Plutarco sprona gli intellettuali (i filosofi) ad occuparsi di politica, a consigliare re, principi e legislatori. Ma non per interesse personale e nemmeno per ambizione, bensì perché è un loro dovere mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza. La virtù e il disinteresse devono essere il punto fermo di ogni approccio alla cosa pubblica. Sulle forme di governo Plutarco è abbastanza eclettico: in cuor suo, lo afferma chiaramente, ritiene che la monarchia sia il sistema migliore, ma il suo buon senso gli fa anche dire che il sistema migliore è quello in cui operino i politici migliori. Cioè: meglio una democrazia o un’oligarchia gestita da uomini capaci che una monarchia con un re incompetente o vanaglorioso. E viceversa. Come sempre un Plutarco non dogmatico sulle teorie, ma fermo sui principi di moralità, nelle vite private e tanto più nella politica. Partiamo da qui. Sempre con l’intento (come i filosofi di Plutarco) di stimolare, spronare, suggerire un’Etica Politica che miri al meglio per la Città di Teano. Fino ad oggi, probabilmente, siamo stati fraintesi o noi non siamo dotati di efficaci argomentazioni per farci intendere anche a quelli “duri di comprendonio”, rimandandoli, per essere ancor più esaustivi non solo a Plutarco, bensì a quel “Siamo uomini o caporali?” di Totò Esposito, 1955.
Premesso ciò, ad oggi siamo passati dai “millantatori di professione”, al più raffinato “Continui a buttare merda addosso a me ed al direttivo …”. Due esempi, due, di quanta raffinatezza, di quanta etica politica, di quanta noblesse, sono dotati alcuni (P)olitici locali, nonché medici (?), avvocati (?) deputati a “mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza…. fermi sui principi di moralità, nelle vite private e tanto più nella politica” (Plutarco). Sta capitando, infatti, nella “democratica” dialettica partitica locale, che simpatizzanti o iscritti ad un certo partito, stanchi di una “…situazione che non fa altro che alimentare il malcontento tra i militanti storici, che vedono un partito che dovrebbe rappresentare il popolo, ma che in realtà sembra rinunciare al dialogo con la sua base per assecondare logiche superiori….”, avendo trovato voce su queste Pagine, il “Caporale di giornata”, nella “democratica” accettazione della cronaca politica del Giornale, memore delle “veline” del MinCulPop (Ministero Cultura Popolare) di mussoliniana memoria, non ha saputo fare di meglio che evocare le fisiologiche evacuazioni umane per quelle argomentazioni più squisitamente giornalistiche. Dimenticando, però, quel raffinato “Caporale di giornata”, che, forse, molto probabilmente, ed il (S)indaco potrà confermarglielo, che proprio questo Giornale, in un certo senso, nella Sua attività di stimolo, di sprono, spesso, incautamente ed indebitamente si è assunto anche l’onere di “consigliere di opposizione”, là dove, forse l’opposizione politica “ufficiale” si è dimostrata alquanto carente ed immobile. Forse. O no? Lo conferma il fatto che, a torto o a ragione, siamo stati additati dalla maggioranza quali “millantatori di professione”. O no? Fintantoché tutto ciò faceva gioco alla propria incompetenza o vanagloria (Plutarco), nulla quaestio, ma quando abbiamo registrato i mal di pancia di qualche “base militante” (cronaca politica), allora quei “millantatori di professione” si sono anche macchiati della somma colpa di “Continuare a buttare merda addosso a me ed al direttivo…..”. Affermazioni di cotanta raffinatezza, di tanta etica politica, di tanta noblesse, di cui sono dotati alcuni (P)olitici locali, nonché medici (?), avvocati (?) deputati a “mettere al servizio della collettività il proprio sapere e la propria saggezza…. fermi sui principi di moralità, nelle vite private e tanto più nella politica” (Plutarco). “De rustica progenie, sempre villana fuit”. Si fossero almeno resi promotori di invio di articoli, comunicati, riflessioni su questo o quel argomento. Mai! E diciamo mai si sono degnati di far veicolare loro iniziative politiche e/o partitiche su queste Pagine! E pensare che persino Fausto Stavolone, pur solo attraverso un unico Organo di Stampa, afferma che “….trovo più opportuno, in questo momento, assistere allo sfacelo dell’attuale Amministrazione comunale in silenzio, senza muovere un dito, senza sciacallaggio, la situazione si commenta da se”. Avallando una certa inerzia di chi è preposto a farsi sentire, ad “opporsi” a reagire. “Il Comune, continua Stavolone, che conti alla mano è in dissesto, si sta autodistruggendo trascinando con se nel baratro anche gli “illustri supporter” e la stampa ben aggiorna i cittadini sia sull’evolversi delle vicende giudiziarie che sulle inefficienze del governo cittadino”. La stampa, appunto. Non chi è preposto a farsi sentire, ad “opporsi”, a reagire. Mentre, di contro, l’ex Sindaco, Dino D’Andrea afferma che “….serve anche una minoranza (opposizione) che al di là di qualche articolo faccia valere i criteri di legalità (specie per il lavori pubblici) , perché la relazione annuale 2023 del segretario generale inviata ai consiglieri comunali chiarisce tutte le irregolarità contabili commesse e vi assicuro che ci sono elementi che minano la trasparenza amministrativa”. È così? Diversi modi di intendere i ruoli delle Amministrazioni, Governo ed Opposizione. Forse perché noi siamo i “boomer” della politica, ovvero quella generazione nata dopo l’ultima guerra mondiale, tra il 1946 ed il 1964? Torneremo, comunque, sulla vicenda che sa tanto dei “capponi di Renzo” dei Promessi Sposi. “L’umanità io l’ho divisa in due categorie: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, la minoranza…. A qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano alla stessa maniera.” (Totò Esposito, in Siamo uomini o caporali?, di Camillo Mastrocinque, 1955).