L’ipocrisia (dal greco ὑποκρίνομαι «fingere») è l’atteggiamento con cui si finge di avere sentimenti, opinioni, virtù o valori morali che in realtà non si hanno, di solito per trarre in inganno qualcuno sulle proprie reali intenzioni e trarne dei benefici personali. Spesso, ma molto spesso, l’ipocrisia è un esercizio pubblico tanto in voga tra certi politici. Abbiamo seguito con trepidazione quanto stava accadendo e sta accadendo nelle ridenti campagne di Teano; abbiamo letto le cronache di validi Colleghi sul campo; abbiamo ospitato interventi di autorevoli Accademici. Abbiamo osservato ed abbiamo atteso. Ora, a di là di politici ipocriti, al di là di (A)mministratori indolenti, al di là di tecnici e pseudo-tecnici, a noi interessa la vittima sacrificale, il Cittadino. Quel Cittadino che all’inizio della filiera, ad esempio paga fior fior di quattrini per la raccolta e “gestione” dei rifiuti. Cominciando dalla TARI. La TARI, acronimo di Tassa sui Rifiuti, è l’imposta destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Dal 2014 è andata a sostituire le precedenti tasse che venivano pagate al Comune dai cittadini, dalle aziende e dagli enti come pagamento per il servizio sia di raccolta che di smaltimento dei rifiuti. Parliamo delle tasse che sono individuate con gli acronimi di TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi), TIA (Tariffa di igiene ambientale) e TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). Bla, bla, bla. Il principio fondamentale per l’applicazione della TARI, secondo l’art. 1 c. 652 L. n. 147/2013 è quello in base al quale “chi inquina paga”. Chi inquina paga….. Quindi, prima di pagare si deve differenziare. Con la differenziazione, il fine ultimo è dunque la separazione dei rifiuti in modo tale da reindirizzare ciascun tipo di rifiuto differenziato verso il rispettivo trattamento di smaltimento o recupero. Esso va dallo stoccaggio nell’isola ecologica, all’incenerimento/termovalorizzazione per il residuo indifferenziato, al compostaggio per l’organico e al riciclo per il differenziato propriamente detto (carta, vetro, alluminio, acciaio, plastica, etc.). E chi di noi, per ben 365 giorni all’anno non è sottoposto ad un vero e proprio stress psicologico e fisico per selezionare minuziosamente i propri prodotti casalinghi da smaltire? E dove vanno a finire i resti del nostro pollo, della nostra minestra, i nostri vecchi quaderni, i nostri vecchi bicchieri di vetro o di plastica? Direte voi, negli Inceneritori! L’inceneritore, infatti, è un impianto industriale utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura, detto “incenerimento”, da cui si ottiene un effluente gassoso contenente i prodotti della combustione (che in generale possono includere anche sostanze più o meno tossiche, come diossine, furani, particolato, cenere e polvere). Lo scopo dell’incenerimento è la riduzione del volume e della pericolosità dei rifiuti trattati. Milano è un esempio significativo perché in Italia gli inceneritori sono concentrati nel Nord del Paese, che brucia il 71,5% dei rifiuti inceneriti a livello nazionale, contro il 9,7% al Centro e il 18,8% al Sud. Al Sud, peraltro, “il solo impianto di Acerra (NA) tratta il 68,6% del totale dei rifiuti inceneriti” nell’area geografica. Acerra, che nel 2021 ha bruciato 732.196 tonnellate di rifiuti, secondo impianto in Italia per volumi trattati dopo Brescia, è di proprietà di A2A, utility fortemente radicata al Nord, dove possiede oltre all’impianto di Milano -quarto in questa speciale classifica- anche Brescia, che con 734.295 tonnellate è appunto il primo in classifica. “Costruiamo gli impianti di compostaggio e miglioriamo la differenziata: solo così garantiamo un futuro sostenibile alla Campania“. È questa la proposta lanciata da Vincenzo Peretti, professore universitario e candidato al Consiglio Regionale della Campania con Alleanza Verdi e Sinistra, che affronta la questione rifiuti in vista del rientro dalle vacanze e dell’aumento della produzione di scarti urbani. Peretti ricorda l’impegno assunto nel 2015 al fianco del presidente De Luca contro la costruzione di nuovi inceneritori, promuovendo invece un sistema fondato su differenziata, compostaggio e riciclo. Dopo dieci anni di distanza resta da fare ancora molto. Il disastro di Teano è un evento che, secondo Peretti, testimonia l’urgenza di un sistema impiantistico trasparente, regolamentato e costantemente monitorato dagli uffici regionali: “Quando un centro per il riciclo va a fuoco, non si verifica solo un grosso danno ambientale e di salute, ma tutto il ciclo si inceppa: i rifiuti finiscono per essere interrati, inceneriti o trasportati in impianti lontani. Questo alimenta un business milionario che grava sulle casse pubbliche e indebolisce la logica del riciclo di prossimità.“. A Peretti fa eco, naturalmente il Suo collega On.le Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Per intenderci, quell’On.le che è venuto a Teano a fare sfoggio della Sua ipocrisia politica; quell’On.le, per intenderci che politicamente va ideologicamente a braccetto con lo schieramento politico del (S)indaco di Teano e che (G)overna da oltre dieci anni la Regione Campania!!! O no? L’ipocrisia (dal greco ὑποκρίνομαι «fingere») è l’atteggiamento con cui si finge di avere sentimenti, opinioni, virtù o valori morali che in realtà non si hanno, di solito per trarre in inganno qualcuno sulle proprie reali intenzioni e trarne dei benefici personali. Sì a rinnovabili (?), no a termovalorizzatori, no a inceneritori, no a nucleare e trivelle. No, no, no. E, nel frattempo, il Cittadino per ben 365 giorni all’anno, è sottoposto ad un vero e proprio stress psicologico e fisico per selezionare minuziosamente i propri prodotti casalinghi da smaltire. E, nel frattempo, il Cittadino si mette supinamente in fila per pagare le esose bollette Tari. “Chi inquina paga”. E, nel frattempo, il Cittadino si mette supinamente a subire roghi tossici per sé ed i suoi figli e nipoti. “Chi inquina paga”. E nel caso specifico del disastro di Teano, chi ha inquinato? E chi paga? Pagheranno forse quelli del Sì a rinnovabili (?), no a termovalorizzatori, no a inceneritori, no a nucleare e trivelle. No, no, no? Pagheranno forse quegli ideologhi e accoliti politici vicini al (S)indaco di Teano? Quando la monnezza “puzza” dalla testa…. Ovvero, quando l’ipocrisia dei politici votati porta all’autocastrazione del popolo attraverso le sue scelte ed il suo voto…. Meditate Gente, meditate……
Pasquale Di Benedetto