E non mi riferisco all’omonimo film di Benigni, pur sempre un capolavoro vincitore di premio Oscar, ma ad infinite piccole emozioni e considerazioni che potrebbero nascere tutti i giorni attorno a noi, se solo prestassimo loro attenzione, e renderla ancora più bella.
Mi viene in mente un episodio della vita di San Kevin di Glendaloungh, un frate cattolico nato e vissuto in Irlanda, patrono di Dublino, dal 498 al 618 dopo Cristo: ben 110 anni.
Si narra di una leggenda, ma sono convinto che non sia tale, che mentre pregava nel bosco dove si era recato per meditare, inginocchiato con le braccia tese e le mani spalancate al cielo, sopra di loro si posò una merla e vi depositò quattro uova; poi volò via e dopo un ampio giro per il cielo ritornò a covarle.
Il frate santo non si preoccupò minimamente di scacciarla, ma rimase immobile a sorreggerla giorno e notte per tutto il tempo della Quaresima: le uova schiusero il successivo giorno di Pasqua!
Immaginate la sofferenza di restare in quella posizione per quaranta giorni, senza muoversi e nutrirsi: se leggenda non è, ci sarà stata comunque una grande spiritualità a donargli la forza.
Se invece fosse leggenda, a che scopo crearla? Per significare cosa? Quale messaggio?
Gli esegeti ne hanno dato diverse interpretazioni:
- La consapevolezza del monaco Kelvin di star facendo qualcosa di utile per quegli animaletti. Questa teoria si sposerebbe bene con lo spirito animalistico sempre vivo in quei popoli nordici, ma non trova riscontro in altre situazioni descritte dagli agiografi del medioevo i quali, invece, miravano ad esaltare la pazienza, la compassione, la mortificazione della carne, cose considerate più importanti per un frate.
- Il trionfo di un aspetto ascetico, di una persona così immersa nella preghiera da non avvertire ciò che le accadeva intorno.
- Una grande affezione verso la natura, oggetto di particolare attenzione da parte dei religiosi di quell’epoca. In fondo anche il nostro Francesco, anch’egli uomo medioevale, nutriva grande sensibilità per questo aspetto naturalistico, opera del creato: “Laudato si, mi Signore”.
A questa vicenda della vita di Kevin, vera o leggendaria che sia, ha dedicato una bella poesia uno scrittore contemporaneo, Seamus Heaney, Premio Nobel per la letteratura nel 1995.
Credo che nessun agiografo abbia invece colto un significato recondito ma basilare in quell’avvenimento o nella sua invenzione: la presenza della vita che nasceva in quelle quattro piccole uova.
Illuminante, al riguardo, la citazione dell’inglese Poul Davies, un astrofisico di fama internazionale: “nell’universo sono emersi molti fenomeni affascinanti: mostruosi buchi neri del peso di un miliardo di Soli che mangiano le stelle e vomitano getti di gas; stelle di neutroni che ruotano su se stesse milioni di volte al secondo, la cui materia è compressa a un miliardo di tonnellate al centimetro cubo; particelle subatomiche così inafferrabili che potrebbero penetrare anni luce di piombo solido; onde gravitazionali il cui flebile passaggio non lascia alcuna impronta percettibile. Eppure, per quanto stupefacente possa sembrare tutto ciò, il fenomeno della vita è più straordinario di tutti gli altri messi assieme”.
LA VITA, questa cosa meravigliosa che ancora non sappiamo se presente in altri mondi oltre il nostro, ma così importante da permearlo tutto, in tutte le sue espressioni, dall’essere umano agli animali, alle piante.
La VITA che si rinnova ogni volta, in altri soggetti o negli stessi, e che nessun filosofo è mai riuscito a spiegare in cosa realmente consista: nasce da due microscopiche cellule che si incontrano, si fondono e cominciano a moltiplicarsi a dismisura fino a creare un piccolo uomo, o un grande elefante o un gigantesco baobab!
La VITA che non ha mai terminato di esistere e mai lo farà se continuerà ad incontrare un Santo frate che, per non ostacolarla, resta con le mani tese al cielo per quaranta giorni per non disturbare la nascita di quattro piccoli uccellini.
Ma potrebbe farlo se continuasse ad aumentare la stoltezza umana che la distrugge con il suo modo di viverla con invadenza, generando guerre, vendette, omicidi i più abietti, specie di bambini.
In nome di essa, e solo di essa, se un giorno ci si posasse tra le mani una merla per covare le sue uova, teniamole ferme ed aperte, per consentire alla Vita di continuare la sua esistenza.
Claudio Gliottone
LA VITA È BELLA.
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