Il Cardinale Bertone
Chi è andato a messa domenica scorsa, sa che il passo del Vangelo letto e commentato è stato quello detto delle Beatitudini. E’ un passo importante, perché è parte di ciò che può essere definito il “manifesto” del cristianesimo, cioè quel che Gesù Cristo pensava dovessero fare i suoi seguaci. Nel corso dei secoli tuttavia, quelle parole così semplici e, diciamolo pure, attuali e rivoluzionarie, sono state soggette a varie interpretazioni. No, non voglio fare qui l’esegesi di quelle frasi e la storia del cristianesimo, non ne sarei capace e non mi compete. Mi interessa però notare cosa succede oggi.
Chi fa il cristiano per mestiere, chi cioè dovrebbe avere un doppio impulso ad attuare quegli insegnamenti, i preti, possiamo dire che le vivono con dedizione e scrupolo? Abbiamo tutti gli occhi per guardare e il cervello per giudicare, e quindi non è necessario nascondersi dietro un dito. Il primo dei preti, il capo di tutti, il Papa, fa degli sforzi immani per indicare la via giusta sia con l’esempio che con le parole. Gli altri? C’è un giornalista che ammiro molto, uno che non troverete mai tra gli urlatori televisivi, ripetitori sempre degli stessi slogan soprattutto sulla voce di quelli che li contraddicono (tra me e me li chiamo i ragliatori). Si chiama Fabrizio Gatti, scrive per l’Espresso ed è autore di importanti inchieste che lo vedono partecipare in prima persona alle vicende di cui parla. E’ un giornalista che si muove sulla scia del grande giornalismo italico, in un solco tracciato in primis da Luigi Barzini, percorso da Ettore Mo, Maria Grazia Cutuli, Ilaria Alpi e da tanti altri, e che ha visto la massima espressione in Oriana Fallaci. Fabrizio Gatti ha pubblicato l’altra settimana una inchiesta che lo ha visto, sotto le mentite spoglie di un profugo iracheno, chiedere ospitalità in decine di parrocchie italiane ed europee in attuazione delle parole del Papa (“Ogni parrocchia ospiti almeno una famiglia di profughi”). Ebbene, una sola gli ha aperto le porte. (“Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato””).
E’ così che oggi vengono messi in pratica gli insegnamenti di Cristo, soprattutto da chi dovrebbe dare l’esempio.
Ma c’è di più. Prelati che ad ogni livello ostentano un lusso sconsiderato, uffici e case arredate con sfarzo, enti ecclesiastici utilizzati come macchine fabbricasoldi, in uno spirito puramente economico, spesso rifuggendo dalle tasse dovute. Non voglio credere a quello che scrivono alcuni giornali, secondo cui i denari che ingrassano tanti sarebbero fondi tolti ai poveri. Ho letto ad esempio che solo il 20% del cosiddetto “obolo di S.Pietro” viene utilizzato per gli scopi secondo cui i fedeli lo versano, il resto sparisce. Mi sembra un’enormità. Mi si potrà dire che è storia vecchia: in fin dei conti le 95 tesi di Lutero ebbero origine dalla vendita delle indulgenze, ed era il 1500. Comunque questi soldi, anche se leciti, da qualche parte dovranno pur provenire: forse l’origine è l’8 per mille? È una realtà che ci circonda, per cui non è necessario nemmeno guardare a Roma o a situazioni lontane da noi.
Basta osservare con un po’ di attenzione: alcuni esempi li abbiamo anche qui, davanti ai nostri occhi, rappresentazione palmare ed evidente della condizione che alcuni (fortunatamente spero un’esigua minoranza) credono opportuno proporre ai fedeli come testimonianza della loro vita religiosa. In questa situazione, può consolare la circostanza che nei Vangeli Gesù, quando deve illustrare un comportamento negativo, cita spesso sacerdoti, dottori della legge, scribi, ecc. Sapeva perfettamente quale era, e quale sarebbe stato, l’andazzo!
Gino Gelsomino