Soltanto il tempo potrà dire cosa è stato fatto di buono per gestire l’emergenza coronavirus. Certo è che la pandemia ha stravolto completamente le nostre vite, cambiando radicalmente quello che è sempre stato il nostro approccio alle cose che ritenevamo più banali: lavoro, relazioni sociali, affetti. In questo gioco di vite ha svolto un ruolo fondamentale la paura. La minaccia di un male incerto ha contribuito ad acuire le nostre incertezze, facendo venire a galla fragilità sconosciute. Tuttavia in questo generale “Chaos”, – nozione, fate un po’ voi se più vicino alla tradizione culturale latina o a quella greca – dal disordine di tutti gli elementi, insomma, anche noi aspettavamo ansiosi chi regolasse ogni cosa. Ahi me, però, francamente speravo che questa “regolazione” avvenisse con la tanto vituperata ragione. Sbagliavo, è evidente! La nostra salvezza, infatti, è passata anche questa volta, come la tradizione insegna, per le chiacchiere. Politicamente parlando, giacché stimo entrando in pieno clima elettorale, la pandemia è stata la salvezza dei politici in declino; il trampolino di lancio, o meglio di rilancio, per nascondere mesi, se non anni di inefficienza. Il coronavirus in sostanza è stato linfa vitale per la politica, e la politica si è cibata sitibonda della paura di tutti noi. La Campania è passata agli onori della cronaca come un sistema virtuoso ed il suo presidente è stato visto come un uomo forte al comando, un condottiero senza macchia. Ma la butto li, sperando che i sostenitori di Don Vincenzo non si adirino troppo: in cinque anni cosa si è fatto…soprattutto per la sanità? Altre Regioni, al netto di spot propagandistici altrettanto si sono comportate egregiamente. La gestione del coronavirus in Campania ha davvero avuto qualcosa di miracoloso come troppo velocemente si è voluto ritenere o, piuttosto, si pretende oggi di fare le nozze con i fichi? Vincenzo De Luca è davvero il novello Esculapio che vuol fare credere di essere o semplicemente nasconde la realtà con bugie a scopo elettorale? La verità, con molta probabilità, banale anche essa, è che ci siamo salvati soprattutto per la paura terrificante di finire nel giogo della sanità regionale, ovvero quello stesso sistema che avrebbe dovuto salvarci, ma che di fatto era inesistente. Appare a tal proposito, infatti, fin troppo curioso notare come la sanità campana, commissariata per ben 5 anni (riferendomi alla gestione attuale), senza soldi sino alla approvazione del bilancio, esca da questa dimensione all’indomani delle elezioni ed in piena pandemia. Le draconiane misure varate dal nostro Governo Regionale nascondono una inefficienza fin troppo stantia. La chiusura degli ospedali, lo smembramento della sanità, la gestione allegra con l’investitura di amici incardinati nei posti dirigenziali, sono dati che ora cerchiamo di nascondere sotto il tappeto. Da quando il paese è stato chiuso completamente, il contingente De Luchiano ha potuto dire e promettere di tutto, in virtù della lotta al male del momento. Proibire e chiudere appariva fin troppo scontato e facile. Non siamo in presenza di miracoli, né tantomeno di gestioni virtuose nel controllare una popolazione che per paura si chiude in casa. D’altra parte il controllo di ciò che bisognava fare da parte delle autorità preposte è fallito miseramente e coperto con nuove proibizioni. Sintomatico è l’esodo di marzo dei nostri concittadini di fuori regione verso la Campania, incontrollato, incontrollabile e soprattutto fonte di contagio. Altrettanto sintomatica è la gestione del focolaio di Mondragone, dove i dati del contagio, le guarigioni e tutto quanto ruota intorno a tal fenomeno, ci viene mascherato con slogan che alla lunga cominciano ad essere irritanti. Facile prendersela con i mancati festeggiamenti dei laureati, con chi portava il proprio animale domestico a fare le deiezioni o con chi si dedicava all’attività sportiva. Il Presidente della Regione non ha fatto comunicati, ma veri e propri show cabarettistici capaci di attrarre come una sitcom gli spettatori campani. De Luca ha successo perché è un misto di forza ed arroganza. Con termini forbiti e con una “botta” di cultura parla bene alla pancia delle persone, facendo appello a ciò che piace: il pecoreccio, il pettegolezzo, il “sangue”, a volte la maleducazione. Il linguaggio, a volte colorito, le lunghe pause, la voce suadente ed il sorriso sardonico sono digeriti come una medicina e tutti restano contenti. In questi giorni siamo entrati nella fase tre … con buona pace delle mascherine – eh si quelle del coniglietto bunny ce le siamo dovute sorbire noi! – e la minaccia di un nuovo lockdown è pane per la nuova campagna elettorale alle porte. Ora c’è un nuovo nemico da bloccare con il lanciafiamme, magari i Bulgari, magari qualcun altro allegro festeggiatore e tutto serve a fare consensi. Tanto, fin quando c’è un nemico da combattere ci sarà sempre un nuovo show da celebrare ed in tutto questo, la paura di un male ingiusto servirà a muovere gli animi nella direzione che più conviene…con buona pace per la ragione, della libertà e soprattutto di ciò che non si è fatto per cinque lunghissimi anni. Se ciò piace: evviva il Re!
Carlo Cosma Barra