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CASERTA – La Cgia di Mestre rappresenta gli artigiani, ma in questi anni è anche diventata una sorta di bibbia dell’analisi dell’economia reale, di quegli indicatori macro e, in parte, microeconomici che influiscono sul tenore di vita, ma anche, allargando l’analisi, sui sistemi di vita delle famiglie e delle categorie professionali. La Cgia di Mestre non fa mancare la sua indagine neppur a Ferragosto. Anzi, va notato, a nostro avviso, che questa in particolare è un’analisi importante, dato che investe una materia, quella dell’indebitamento privato, indicatore più volte sfoggiato in questo tremendo anno di crisi come gran compensatore delle conseguenze più nefaste delle congiuntura, come simbolo di una prudenza italica, che ha consentito, da un lato alle famiglie, dall’altro alle banche, di sopportare meglio le conseguenze della crisi, che, altrove, ha necessitato di più forti e, per certi versi, memorabili interventi dello Stato a difesa del sistema del credito.
In effetti, l’indagine della Cgia non mette a confronto i nostri numeri assoluti con quelli indicanti l’indebitamento del settore privato degli altri Paesi, ma snocciola le cifre della variazioni percentuali nell’utilizzo dello strumento dell’indebitamento da parte delle famiglie italiane. E il quadro che ne scaturisce non è del tutto incoraggiante: non siamo come gli americani i belgi, i tedeschi, pronti a indebitarci anche per compare il collare al cane, ma stiamo imparando in fretta. Le voci di registrazione dell’ indebitamento medio delle famiglie italiane sono quelle classiche e manualistiche relative all’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili. Bene, questa cifra ha toccato nel dicembre del 2008 15.067 euro. In sintesi, di media ogni famiglia italiana a 30 milioni di vecchie lire di debito verso banche o finanziarie, Al top del debito le famiglie della provincia di Lodi (20.960,45 euro), seguite da quelle di Roma (20.953,6 euro) e da quelle di Milano (20.857,3 euro). Le famiglie meno indebitate risiedono nella provincia di Carbonia-Iglesias con 2.867 euro. ”Le province piu’ indebitate sono quelle che presentano anche i livelli di reddito piu’ elevati. E’ chiaro che tra queste famiglie in difficolta’ vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali piu’ deboli. Tuttavia, appare evidente che la forte esposizione di queste realta’, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Altra cosa e’ quando analizziamo la variazione di crescita dell’indebitamento medio registrato tra il 2002 e il 2008”, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre.
E fin qui, aggiungiamo noi, ci siamo. Ci siamo di meno quando, invece, andiamo ad esaminare i trend di crescita del debito: il record appartiene alla provincia di Chieti +117,85% in sei anni. Poi Piacenza +117,01%, Reggio Emilia +115,76 %, Caserta +115,53% e Napoli con +110,78%. Sempre in questo periodo la crescita media dell’indebitamento delle famiglie italiane e’ stata del + 81,28%.
Dunque, dal 2002 al 2008, nei primi sei anni di euro, l’indebitamento medio delle famiglie casertane si è più che raddoppiato e la nostra è la quarta provincia d’Italia in questa classifica di corsa ai debiti.
Cosa vuol dire questo? Noi, due o tre idee ce le abbiamo. Ovviamente, occorre sviluppare un’analisi, che consideri pure qualche buon, sano modello macroeconomico e consideri, soprattutto, le diverse categorie in cui si classifica l’indebitameno, per capire, magari, se questa crescita esponenziale si spalmi compattamente sui mutui per la casa, sui crediti al consumo o per i beni mobili o se, invece, se l’incremento sia condiziaonato da qualche picco particolare in una di queste categorie Per ferragosto vi risparmiamo tutto questo Per settembre, sicuramente, no.
Gianluigi Guarino
venerdì 14 agosto 2009