Caro direttore,
complimenti vivissimi per il tuo articolo sullo svolgimento delle campagne elettorali di vecchia data. Mi hai fatto rivivere sensazioni uniche, quelle del coinvolgimento emotivo che nasceva in ogni singolo individuo che si sentiva soprattutto motivato nelle scelte compiute o da compiere, e che si amplificava proprio dalla comunione con altri individui che con lui partecipavano ad una esternazione direi “fisica” delle proprie idee.
Sei partito da Rosati e Mancini che tenevano comizi in Piazza Umberto, negli anni ’60: ma io ricordo prima ancora, nella stessa piazza, Guido Cortese, Ministro dell’Industria, Giorgio Almirante, e persino Oronzo Reale, segretario del Partito Monarchico, a metà degli anni ’50. Avevo poco più di sei, sette anni, ma ero già infettato dalla malattia della politica che non mi ha lasciato più. Tant’è che sono ancora qui a studiare, a pensare, a propormi, ma soprattutto a comunicare, a trasmettere le mie idee che poi offro all’elettorato perché le valuti e, se del caso, le condivida.
E questo l’ho sempre fatto come nei vecchi comizi, guardando in faccia le persone, non per intimidirle o plagiarle, ma per stimolarle a pensare con la propria testa, e, in massima libertà, ad esprimere i loro convincimenti, che potessero essere affrancati dall’ossequio al potere, dal timore di subire persecuzioni, dalla speranza di un posto di lavoro regalato e non conquistato, e persino dalla paura di perdere qualche cliente del bar o della salumeria da loro gestita.
Che tristezza d’animo pensare che ancora queste, nel 2018, siano le motivazioni che spingono ad una scelta politica!
Ma è così!
Oggi, l’hai scritto, dominano Internet, Twitter, Facebook, ed altre cacchiate difficili anche a pronunciarsi in una lingua che non è la nostra, e men che mai di noi teanesi che al nascere della lingua italiana abbiamo dato contributo con i famosi “placiti”! Oggi ognuno si sente “cittadino del mondo” vivendo per anni chiuso tra quattro mura, sempre più spiritualmente povero, perché ogni giorno che passa perde quel contatto con l’Umanità, quella con la lettera maiuscola, che sola può essere di stimolo a migliorare la propria vita.
Non voglio tediarti più di tanto. Ma voglio cogliere l’occasione per invitare un amico sensibile anche a questi problemi a farsi promotore di un pubblico dibattito “vis à vis” tra noi tre candidati a Sindaco, davanti alla gente, a quella che, come tu giustamente sottolinei, prende le distanze dal palco a seconda della saldezza delle proprie scelte.
Io sono qui, pronto a discutere in prima persona, guardando negli occhi i miei colleghi e tutti quelli che vorranno partecipare.
Conto sulla tua intraprendenza di giornalista e di cittadino onesto.
Caro candidato Sindaco,
Ebbene si, dopo la pubblicazione del mio articolo cui hai preso spunto per avviare questa ennesima pubblica riflessione, posso confermarti che sono in molti a pensarla come te, il confronto aperto quasi fisico che si genera con il comizio solitario o in un pubblico dibattito viene ritenuto la formula che meglio risponde alle necessità dell’elettore soprattutto all’elettore libero che vuole assegnare un voto consapevole e responsabile.
Non ho assolutamente alcun problema a trasferire agli altri due candidati la tua proposta, anzi ti dirò che avrei già pronto anche il titolo: “Consulto medico pubblico al capezzale del malato Comune di Teano” (chiaro riferimento alla professione dei tre candidati sindaco). Trasferirò agli altri due candidati il tuo invito e se accolto, seguirà in tempi brevi, un incontro collegiale per definire le modalità, la sede ed i tempi del pubblico dibattito.
A presto