Ad ormai un anno dalle elezioni comunali ferve, negli incontri e nei capannelli baristici, il dibattito sulla scelta dei futuri amministratori.
Come è consuetudine sono numerosi coloro che si propongono come sindaco. Ci sono i soliti, quelli che storicamente ad ogni occasione si offrono per la carica, i cui nomi ormai conosciamo, ma la novità sono alcune persone, una volta tanto, fuori dal coro. Intendiamoci, penso che questa sia una cosa positiva: la presenza di concittadini che ritengono di interessarsi alla soluzione delle difficoltà comuni è un fatto da incoraggiare a prescindere.
Quello però che mi colpisce in tutti è il fatto che le idee, le soluzioni che si devono pur prospettare per i nostri problemi, scarseggiano. Ognuno propone sé come garanzia, diceva una vecchia pubblicità "basta la parola". Ecco, qui basta il nome.
Oddio, non è che manchino i programmi generici che poi sono comuni a tutti. Non è che si trovi chi non dica "Bisogna approvare il Puc" oppure "Si deve trovare una soluzione al traffico" o anche "La città è sporca, si deve ripulire", "Le frazioni sono abbandonate" ecc. Sono affermazioni che lasciano il tempo che trovano. C’è anche chi pensa di conoscere cosa ritiene importante l’occasionale interlocutore: "Bisogna sistemare i marciapiedi e le strade" o anche "E’ importante dare vita al parco archeologico". Belle cose, mi chiedo chi è che non desideri tutto questo. Anni fa c’era, e c’è ancora, un amico sotto questo aspetto, formidabile: avrebbe potuto dire con voce ispirata "Si deve trovare il modo di portare il mare a Teano".
Già, ma come? Come si fa ad uscire dalla situazione urbanistica nella quale ci siamo infilati? Un nuovo Puc? L’adeguamento di quello che c’è? E con quali tempi e con quali soldi? Quali sono le scelte di sviluppo più opportune al di là delle feste che ci allietano tutto l’anno? Mica possono ridursi solo a quelle occasioni di commemorazione, per un meridionale tragiche, legate al nome di Garibaldi, che si risolvono, fortunatamente quasi sempre sotto la pioggia, in una parata di personaggi che si pavoneggiano su un palco!
E il lavoro? E i giovani? Come si pensa di dare vita ad una politica sociale o tutto resta slogan e risibile passatempo burocratico sulla pelle dei più deboli? Naturalmente queste sono una piccolissima parte di domande che ci si pone. E purtroppo molte risposte latitano, si fanno incerte.
Io credo che nella situazione tragica in cui siamo oggi non ci possiamo permettere di scegliere solo un nome, una persona, per quanto simpatica ed accattivante sia, anche se la storia di ciascuno comunque è importante. Questo è il momento nel quale bisogna valutare bene la prospettiva, si devono giudicare le soluzioni più che i postulati, occorre avere il coraggio di scelte anche non conservative.
E allora vorrei rivolgere un incoraggiamento ai tanti o pochi che vogliono lanciarsi nella gara: dateci elementi di giudizio, fateci conoscere il vostro punto di vista operativo, diteci quali sono i problemi che intendete affrontare e come risolverli, in maniera che questa volta la scelta venga fatta con cognizione di causa e non sia la sorte ad indirizzare il nostro futuro. E’ il meno che ci meritiamo.
Gino Gelsomino