Degli Ozi di Capua: “Di là Annibale rivolse la marcia verso Capua, che si sbrigliava nelle mollezze per la lunga prosperità e per la benevolenza della fortuna, ma soprattutto, nella corruzione generale, per gli eccessi della plebe, che faceva uso di una libertà senza freni…” Tito Livio, AUC, XXIII, 2,1 – 3,13. “…. Perciò coloro su cui la forza del male non aveva riportato vittoria alcuna, furono rovinati dai troppi beni e dai piaceri eccessivi, e tanto maggiormente quanto più avidamente, per non esservi abituati, si erano immersi in essi. Il sonno, infatti, e il vino e i banchetti e le prostitute e i bagni e il non far nulla, più dolce di giorno in giorno man mano che vi si abituavano, in tal modo infiacchirono i corpi e gli animi, che in séguito valevano a difenderli più le vittorie passate che le forze presenti…” TITO LIVIO, AUC, XXIII,18,11 -16. Quest’ultimo passaggio in particolare, a noi personalmente, ricorda un po’, con una certa compassionevole tenerezza, quando i nostri Concittadini, malinconicamente ed in maniera autoconsolatoria, si rifugiano nel glorioso passato della Città di Teano. Magra consolazione. Una Città, diremo, pateticamente imborghesita, cioè rifacendosi all’etimologia ed alle varie versioni dei più autorevoli vocabolari, che ha acquisito mentalità, comportamenti e abitudini borghesi, che ha perso l’originaria combattività accettando compromessi, soluzioni più comode. Diventare borghese, acquistare modi, mentalità e consuetudini di vita borghese (per lo più nel significato deteriore e polemico di questa parola), spesso descrive colui/coloro che ha/hanno perso la sua/loro grinta e si è, si sono, molto imborghesito/i. Così assistiamo, impotenti e rassegnati, ad un inarrestabile declino di Teano. Si badi bene che l’imborghesimento di una comunità non attiene solo ai suoi cittadini, bensì e soprattutto anche dei partititi politici, dei movimenti, delle dottrine, del comune agire. Con le dovute eccezioni. “….valevano a difenderli più le vittorie passate che le forze presenti…”. L’eredità di un nobile passato di Teano, insomma, viene considerato come un serbatoio inesauribile, un Pozzo di San Patrizio di gloria, di progresso, di evoluzione. Una Chimera nella più stretta accezione di un’idea priva di fondamento, una fantasia strana, un sogno vano o un castello in aria. “Nave sanza nocchiere in gran tempesta”, ci appare da lontano la Città di Teano, insomma. Una “nave” senza nocchiero e, per giunta, “governata” da una ciurma sparpagliata, disordinata, senza un criterio, senza bussola, senza una visione d’insieme, con pochissime idee e, peraltro, molto confuse. E, tornando, agli Ozi di Capua, la ciurma sembra preoccupata esclusivamente del “salario”, ovvero quel compenso che veniva dato, oltre alle monete, anche di sale, ai soldati romani. Senonchè, oggi, loro (la ciurma) intascano le monete, mentre ai Teanesi, rimane solo il sale. Ovvero un “salario” fatto di disservizi, di mancanza di progetti, programmi, sviluppo, una visione ed una cultura di Città degna di tale appellativo. E, così tornando ai fasti antichi, già Platone si preoccupava affermando che: “Finché si tratta di calzolai che siano incapaci o che sian corrotti, o che si vantino di essere abili pur non essendolo, non ne verrebbe una gran perdita per lo Stato. Ma vedi bene che se fossero i Custodi delle leggi e dello Stato a fingere di essere custodi, mentre non lo sono, sarebbe la Città intera a correre il rischio di una completa distruzione, proprio perché la sua felicità e la sua buona amministrazione sono nelle loro mani.” Platone, La Repubblica, IV, 421°. E a chi si riferiva Platone quando citava “i Custodi delle leggi e dello Stato”? Forse a quella “nave” senza nocchiero e, per giunta, “governata” da una ciurma sparpagliata, disordinata, senza un criterio, senza bussola, senza una visione d’insieme, con pochissime idee e, peraltro, molto confuse? E quali doti deve possedere un “nocchiero” degno per governare una nave affinchè non si naufraghi o si vada a spiaggiare? Forse padronanza delle tecniche di navigazione, pianificazione delle rotte e adattamento alle condizioni meteo-marine? Forse comprensione dei sistemi meccanici, elettrici e idraulici per la gestione e la risoluzione di problemi tecnici? Forse capacità di anticipare i pericoli, prevenire gli incidenti e garantire la sicurezza della nave, dell’equipaggio e del carico? Forse intraprendenza e coraggio, essenziali in un lavoro avventuroso come quello marittimo? E quali scuole deve frequentare per apprendere tutto ciò? E quali esperienze deve aver maturato per garantire tutto ciò? E chi sono i selezionatori per la verifica di tali competenze? Sarebbero o dovrebbero essere, forse, i “Cittadini selezionatori” (con il loro voto)? “Una società civile che perde la rotta” è una società in cui prevalgono disinteresse, disaffezione, mancanza di scopi comuni e di valori condivisi, portando a una regressione morale e civile, alla frammentazione sociale e all’indebolimento della coesione comunitaria. Altrimenti “valevano a difenderli più le vittorie passate che le forze presenti” e che a noi personalmente, ricorda un po’, con una certa compassionevole tenerezza, quando i nostri Concittadini, malinconicamente ed in maniera autoconsolatoria, si rifugiano nel glorioso passato della Città di Teano. Una Chimera nella più stretta accezione di un’idea priva di fondamento, una fantasia strana, un sogno vano o un castello in aria. Quel diventare borghese, acquistare modi, mentalità e consuetudini di vita borghese (per lo più nel significato deteriore e polemico di questa parola), e che spesso descrive colui/coloro che ha/hanno perso la sua/loro grinta e si è, si sono, molto imborghesito/i.
Pasquale Di Benedetto