É nostra convinzione che l’attaccamento verso il proprio paese parta dalla conoscenza dello stesso. Dall’amore verso i luoghi caratteristici ed il rispetto delle persone che lo hanno vissuto prim’ancora di quelle che lo vivono. Di coloro che con invidiabile coraggio, dopo averlo lasciato, per i motivi più disparati sono ritornati. Lo avranno fatto perché affetti dalla Sindrome del Campanile?
Il saltellare dalla pagina di un libro ad una serie di articoli sulla grande rete di autori locali e non, ci ha portato ad approfondire quella cinta muraria che un tempo proteggeva la città di Teano, nata evidentemente allo scopo di difendersi da eventuali incursioni nemiche. …………“Una cinta muraria in opera quadrata probabilmente del IV secolo a.C. circondava un’area di almeno 105 ettari. L’acropoli, sulla quale si estende l’odierno centro storico, era difesa da una propria cerchia di mura, della quale sono visibili tuttora tratti” ……… ( Archemail – Gruppo Archeologico Napoletano – Archeologia e non solo in Campania ).
É strano passeggiare per Teano e far finta di nulla davanti a “quelle pietre” che altrove diventerebbero letteralmente “oro”. Talvolta ci soffermiamo ad osservarle e proviamo ad immaginare come potesse essere stato una volta “quell’ammasso di sassi”. Invece di aspettare inermi che qualcuno che dovrebbe, faccia qualcosa, proviamo timidamente a riscuotere gli animi. Non per mostrare lo stato di degrado in cui versano, ma bensì per decantarne il bello di quello che rimane. Il tutto, con un briciolo di goliardica lucida pazzia.
Così per dare seguito ad un nostro pensiero, durante quelle scorribande facciamo correre la mente ove nessuno oserebbe, immaginando provocatoriamente quei luoghi, un tempo floridi, trasposti in un’epoca futura. Con un concorso di idee (ogni riferimento a fatti o cose realmente accadute è voluto!!), si potrebbero installare sulle cinque porte di accesso di un tempo, dei più moderni portoni o cancelli in rigoroso ferro battuto. Dotati di motori e telecomandi per l’apertura e la chiusura. Magari, in un’ottica Teano 5.0, utilizzare sistemi modello Telepass, se non altro per contare quante auto entrano nel centro storico ed eventualmente far pagare dazi, tanto in voga oggi. Potrebbe essere un’idea per rimpinguare le casse dell’Ente. Ma in tema di imposte, è forse il caso farsi i dazi propri.
Un tempo, quella collina fortificata su cui è nato l’attuale centro storico, era protetta da una cortina di mura realizzata grazie ad un progetto ben studiato secondo il quale furono previsti anche dei varchi, evidentemente protetti, per consentire l’entrata e l’uscita. Di quelle porte gli studiosi ne hanno individuate ben cinque. Due delle quali resistono ancora in bella mostra di sé, ai giorni nostri. Per meglio dire tre, e scopriremo in seguito il perché.
Per non essere tacciati di disfattismo, sottoponiamo all’attenzione del lettore sovrano, alcuni modelli da noi ipotizzati. Se ne scelga quello che più garba.
Porta Napoli e Porta San Lazzaro ancora esistenti e ben conservate;
altre due non più visibili: quella posizionata un tempo nei pressi del Duomo (cfr. Stampa Teano di Pacichelli – 1703) e quella nei pressi di Maria La Nova;
l’ultima, di cui esiste ancora qualche traccia, individuata in Porta Roma
In aggiunta a questi accessi, degni di nota sono quelli definiti minori, ma non tali per importanza. Uno di questi ancora in discrete condizioni, lo possiamo osservare nei pressi di Santa Maria de Foris. Meglio noto come ‘a purtella.
Dei sistemi difensivi di Teano, ne racconta in modo sublime l’ archeologo Danilo Raimondi, nostro concittadino, dal suo portale l’Agorà del sapere. Vi invitiamo a visitarlo. Per un approfondimento ricco di dettagli e storia.
La domanda nasce spontanea: ci chiediamo e chiediamo, quanti dei nostri giovani, ma non solo, conoscono un briciolo di storia locale? Magari anche e solo per sentito dire? Perché non tentare di avviare/favorire degli incontri volti a conoscere meglio il nostro territorio? Chissà se spargendo qualche seme di cultura, domani nascerà qualcosa. Lanciamo questo appello a chi avrà voglia di coglierlo.
Tentare, non dovrebbe nuocere gravemente alla salute!
Luciano Passariello