Consapevole di attrarre verso la nostra persona gli spergiuri e gli improperi di tanti, proviamo a ragionare ad alta voce, dalle pagine del Messaggio, circa l’ordinanza di abbattimento del Pinus Pinea, che era situato in Via Roma.
A tal riguardo, sono doverose due precisazioni:
- una relazione tecnica asseverata, è una dichiarazione fatta da un tecnico abilitato, che si assume l’intera responsabilità delle dichiarazioni fatte e della veridicità di ciò che è stato indicato nella relazione stessa;
- un “Tecnico abilitato” è un professionista iscritto ad un albo professionale, che opera nell’ambito delle proprie competenze.
Il pino sidicino, è stato oggetto di relazione agronomica asseverata, richiesta dall’Ente ad un Agronomo e Paesaggista, onde valutare le possibili criticità e fornire indicazioni sulle Classi di Propensione al Cedimento, indicando ed auspicando le possibili operazioni colturali di messa in sicurezza e riduzione del rischio.
Il tecnico abilitato rappresentava che il pino di cui trattasi, si collocava “in un fattore di danno “ESTREMO”, per la possibile rottura e sradicamento dell’intero sistema a causa della notevole inclinazione che lo caratterizza”. Evidenziava altresì forti criticità alle componenti strutturali, quali castello, chioma e fusto; quest’ultimo dal diametro di circa 100 cm, presentava una fortissima inclinazione, mentre la chioma risultava essere asimmetrica. L’intera struttura presenta una forte spiombatura fuori asse.
Veniva evidenziato che nessun intervento poteva ridurre le condizioni di forti criticità, essendo fortemente compromesso il fattore di stabilità ed essendosi inoltre esaurito il fattore vitale dell’albero, a cui si associava la Classe “D” di Propensione al Cedimento.
Orbene, ci siamo documentati circa il significato di quella “classe D”, ed abbiamo appreso che dette classi sono 4:
Classe Propensione al cedimento
A Trascurabile
B Bassa
C Moderata
D Elevata
Più precisamente alla classe D, la medesima del nostro pino, appartengono tutti gli alberi che al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito. Per questi soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla buona pratica dell’arboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono, quindi, essere abbattute.
Da un punto di vista affettivo, il pino rappresentava uno dei simboli di Teano, forse quanto il Campanile. Possiamo comprendere “le ragioni del cuore” di tanti, ma talvolta occorre tenere separati cuore e cervello. Se da un lato siamo dispiaciuti e amareggiati che l’unica soluzione percorribile sia stata quella dell’abbattimento, ci chiediamo cosa sarebbe successo se quella pianta fosse rovinata a terra, magari un sabato mattina in pieno svolgimento del mercato.
A quanti erano contrari a prescindere, segnaliamo che le sentenze senza appello emesse dal tribunale pontificio di Facebook, e corredate da tanto di relazioni tecniche e calcolo di esperti in materia, valgono solo e soltanto ad alimentare polemiche sterili.
Se non si era d’accordo e si voleva fare proprio qualcosa, bastava presentare ricorso al T.A.R. e/o al Presidente della Repubblica. Non ci risulta sia stato fatto!
L’unico dubbio che ci assale sono le tempistiche con cui si è operato. Noi cittadini abbiamo avuto il tempo necessari, eventualmente per proporre ricorso in tempo utile ed evitare l’abbattimento? Ma questo è un altro aspetto su cui gli esperti ci potranno illuminare.
Nessuno si senta offeso: ci si doveva svegliare prima dal sonno profondo. Tutti.
E se domani sparisse in una notte il Campanile?
Siamo tutti colpevoli.
Siamo tutti un pò Pino-cchio Pinus Pinea!
Con l’affetto di sempre
Luciano Passariello