Come trovare le parole? Dove trovarle le parole? Era quasi l’alba di oggi quando gli amici Angelo e Claudio mi hanno inviato un messaggio che mi annunciava la ferale notizia. Peggio di un fulmine a ciel sereno anche perché non ero assolutamente a conoscenza della sua malattia. Maledetta lontananza. Gaudenzio non era un amico e basta. Eravamo come fratelli. Lo eravamo tutti allora. Conoscevamo le nostre rispettive pene e le nostre gioie. Le condividevamo come condividevamo un panino, condividevamo le ore di quei giorni piovosi a giocare a carte a casa sua con Enzo, Cosimo, e gli altri, mentre la madre in un cantuccio continuava a cucire pieghe di pantaloni. Giocavamo a sette e mezzo mettendo nel piatto la “posta” di cinquanta o cento lire. Un gioco con i soldi che, qualora qualcuno perdeva una somma cospicua, puntualmente gli veniva restituita. O, quando, giocavamo a “padrone e sotto” nella bottega di Gino il sarto. Eravamo tutti figli e fratelli. Quasi un “piccolo mondo antico”. Erano gli anni ’80, erano gli anni dei “figli delle stelle” (A. Sorrenti). Erano gli anni delle prime Radio Libere e Gaudenzio fu tra i primi speaker di Radio Uno Teano. E qualche ragazzina, incontrandolo, gli chiedeva persino l’autografo! Non esistevano le tv private, non esistevano i social, ma esistevano le musicassette a nastro che si ascoltavano in macchina con il mangianastri a pile, mentre fuori pioveva e noi respiravamo fumo e vapore acqueo. Era veramente un bel ragazzo Gaudenzio. A dire il vero una generazione di bei ragazzi. Belli fuori e dentro. Quello che oggi è il cinico bullismo condito di becera anaffettività, allora si traduceva in goliardia, una goliardia che non permetteva a nessuno di offendere o far male a qualche amico. Allora si scattava la reazione di protezione e di affettività! E Gaudenzio era tra i primi a difendere gli amici. Erano gli anni dell’attivismo politico, quello vero, quello argomentato, quello documentato. E, quegli amici, magari su sponde diverse, comunque continuavano a dividersi il panino insieme alle proprie pene e le alle proprie gioie. E Gaudenzio sa quanto gli sono stato vicino in particolari momenti della sua vita….. E non poteva essere diversamente. Mi dispiace solo, di non aver potuto stargli vicino in questi ultimi mesi solo a causa della mia assoluta non conoscenza della sua malattia. Maledetta lontananza. Era veramente un bel ragazzo Gaudenzio. Bello dentro e fuori.
Pasquale Di Benedetto
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Palmieri Leopoldo
Con Gaudenzio ho condiviso 5 anni di studio presso l’istituto tecnico per geometri a Teano. Con lui ero vicino di banco. Terminati gli studi, non ci siamo più frequentati, causa anche il lavoro e la lontananza. Di lui conservo un bel ricordo . Mi dispiace molto. Alla sua famiglia la mia vicinanza.