Ci siamo, e ben oltre le aspettative.
Si va delineando per il nostro paese un futuro illiberale e di grande regresso ideologico. E non perché, si badi bene, i protagonisti del prevedibile futuro accentramento politico locale non siano giudicabili all’altezza dei loro intenti, per carità, ma per una naturale serie di umane conseguenze che inevitabilmente sfocerebbero nell’istaurarsi di un annientamento di ogni capacità dialettica e costruttiva generale.
Cerchiamo di analizzarle ma, vi prego, senza pregiudiziale ostilità verso nessuno, né singolo né gruppo familiare, ma solo con quell’amore per la libertà di pensiero che è fondamentale ed imprescindibile per la realizzazione di ogni apprezzabile progresso; l’umanità ha vissuto i suoi più grandi processi storici, intesi in una globalità politica, economica e culturale la più vasta, solo quando la partecipazione libera del pensiero dei più ha avuto la sua maggiore diffusione. I periodi più importanti per essa sono stati, giusto per citare alcuni esempi, il periodo repubblicano della vecchia Roma e non certo quello imperiale, il rinascimento europeo, e non l’impero degli Svevi o degli Asburgo, l’illuminismo francese, e non certo la monarchia assolutista, il liberalismo italiano di fine ottocento e le democrazie post belliche e non certo il ventennio delle dittature nazi-fasciste.
E questo perché il confronto tra “pari”, intendendo per tali personalità dotate delle stesse possibilità di accesso e di diffusione delle proprie idee, porta inevitabilmente, pur se magari più lentamente, alle soluzioni migliori per tutti: va da sé, però, che gli attori del confronto debbano essere animati dallo stesso interesse generale per il bene comune, che sia intellettuale prima che materiale, semplicemente perché il secondo azzererebbe tutte le maggiori potenzialità del primo, in ossequio ad un deprecabile egoismo per cui, se io sto bene, non ho molto stimolo a pensare di far star bene quanti più altri è possibile.
Ed allora già non ci siamo: il fatto che all’interno della stessa famiglia, con reciproco aiuto, si vada alla ricerca di più posti di potere, fa fortemente dubitare che essa sia interamente “animata dallo stesso interesse generale per il bene comune”; inoltre il sostegno ad essa non nascerebbe dalla limpida aderenza elettorale alle idee di un suo nuovo membro candidato, ma è più facile pensare che deriverebbe da un centro di potere già stabilizzato. E sarebbe il primo, ma non più grave, aspetto per cui la scelta politica confrontata ed elaborata andrebbe a farsi benedire.
Il secondo sicuramente deriverebbe dal pensiero che un clan familiare nel quale più membri occupano posti di potere, e nel caso di fattispecie potrebbero essere addirittura tre con strettissimi legami di sangue, possa essermi di aiuto a vari livelli se io ne avessi bisogno per una qualunque prassi amministrativa o di sussidio. E sarebbe il trionfo dell’egoismo e della anti-democrazia; l’interesse personale elevato a scelta elettorale doppiamente dannoso per la comunità, perché potrebbe garantire a me qualcosa che potrebbe essere negata ad un altro di diverso orientamento politico. E sarebbe una maledizione per la democrazia e la giustizia. Sì, anche per la giustizia, quella capace di far arrestare immediatamente il giornalista ottantanovenne Emilio Fede, condannato per “favoreggiamento”, cosa ben diversa dallo “sfruttamento”, della prostituzione, sol perché aveva infranto, e senza nessuna volontà di fuga, ma solo di uno spaghetto alle vongole, gli arresti domiciliari, e di non farsi rispettare con la stessa severità dal bandito Graziano Mesina, già pluri-condannato, che se ne stava tranquillo a casa ad aspettare l’esito dell’ennesimo processo, per poi sparire immediatamente, almeno per la sesta volta, alla faccia di poliziotti, giudici e popolo italiano. E pure le recenti rivelate magagne giudiziarie circa la condanna di Berlusconi, altro non dimostrano di come anche la giustizia sia preda e strumento di coalizioni politiche.
Concludo, scendendo terra-terra, con un umile consiglio: non vi fidate mai troppo delle offerte di mercato, perché non sempre sono convenienti, e lo slogan “paghi uno e prendi tre” non è mai a vantaggio del consumatore, ma sempre e comunque della ditta fornitrice!!!!!