Enza Maccarelli
Quando all’età di 14 anni, assistendo alla testimonianza di una
Missionaria laica, a Teano, cominciarono a brillarmi gli occhi,
imparai a custodire i bei sogni nel silenzio.
Poi, nel 1975, iniziai a balbettare le prime frasi di quei sogni,
“Partire per le missioni nel Terzo Mondo”. Lo feci. Ricordo come fosse
adesso, fu alla presenza di tre persone, di cui una era Don Pasqualino
di Feola, Pietravairano, e le altre due, stretti familiari…
In questa circostanza, solo il caro Don, che saluto con affetto, non
mi diede della “pazza” (pur non risparmiandomi “i suggerimenti del
caso”).
In verità, solo oggi, comprendo sensibilmente il punto di vista degli
altri due…
Ci furono diverse tappe, tra incertezze, solitudini, incontri
illuminanti, giornate di sole, cadute, sbagli, rialzate, corse,
certezze, paure.
Poi fu la volta di “Laici Terzo Mondo” (dal 1976), un Organismo di
Volontariato e Sviluppo Internazionale, Napoli-Marechiaro, con Maria
Sostenuto, Luciana Tesconi, Trifone Labellarte e altri compagni di
strada che abbraccio con affetto. Una grande opportunità di crescita e
discernimento: corsi, convegni, colloqui, esperienze concrete, come il
Campo di Lavoro a Pietravairano (con la partecipazione di Don
Pasqualino di Feola, di Don Luigi de Rosa, allora grazioso fanciullo
(la nostra “mascotte”); ma anche a Presenzano, Teano, Vairano Patenora
e Vairano Scalo.
Esperienza forte anche quella, vissuta nel Centro Orientamento
Educativo, di Milano e Barzio (Como), dal 1988, con il caro Don
Francesco, le sorelle Airoldi, Rosella, Antonietta Assuntina e
tantissimi amici che mi hanno dato tanto, che porto nel cuore e saluto
con simpatia.
Eppure, in tutta questa breve storia (sarebbe lunghissima a
raccontarla interamente), mi son trovata sempre nella condizione di
dover dire “no”.
Ero giovane, insicura, legatissima ai genitori, che (per carità!) non
concepivano neanche l’idea di vedere una figlia lasciare i propri
cari, un lavoro, tante sicurezze e partire per la Missione, per chissà
quale paese sperduto…
Forse avevo paura di volare da sola… Mi sarebbe piaciuta, confesso,
qualche spinta… un incoraggiamento. Ma non capivo che nelle scelte
di vita “siamo soli”, come alla nascita e alla morte.
Fatto sta che per me, all’epoca, la volontà dei genitori era sacra.
Nel tempo, ho compreso che, se davvero vuoi “onorare il padre e la
madre” devi seguire le tue aspirazioni profonde, prendere la tua vita
in mano, avere il coraggio di spiccare il volo per diventare sempre
più te stesso.
…E finalmente il volo. Il primo, 1999: Cile.
Continuavo ad essere considerata una pazza, dai più. Ma meno male!!
E’ questo uno dei segni che sei sulla strada giusta.
Poi tutto è andato avanti da sé, senza forzature, senza spreco di
energie. Come scivolare sulle acque di un fiume…
Ho vissuto momenti meravigliosi, a volte quasi toccando la verità con
le mani, per vedermela scomparire subito dopo… lasciandomi di nuovo
nel dubbio, nella nebbia, nella mia umanità…
E poi altre cadute, rialzate, scivolate, risalite… Però mai
disperazione. Mai. Questo, il segreto della vita che passa, che
attraversa l’esistenza senza lasciarci attaccati alle “cose”.
Oggi, se dico grazie alla Vita, lo devo soprattutto ai miei genitori,
mie radici, che mi hanno insegnato l’essenza delle cose che contano,
l’onestà, la sincerità, la responsabilità nel lavoro e la tenerezza,
l’empatia…. Pero, devo dire, a onor del vero, che qualche “zampata a
sorpresa” è solo “merito” della mia indole un po’ felina e… un po’
umana, lo giuro!
Sento il bisogno di dire grazie anche ai miei fratelli, alle loro famiglie,
alle persone che ho incrociato sulla mia strada, agli amici. Tutte
persone che non mi hanno lasciata sola nella gioia o nella prova. Ma
sono riconoscente anche a quelli che mi hanno girato le spalle…
Un grazie un po’ speciale lo conservo per i fratelli e per i figli “del cuore”.
Tantissimi. Sono loro la conferma che, se oggi mi trovo dove mi trovo,
cioè nella Pace, nulla, ma proprio nulla è stato vano.
Un ultimo grazie, va a te, Julio, che mi stai guardando da lassù.
Avevi tredici anni quando ti seguivo per le strade argentine, senza
una meta, tu, troppo adulto nella mente e tanto bambino nel cuore…
L’ultima tua notizia, l’ho ricevuta la domenica delle Palme 2014:
pochi giorni prima, sei stato trovato, finito, pieno di lividi, in una
sanca, ammazzato di botte dai “nemici” di un’altra banda. Un mese dopo
ho incontrato la tua mamma, a casa tua. Ma non vado avanti, non trovo
le parole per continuare a scrivere.
Sì, da te che ci hai fatto penare (ma con affetto), ho ricevuto un
grande insegnamento, un messaggio chiaro e forte, che ci passavi tra
le righe, sempre:
NON SI PUO’ FINGERE DI AMARE.
Enza Maccarelli
Segnalato da Giulio De Monaco per interrompere la routine e respirare
un soffio di brezza di alta spiritualità.