In un mondo già indubbiamente destabilizzato dalla pandemia; già disorientato da una crescente instabilità sociale (vedi sicurezza nelle città); già scosso ed attonito per i conflitti in atto per il mondo; già sotto l’angosciante ed evidente minaccia di un islamismo sempre più crescente (vedi la difficile convivenza con usi, costumi e tradizioni nelle scuole pluri etniche); vedi l’inarrestabile scoramento dei giovani costretti ad emigrare a causa di un cronico ed atavico provincialismo socio-economico; già disarmati rispetto ad un astruso modo di governare le amministrazioni locali ad opera di soggetti fuori dal tempo e dallo spazio, e potremmo continuare all’infinito, insomma, ora gran parte di questi cittadini ricevono un ulteriore colpo di grazia al proprio equilibrio psicologico con le imminenti elezioni regionali in Campania. Pare che saranno pressochè 20 le liste elettorali che scenderanno in campo per una media di oltre 10 candidati per ognuna di esse. Saremo a circa 250 candidati! Poco male visto che in passato si sono superati ben oltre tali numeri. Liste che al loro interno contengono indagati, parvenus, gigolò, maitresse e saltimbanchi. Saltimbanchi, appunto, coloro che cercano di soddisfare la propria vanità o le proprie ambizioni col ricorso a un esibizionismo parolaio e piazzaiolo. In poche parole, per dirla alla Fausto Pellecchia (Agosto 2022), i politici “Sono diventati piuttosto dei brand effimeri, concepiti da un leader che si atteggia da manager aziendale, e che ne gestisce tempi, modalità, alleanze e/o incompatibilità, secondo i criteri del marketing per trarne il massimo profitto nella gestione del fluttuante mercato delle opinioni…..Il curriculum di questi dirigenti, ex-funzionari di “partito”, mostra con evidenza un tratto di ininterrotta simbiosi tra attività politica e attività professionale. Si tratta di persone che hanno integralmente riconvertito, fin dalla prima giovinezza, la militanza politico-burocratica in un mestiere a tempo indeterminato”. E, ancora, rifacendoci a Max Weber (1919) il quale nel delineare l’origine della degenerazione politica con l’emergere di due specie di peccati mortali, affermava che: “La mancanza di una “causa” giustificatrice (Unsachlichkeit) in quanto mancanza di responsabilità. La vanità, ossia il bisogno di porre in primo piano con la massima evidenza la propria persona, induce l’uomo politico nella fortissima tentazione di commettere uno di quei peccati o anche tutti e due”. Per riassumere, il politico e/o l’amministratore locale intesi come percettori di un più attuale “reddito di cittadinanza”. Se così non fosse, bisognerebbe spiegare agli elettori ciò che in maniera ignobile sta avvenendo in questi giorni. Improbabili salti della quaglia, incomprensibili cambi di casacca, esercizi dei voltagabbana e utilizzo sfacciato della banderuola, tradimenti dell’originario pensiero politico. Si badi, bene, e non è cosa di poco conto, che costoro, i traditori dell’originario pensiero politico, hanno mentito ben due volte! La prima, quando inizialmente hanno giurato e spergiurato sulla propria convinzione politica e sulla propria inossidabile coerenza (sapendo di affermare il falso), la seconda, quando, smentendo smaccatamente quanto giurato e spergiurato, hanno abbracciato il vessillo della banderuola tradendo l’originario “pensiero”. Ma, si sa, “in politica e nella vita la coerenza non paga”. Quindi? Nel film Hammamet, quasi cent’anni dopo, Pierfrancesco Favino, nei panni di Bettino Craxi, dichiarava: “Che te ne fai della lealtà di uno stupido?”. Come a dire che tutti questi voltagabbana, questi saltimbanchi, queste banderuole, altro non sono che degli emeriti “stupidi”. Generalmente «lo stupido è colui che ripete inconsciamente i propri errori, è incapace di correggerli, regolamentarsi. Non è in grado di scegliere che strada imboccare”. O, forse, sa che strada scegliere. Il proprio tornaconto personale ed il proprio “reddito di cittadinanza”. In conclusione, in un mondo già indubbiamente destabilizzato dalla pandemia; già disorientato da una crescente instabilità sociale (vedi sicurezza nelle città); già scosso ed attonito per i conflitti in atto per il mondo; già sotto l’angosciante ed evidente minaccia di un islamismo sempre più crescente (vedi la difficile convivenza con usi, costumi e tradizioni nelle scuole plurietniche); vedi l’inarrestabile scoramento dei giovani costretti ad emigrare a causa di un cronico ed atavico provincialismo socio-economico; già disarmati rispetto ad un astruso modo di governare le amministrazioni locali ad opera di soggetti fuori dal tempo e dallo spazio, il cittadino elettore, dovrà subire un’altra forma di destabilizzazione psicologica causata da questi novelli voltagabbana, questi saltimbanchi, queste banderuole. Da questi “stupidi”! Un eventuale rimedio? Una eventuale soluzione? Contro la “stupidità” di certi politici potrebbe, forse, venirci in aiuto l’intelligenza artificiale (in sigla italiana IA)? L’IA è la capacità o il tentativo di un sistema artificiale (tipicamente un sistema informatico o di un sistema di automazione) di simulare una generica forma di intelligenza naturale. Purtroppo, anche qui, come si vede, avremmo solo la simulazione di una generica forma di intelligenza naturale. Gli “stupidi”, ahinoi, rimarrebbero sempre tali, “stupidi”. E noi, rimarremmo sempre tali, stupidi, “ripetendo inconsciamente i propri errori, incapaci di correggerli, di regolamentarci”.
Pasquale Di Benedetto