! E poi lo sapevamo che doveva giungere, per giunta di rotolo, un’altra giunta in aggiunta alle altre giunte. Ne abbiamo parlato l’altra volta”.
“ Ma chest’ è nata cosa, è tutta nata cosa, pecchè quasi sicuramente ci sarà pure l’Assessore “esterno”: hai capito che grandezza di Dio che t’ann fatto? Mo’ avimm’ risolto tutt’cos’!”
“ Ma chi vene, Richelieu, Mazzarino, o Talleyrand? Tanto Luigi XlV già ce stà! Il quadro è completo!”
“Ma è possibile che quando dico io qualcosa tu ià semp’ storcere u’ musso? Ma te pare bello?”
“Cosimì, ma tu rici una cosa bbona e quatt’ strunzate contemporaneamente: avimm’ risolto tutt’ cos’! Ma c’avimm’ risolto Cosimì, c’avimm’ risolto?”
“E pecchè? Che vuoi dire?”
“Cosimì, voglio dire che son passati oltre due anni; che la fiducia e la collaborazione reciproca tra sindaco ed assessori, tra assessori tra loro, tra assessori e personale degli uffici, tra eletti ed elettori, se ne è andata a far fottere già da tanto tempo; che le promesse fatte in grande stile si sono rivelate bufale di prima qualità, ottime per la mozzarella campana doc, per il guru De Luca; che mentre un nuovo assessore si rende conto di quello che ha già fatto, o non fatto, chi lo ha preceduto, mentre prende dimestichezza con i suoi uffici e con la macchina amministrativa, mentre cercherà di capire cosa sono “ il crono programma,il master plan e la capillarizzazione” snocciolati dal sindaco come perle di alta ingegneria politico-amministrativa, passeranno tranquillamente e velocemente gli altri due anni o poco più che ci separano da nuove elezioni, e resteremo con il nostro solito pugno di mosche in mano! Po’ venì pure San Crispino in persona: ste’ scarp’ nun s’acconciano!”
“Eh, Eh, hai ragione, ma si vénen’ Duns Scoto, il doctor Subtilis, e Tommaso d’Aquino, il doctor Angelicus, e Bernardo di Chiaravalle, il doctor Mellifluus, piense che cacche cosa se po’ fa’ cu tutti sti dottori?”
“Cosimiiiiiiiiiiiii! Ma vaff’ a fa…….rme nu’ cafè, che mo ce vo’ proprio. Nu cafè, no nu tè; e, soprattutto non parlà cu’ Putin, che chill’ u’ tè u’ fa a modo suo, e a me non mi piace troppo”.
Si girò dall’altro lato, sperando che Morfeo lo riprendesse tra le sue braccia; ma, in pensier suo, non si illuse più di tanto. La notizia che gli aveva dato Cosimo era di quelle da turbare tutti i sonni: anche quelli dei santi più pacifici,… e sonnolenti.
Claudio Gliottone