I ricordi ti rincorrono, anche quando non vorresti. Anche quando li hai accantonati. Così come rincontri amici a distanza di anni, dei quali, però, non ha mai dimenticato le spiccate qualità morali ed umane. Così, come per i ricordi, capita di rincontrare Luigi Di Benedetto, appassionato in maniera viscerale della storia e dei fasti della Teano che fu. Entusiasta, con umiltà, modestia e sobrietà, ha saputo raccogliere ed esaltare nei suoi lavori quell’antica grandezza di Teano che, altri, sembra facciano a gara per umiliarla, svilirla ed offendere. Luigi Di Benedetto, pubblica, tra gli altri il volume “Il Duomo di Teano Distrutto nell’Ottobre del 1943”. Un volume che contribuisce ad infliggere un altro scossone ai nostri sentimenti della memoria. Infatti, qualche tempo dopo l’infausto bombardamento, chiamato a Teano per la sua maestrìa, giunse il maestro Pasquale Di Benedetto da Bacoli (con stesso cognome, quando si dice il destino), il quale, sua sponte, sgomento innanzi a tale spettacolo, senza alcun incarico, provvide a puntellare l’arco in tufo che sovrasta anche oggi l’altare e che era in precario equilibrio. Ecco, oggi, un altro Di Benedetto, Luigi, con il suo volume, ha puntellato un vuoto nella memoria di quanti ancora non conoscono la sorte che è toccata a quel magnifico Duomo. E cioè, Quod non fecerunt barbari, fecerunt Americani. Un lavoro, quello dell’autore, di grande ricerca storica, organica e completa. Ricco di immagini inedite, di vecchie fotografie e cartoline, anche degli interni, che danno il senso di quello che il Duomo fu, ovvero sembrava poter concorrere, in bellezza e ricchezza con la Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli. E non è un azzardo.
Troviamo, quindi, ben riepilogata la storiografia della Cattedrale di Teano, sorta nel IX secolo d.C. sulla tomba di San Paride. Composta di tre navate, ricostruita nel 1050 a seguito della distruzione ad opera dei normanni, guarda caso antenati e progenitori di quei popoli (Quod non fecerunt barbari, fecerunt Americani) che superarono se stessi nel 1943, fu adornata dal campanile nel 1688. Fa sfoggio di se il Cappellone di San Paride che ospitò fino al 1732 le spoglie del Santo quando, poi, furono traslate sotto l’altare. Altro gioiello artistico è l’Ambone per non parlare del Crocifisso ligneo, riprodotto secondo gli schemi giotteschi. Naturalmente questi sono solo alcuni elementi da noi malamente descritti e certamente non paragonabili a quanto contenuto nel Volume di L. Di Benedetto, peraltro curato in maniera magistrale anche nella riproposizione di antiche fotografie ed immagini ingiallite dal tempo. Una cura ed una ricchezza di immagini e descrizioni non da poco. Un vero e proprio scrigno della memoria che fa onore non solo all’autore, ma all’intera memoria dell’antica grandezza di Teano.
Pasquale Di Benedetto