Ci siamo lasciati con l’inquietante interrogativo su cosa la tecnica possa fare di noi ,piuttosto che noi della tecnica.
Abbiamo visto come non sia più uno strumento nelle mani dell’uomo ma il vero soggetto della storia e quanto questo reale che decide della nostra esistenza sia così poco vista. L’abbiamo determinata come la forma più alta di razionalità , mai raggiunta prima , ma l’uomo è solo questo? Che cos ‘è l’uomo da un punto di vista fattuale?(denudato di quella sacralità che non va più di moda, proprio come quella metafisica che l’ha posta in essere ) se non un centro di forze che organizza mezzi in vista di determinati scopi? È su questo scenario che la tecnica sembra inverarci , è il concetto di razionalità ad accomunarci ; ma noi non siamo anche dolore, passione , amore , sogno ? Lo scopo della tecnica è anche il nostro ? Se qualcosa che nasce come mezzo, diventa poi l ‘unico modo per raggiungere qualsiasi scopo , resta ancora mezzo? L’uomo da sempre è stato tecnico , si è sempre alleato alla potenza del suo tempo ; prima col mito , poi con il Dio dell’ episteme filosofica (massima potenza dell’uomo post filosofico) , gli diceva “ sia fatta la tua volontà, proprio come oggi lo dice alla tecnica ,alla nuova potenza del suo tempo , che guidata dalla scienza moderna sembra garantire certezza ed evidenza. La scienza gode di un prestigio enorme , è il cardine di questa società , è l ‘alfa e l’omega . Ma se l’uomo era considerato virtuoso quando si alleava con Dio non si capisce perché non dovrebbe esserlo ora ,assumendo lo stesso atteggiamento . Il metodo tecnico scientifico ha invaso tutti i campi della vita ,ha dei veri e propri fedeli , si crede nella scienza proprio come prima si credeva in Dio , caricandola di una responsabilità a cui non può assolvere . La tecnica che si serve della scienza per raggiungere i suoi punti più alti funziona , ma non promette orizzonti di salvezza ; la felicità che produce è senza verità . Sembra essere un ‘ipostasi del paradiso , ma è ipotetica, probabilistica , statistica . Quanto può renderci felici una beatitudine espressa in numeri percentuali? La scienza ha rinunciato alla verità nel suo statuto concettuale , si invera sui suoi errori , il suo metodo consiste nell’avanzare ipotesi che vanno poi sperimentate per ricavarne possibili leggi universali , valide fino a quelle successive . La nostra fede nella scienza è ben riposta? Facciamo bene a guardarla con paternalismo ? o andrebbe dissacrata? Paradossalmente è diventata la superstizione del nostro tempo ,un evento apotropaico contro le streghe moderne , che poi sono quelle di sempre : la paura della morte e del dolore. L’ occidente è questo ,i suoi pilastri sono la scienza e il cristianesimo ,che non è soltanto una religione ,ma è un inconscio collettivo, un’ antropologia culturale, anche gli atei e gli agnostici sono cristiani, tutto è cristiano in occidente ,perciò la scienza nasce qui e servirà alla nostra redenzione dal peccato originale ( ci aiuterà a partorire con meno dolore , ci servirà a lavorare con meno sudore……) .Se Dio ha creato il mondo è anche il primo tecnico della storia , su questo stesso scenario la tecnica si presenta come l’ultimo Dio . Con Cartesio nasce la scienza moderna , con essa l’uomo governerà il mondo ,nasce come l’ essenza dell’umanesimo. La verità filosofica viene sostituita dalla certezza scientifica .Di questo cambio di paradigma la grande responsabile è la filosofia, tutte le mode filosofiche non sono mai innocenti. E’ la filosofia a fare da battistrada al pensiero moderno . Comincia Nietzsche 200 anni fa, mandando Zarathustra al mercato ( non a caso ) ad annunciare la morte di Dio e con essa la fine di tutti i limiti della tradizione assiologica. E’ stata la filosofia a dire alla scienza che non ci sono più limiti di alcun genere ,dandole le gambe per correre; chi non sa di avere le gambe non corre. La scienza è l’unica ancora di salvezza dell’uomo moderno, se stiamo male corriamo dal medico , non andiamo in chiesa ad accende un cero ,ma la sua autoreferenzialità deve tenerci inquieti .E’ necessario ricordare alla scienza che non può dimenticarsi della sua coscienza, è nata pur sempre dalla filosofia, come in tutte le nascite c’è il trauma del parto, ma la mamma è sempre la mamma . La scienza non può essere solo fede nel dato, non può dimenticare il suo fondamento .Altrimenti rincorreremo una vita più lunga possibile facendo a meno di ciò che ci eleva al rango di umani , come la dignità, la solidarietà, la fratellanza .Se la scienza diventa la locomotiva della tecnica ,l’uomo stesso non sarà più un fine ma un mezzo come tutti gli altri. L’emancipazione degli usi e costumi che vediamo è sicuramento frutto di uno sviluppo ,ma dire sviluppo è dire progresso umano? Un ‘intera generazione di intellettuali ha consegnato questo mondo ai giovani per poi dire loro che è senza senso , proiettando il loro fallimento generazionale verso un fallimento tout court , elaborando la loro sconfitta togliendo significato alla vita dei giovani ,E’ un peccato gravissimo ,l’intellettuale è colui che produce capitale culturale per un sistema che lo riconosce come tale, non può poi additarlo come fa l’uomo della strada, è vero che tutti abbiamo colpe metafisiche ( quando muore suicida un giovane tutti sentiamo di avere fallito ) ma chi fa propaganda di ideologie ha un peso sociale enorme, si tratta di idee compatibili col sistema ,altrimenti quel capitale prodotto resterebbe invenduto. E’ dalla gabbia d’acciaio di Max Weber che ai giovani è stato negato il futuro ,diventa il dispositivo intrascendibile che produrrà solo disincanto . Chi sta dicendo ai giovani che è la tecnica ad umanizzarci, e non il sapere, chi gli va ripetendo che a contare sono le competenze e non l’educazione alla vita? Bisogna allenare i giovani a pensare e poi a fare , alla base della libertà c’è sempre una coscienza critica . Chi non vuole questo per i giovani è perché li vuole manipolabili . L’università deve sapere interpretare la realtà se vuole restituire un futuro ai giovani che non sia solo biologico. Spetta loro di diritto oltre che di fatto .
“questo secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità, mi spinge solo ad essere migliore, con più volontà (cit FRANCO BATTIATO).
Anna Ferraro
PS In risposta a Giuliana Vozza e Alessandra Petronzi
In risposta al bellissimo articolo di Giuliana Vozza, terrei a ricordare che siamo una società violenta ,il problema dell’uso smodato dei social ne è soltanto un aspetto e nemmeno dei più inquietanti. Il linguaggio è ciò che ci umanizza ,è una cifra dell’umano, ma se a contare è la ragione della forza e non la forza della ragione, non capiremo più cosa è lecito e ciò che non lo è. Se continuiamo a dire ai nostri figli che per farsi strada nella vita servono le competenze più di tutto, e che non serve a nulla conoscere l” Iliade, Dante, o Shakespeare ,allora si che l’umanità farà naufragio. Sarà solo l’utile a contare, non capiremo più il bello, il giusto, il buono ,il santo. Lamentarci della violenza dei leoni da tastiera a renderci ben conto ,è un’inutile piagnisteo, la radicalità impone di guardare sotto la prassi.
Con Alessandra Petronzi è stato raggiunto il primo obiettivo che questa officina si prefiggeva. Stimolare i giovani a tirar fuori il dissenso nei confronti di una società che non li riconosce. QUESTI sono i giovani ( altro che nichilisti) o certamente e per fortuna, sono anche questo. Capirsi resta sempre la cosa più difficile ,mai la parola riesce a dire la cosa come la cosa vuole essere detta. Il dialogo può essere solo un’approssimazione alla comprensione dell’altro, non è mai pienamente esaustivo. Io sono assolutamente dalla parte dei giovani, sempre e per sempre. Il politically correct è un enfant terrible; ogni parola è un nido di vipere, gli antichi greci ,ci hanno insegnato che l’unico modo per venirne fuori è l’uso della giusta misura, del logos ,inteso anche come calcolo sociale, come metro. Le stesse ideologia che sembrano essere figlie di un’etica sociale, spesso sono soltanto falsa coscienza ,falsa filosofia perché mancano di verità. La filosofia non si preoccupa che il pensiero debba appartenere ad una giusta identità politica, sociale, etnica, sessuale religiosa, come dice Alessandra . L’unico oggetto della filosofia è la verità: l’unica necessità della filosofia è che il pensiero sia vero. Greta Thumberg? Le sardine ? Anche lì se guardiamo sotto la prassi troviamo pseudorivoluzioni, governate dalla tecnica, dal sistema del capitale. Il dissenso di Mattia Santori, è stato prontamente sussunto dal potere politico che sa bene come gestire i giovani delle piazze, sa bene come trasformare l’ eversivo in uno standard. A conferma che il mezzo tecnico usato(la tv nel caso di Santori) vince sempre sullo scopo finale. Greta nella sua protesta si rivolge ad un mondo globale, figlio ricco della tecnica dunque, i capi di stato corrono a farsi fotografare con Greta, ricordandole che lei stessa usa quella tecnica che, in cambio di sviluppo per la salute del pianeta, condanna naturalmente. L’unica speranza siete sempre voi giovani, ma dovete sforzarvi di essere radicali e guardare oltre la prassi. Ci saranno tanti (Alessandra Petronzi) e questo ci fa ben sperare, anzi ci fa essere certi che i giovani ci possono salvare.
Anna Ferraro