I tempi cambiano, si sa. Un tempo quando eravamo ragazzi, il Carnevale si cominciava a preparare mesi e mesi prima. Un gruppo di persone, di ogni genere ed età, si adoperava affinché quella ricorrenza si potesse festeggiare con una sfilata per le vie della città, con i carri allegorici, con i giochi della domenica. Nei mesi precedenti tale festa, non era raro incontrare questo gruppo di persone che letteralmente spariva nei dedali dei vicoletti del centro storico. Chi si addentrava per quelle viuzze, aveva modo di sentire il vociare di quelle persone. Si percepiva la loro allegria. Ci piace sottolineare che anche a quell’epoca "non c’erano soldi" a disposizione, ma c’era un’arma in più che oggi manca: la voglia di fare!
A quel progetto, venivano coinvolti tutti. Commercianti, genitori, fratelli e sorelle. Le scuole di ogni ordine e grado. Alcuni studenti di allora, si ricorderanno i pomeriggi e le intere serate trascorsi a realizzare fiori di carta. Centinaia e centinaia di fiori, dalle mille tinte, per colorare di allegria quella festa. Quei fiori erano magistralmente realizzati dalle ragazze delle scuole medie. I maschietti, invece, avevano la possibilità di prendere parte alla costruzione di vere e proprie opere d’arte. Su tutte, ricordiamo il bruco ed il drago. Resteranno sempre impresse nei dolci ricordi della nostra gioventù. Si partiva con uno schizzo del lavoro da realizzare su dei semplici e banali fogli di carta. Tutti osservavano con attenzione la mano di quel "maestro", che faceva scorrere la matita sul foglio, come solo lui sapeva fare. Da quegli schizzi, si passava a realizzare la struttura in legno e filo di ferro, quindi, si ricopriva il tutto con carta di giornale intrisa nella colla. Che risate, preparare quei secchi di acqua e colla. Il colpo finale, era la colorazione a colpi di "pennellessa".
Il drago ed il bruco, erano costituiti da più pezzi, che magicamente si univano l’uno all’altro. Partecipare alla loro realizzazione e vedere gli sguardi meravigliati di chi li osservava al loro passaggio, era una delle nostre più grandi soddisfazioni. Che dire poi dei giochi della domenica, organizzati in perfetto stile "giochi senza frontiere?". Squadre di ragazzi che, in Piazza Umberto, si davano letteralmente battaglia per vincere il Trofeo di Carnevale. Dei giochi semplici, venuti fuori sempre dalla mente geniale di quel "mastro", coadiuvato da validi collaboratori, che davano anche l’anima affinché tutto andasse per il verso giusto. Poi c’era il palco, dove ognuno poteva salire e proporre qualcosa. Canti, scenette, balli. Tutto all’insegna del sano divertimento. Quella piazza si riempiva di colori, e si finiva tutti a ballare. Che tempi !
Qualche tempo fa, nell’Annunziata c’è stata una mostra fotografica per ricordare quei giorni. Prendiamo in prestito alcune delle righe furono scritte da uno di loro: "…… per raccontare questa storia non sarebbe bastata una vita …. non è la storia di un singolo e nemmeno quella di un gruppo …. è un segmento della storia di una città …. è la storia di intere generazioni …. è la storia di una comunità che non ha saputo nemmeno apprezzare e difendere la propria capacità di creare, di divertirsi, in modo sano, di stare insieme come collettività … è la storia di una comunità che ha sperperato e sperpera ancora oggi i propri talenti ….."
Con il trascorrere degli anni quel gruppo si è lentamente sciolto. Ciascuno ha preso la sua strada. Noi, ci sentiamo di dover dire a ciascuno di loro, semplicemente grazie. Il Carnevale, da allora, non si è più festeggiato in quel modo, anzi, inesorabilmente è morto.
Oggi, che dire ? Ad ognuno la sua maschera!
Luciano Passariello