Non vi spaventate: non parleremo della sintesi come terza figura della triade hegeliana, conclusiva dopo la tesi propositiva e l’antitesi analitica, ma, molto più terra terra, della sintesi come capacità (rara) di usare poche parole per esprimere e rendere comprensibile all’istante un qualsiasi pensiero.
Ne parleremo, sta scritto nei vocabolari, come dell’“l’atto di unire, combinare e riassumere informazioni per creare un tutto unitario e più conciso”. Badate bene “l’atto” include una forma variegata di azioni nelle quali si può essere sintetici: un discorso, un atteggiamento, una espressione del viso, un consiglio, uno scritto e via dicendo. L’essere sintetici richiede una specifica capacità: bisogna conoscere bene l’argomento, bisogna conoscere bene la lingua italiana, possedere chiarezza nella scelta dei vocaboli e proprietà di linguaggio. E la lucidità per saper centrare il bersaglio usando una sola freccia!
Il top della sintesi, tanto premesso, non poteva essere raggiunto che dal grande Alesando Manzoni con il famoso incipit del “ Il Cinque maggio”: -Ei fu-. Non occorre aggiunger altro.
Ciò premesso non potrò essere tanto sintetico io, perché non potrei farlo senza illustrare l’avvenimento che rappresenta la sintesi alla quale vorrei accennare.
Il mitico Francesco De Gregori, nel 1995 (trent’anni fa) nell’album musicale “Le origini” pubblicava la canzone dedicata alla triste avventura del Titanic, il transatlantico, definito inaffondabile, che naufragò al suo primo viaggio Inghilterra-America a causa dell’urto con un iceberg vagante, provocando la morte di tantissimi viaggiatori. Un chiaro peccato di presunzione, quello della attribuita inaffondabilità, che ricorda subito la “invincibilità” attribuita alla “Invincibile armata”, la flotta navale di Filippo ll di Spagna, che invece fu distrutta al suo primo scontro con la flotta inglese.
Con grande maestria e piacevole musicalità De Gregori ci fa comprendere l’entusiasmo che avvinceva i passeggeri e la bellezza di quel “viaggio in alto mare”, non tralasciando di sottolineare il carattere degli occupanti le tre classi: “c’è la ragazza di prima classe che ha quindici anni ed a Parigi ha comprato un cappello” e il cui padre chiede al Comandante di invitarli per la cena al suo tavolo; e c’è la ragazza di terza classe, di quelle che “a noi cafoni ci han sempre chiamato, ma qui ci trattano da signori…” e che “per non morire si va in America”.
La ragazza di prima classe viene invitata al tavolo del Comandante e “quando la sera lo vide ballare lo trovò subito molto bello. Forse per via di quegli occhi di ghiaccio così difficili da evitare pensò: magari con un po’ di coraggio prima dell’arrivo mi farò baciare”.
E fin qui tutto bene: rispettata alla grande la sinteticità dal De Gregori.
Ma circa venti anni dopo, nel rielaborare la canzone, l’autore ne cambia solo una parola e laddove la ragazza di prima classe diceva “prima dell’arrivo mi farò baciare” ora dice “prima dell’arrivo mi farò toccare”.
Ecco allora la sintesi che vi propongo: il cambio (del tutto gratuito) delle due parole indica il cambiamento del “femminismo” da pur giustamente “trionfante” a pericolosamente “invadente”. Lascio a voi la scelta dei motivi di questo “pericolosamente” invadente che riguardano uomini e donne, con risultati a volte terrificanti: stupri, sequestri, omicidi, ferimenti, violenze. Siano libere in tutto le donne, ma sappiano che, dall’altra parte, può esserci sempre un maschio delinquente.
Dell’argomento, a non volerlo fare sinteticamente, si potrebbe parlare per giornate intere; ma per la comprensione di ciò cui alludo confido molto non nella mia capacità di sintesi (sarei presuntuoso come i costruttori del Titanic), ma nella vostra sicura capacità di comprensione.
Claudio Gliottone

IL PIACERE DELLA SINTESI.
TARI, A TEANO BOLLETTE DA CAPOGIRO: CITTADINI INFURIATI TRA PROTESTE E AMAREZZE 
