Era una grigia giornata del 1975, quando studente sedicenne e collegiale in quel di Osimo, Ancona, insieme ad uno sparuto gruppo di amici Patrioti, sfidammo ogni cordone di polizia per inveire contro quel “famoso” ministro per gli affari esteri Mariano Rumor il quale usciva dal portone del Municipio dei “senza testa” dopo aver firmato il trattato di Osimo, appunto, che squarciava in due, zona A e zona B, la Città di Trieste. “Senza testa” venivano chiamati gli Osimani, poiché dopo una ennesima calata dei barbari, questi alla ricerca di un ipotetico tesoro, decapitarono tutte le statue presenti in Città. “Senza testa”, ironia della sorte, quella classe politica italiana che svendette Zara, Istria, Fiume, Dalmazia alla Yugoslavia di Tito, grazie ai detestabili inglesi. Quel Tito reo di atroci delitti sotto il vessillo della falce e martello. Bella ciao, bella ciao. Delitti dalla sinistra evocazione delle foibe istriane.
Atroci delitti mai confessati, mai commemorati, alla pari di quelli del “triangolo della morte”. La locuzione Triangolo della morte (o Triangolo rosso), di origine giornalistica, indica un’area del nord Italia ove, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di omicidi a sfondo politico, perpetrati da estremisti di sinistra e da militanti di formazioni di matrice comunista. O delitti da me ascoltati da padri di famiglia nelle baite della Val d’Ossola, quando, sempre studente quattordicenne e collegiale in quel di Domodossola, Novara, i quali raccontavano delle atrocità dei partigiani rossi che, prima stupravano, e poi facevano saltare in aria con candelotti di dinamite apposti tra le labbra vaginali le proprie figlie appena adolescenti. Bella ciao, bella ciao. E, potremmo continuare all’infinito, visto il nostro intenso cursus vitae. Storielle, queste, che imberbi, saccenti e ignoranti pseudo studentelli moderni, mai e poi mai avranno modo di conoscere inebriati dai loro genitori putativi chiamati social e dai loro genitori biologici sessantottini. Siamo partiti da qui per commentare quanto certi imberbi, saccenti ed ignoranti pseudo politici nostrani, come il più noto Mariano Rumor, intercettati dall’Autorità Giudiziaria, così si prostituiscono al più autorevole politico regionale esclamando: “Io voglio stare con te, siamo tutti con te”. Ovvero, come già ai primordi della loro scalata al Palazzo di Città, già avevano fatto con un altro più autorevole politico regionale. Ovvero, con questo “trattato di Teano”, si è squarciata definitivamente la Città Sidicina. E, le foibe, qui, sono la sanità locale, lo sviluppo socio economico, la dignità della Città Sidicina. Historia magistra vitae, appunto. Come quando si barattò il casello autostradale dell’allora costruenda A/1, per due aree di servizio che hanno soddisfatto le esigenze lavorative di nemmeno una decina di cittadini locali. Come quando si barattò la preziosa acqua di Teano, pozzi di Contrada Carrano, per alimentare l’intero litorale domitio. In cambio di che? Come quando si barattò il millenario Ospedale A.G.P. con i più moderni nosocomi di Piedimonte Matese e di Sessa Aurunca. In cambio di che? Come quando si barattò un più logico e produttivo mercato ortofrutticolo a Maiorise con un improbabile e fallimentare centro commerciale. “Io voglio stare con te, siamo tutti con te”. E, così, oggigiorno si è barattato con un nuovo (terzo) ospedale in quel di Sessa Aurunca. In cambio di che? “Io voglio stare con te, siamo tutti con te”. E, così, oggigiorno si è barattato un nuovo Centro poliambulatori ed un nuovo ospedale di comunità in quel di Mondragone. In cambio di che? Queste ed altre sono le “foibe” in cui sono stati scaraventati tutti i sogni e le speranze di una intera Città. Il tutto grazie ad imberbi, saccenti ed ignoranti pseudo politici nostrani i quali hanno perfettamente emulato quel “famoso” ministro per gli affari esteri il quale uscì dal portone del Municipio dei “senza testa”, non prima di aver dissacrato le “foibe istriane” e non prima di aver squarciato in due la Città di Triste. Bella ciao, bella ciao.
Pasquale Di Benedetto