Carissimo Direttore, l’occasione del tuo ultimo dal titolo “Gelato al cioccolato e figure di…” è spunto per alcune mie brevi e preoccupate osservazioni. Ho la sensazione, visto la deriva e l’approssimazione con cui viene condotta attualmente la vicenda sulla potabilità dell’acqua nostrana, che sul punto ancora vi siano poche idee e soprattutto confuse. In soldoni: cosa si può fare veramente con l’acqua comunale? A quale uso (sicuro) può essere destinata? Quale possono essere le modalità di impiego? L’acqua può essere utilizzata, insomma, per l’igiene personale e con finalità sanitarie? Possiamo fare tranquillamente una doccia o no? Può essere usata per detergere le “zone delicate” di anziani e bambini? L’assenza di informazioni al riguardo sta generando notevoli problemi soprattutto perché i cittadini sono stati costretti, alla pubblicazione di una ordinanza evidentemente monca, a cercare i persino il tipo di batterio presente. Come troppo spesso accade, infatti, riecheggia nella memoria un adagio del nostro compianto amico e Direttore di questa Testata Antonio Guttoriello: “quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito!”. Ebbene, in questo giochino tra bambini sul chi ce l’ha più lungo, dove si vuole ricondurre tutto ad una disfida “politica” non si è ancora ben compresa la gravità del problema e che i rimedi assicurati dalla casa comunale sembrerebbero essere destinati unicamente ad evitare, magari a nascondere, responsabilità e negligenze. Sì, perché proprio di negligenze e responsabilità stiamo parlando. Ebbene, in questo ginepraio oltremodo confuso di opinioni addirittura c’è chi getta acqua sul fuoco, chi invoca alla cooperazione innanzi ad un problema che può essere solo subito dai cittadini. Tra le molte considerazioni che ho avuto modo di sentire, sembrerebbe che nessuno, si sia reso conto che la questione oggi dibattuta è fonte di una responsabilità che potrebbe essere addirittura oggettiva e questo solo perché il Comune, ad esempio, non ha provveduto, stante a quanto si sente in giro e visto l’assenza di pubblicazioni all’albo pretorio, ad eseguire quelle normali operazioni, diciamo di routine, a cui sarebbe naturalmente tenuto: campionatura e analisi acqua. Qualcuno, infatti, prima di rendersi autore di qualsiasi soliloquio, è capace di dirci da quanto tempo il Comune di Teano non compie analisi sull’acqua somministrata alla cittadinanza? Probabilmente, nessuno si è reso conto che il Comune è tenuto (lasciamo per un attimo le norme da parte), a garantire la bontà del prodotto – l’acqua appunto – al pari di un qualsiasi commerciante, dal momento, cosi semplicisticamente possiamo dire, la “vende” a tutti noi. Ora, per essere pragmatici, come ci comporteremmo se il nostro macellaio di fiducia ci vendesse un prodotto non buono e ci sentissimo magari male? Credo che la risposta risieda nella domanda stessa. Altra considerazione della quale mi voglio fare portatore è la seguente: il Comune ha assicurato di avere eseguito su consiglio dell’Asl una clorazione aggiuntiva sulla rete idrica. Va bene, doveroso!
Ma qualcuno, perdoni la mia pignoleria, mi può rispondere su come sia possibile effettuare la sanificazione di condotte, serbatoi e il resto con la presenza di acqua? Magari, da profano della materia, sarebbe stato opportuno, prima svuotare condotte e serbatoi, sanificarli e poi re immettere l’acqua, con la opportuna dose di cloro nel sistema. Proporre l’operazione testé compiuta, chiedo agli esperti, è servito? Una ultima considerazione mi sia consentita sull’incerottamento estemporaneo compiuto, a quanto mi viene detto, a metà giornata del sabato, delle fontanelle comunali. Studi “satirici”, infatti, sostengono che coibentare con scotch trasparente e carta stagnola le bocche di fuoco delle fontane contribuisca ad abbattere la carica batterica e funzioni anche come deterrente per curiosi e esperti infettivologi. Un rimedio insomma solo divertente, ma inefficace e spartano, dal momento che sarebbe bastato, anziché affidarsi ad ingegnosi rimedi della nonna, chiudere la chiave d’arresto, presente all’interno delle fontane, oppure, più semplicemente, svitare la levetta dal rubinetto. Ma poi, effettivamente tutte le condotte sono inquinate o si sta procurando inutilmente allarme per tutto? E con le
scuole, soprattutto quelle frequentate dai più piccoli, come si è deciso di operare? Nell’attesa che succeda il miracolo e l’acqua si trasformi in un liquido dalla consistenza e dalle proprietà organolettiche diverse, siamo alle solite…manca ciò che vi dovrebbe essere: l’informazione, da un canto, e la consapevolezza dall’altro.
In fondo di cosa ci lamentiamo è solo acqua e Nesquik!
Oggi è lunedì, del domani avremmo certezza?
Carlo Cosma Barra