VAE VICTIS: è la celebre locuzione latino che letteralmente significa guai ai vinti. Detta storica frase fu pronunziata da Brenno, Capo dei Galli Senoni, allorchè, conquistata Roma nel 330 a.c., ebbe sentore di una protesta dei romani perché i pesi, che dovevano regolare il conferimento di oro imposto ai vinti dal capo della Tribù Celtica dei Galli, erano truccati.
Il vincitore allora sfoderò la sua personale spada, molto pesante, e l’aggiunse sul piatto dei pesi ( pareggiare con oro), rendendo in tal modo, il calcolo più iniquo, pronunziando la storico “il vae victis”.
Questa frase è tornata alla mia mente come reminiscenza dell’insegnamento della scuola classica (quella vera, non di oggi) in collegamento con un’altra invasione che ha subito la povera Italia nel 1943/1945 a distanza di millesettecento anni ad opera di barbari, che provenivano da parte opposta del mondo. Parlo delle storiche marrocchinate, che tanto lutto arrecarono al nostro popolo e che furono consumate da truppe di colore, in maggioranza marrocchini, prelevati dalle baracche e dai tuguri in cui venivano in modo promiscuo con il bestiame e fatti scorazzare dai loro padroni, i francesi, sulle nostre terre.
Sul punto una breve riflessione: chi conosce “Giovanbattista Vico” va subito con il pensiero alla teoria di questo grande maestro, che negava alla storia il carattere di un continuo fluire, un perenne divenire e che viceversa affermava la riflessione dei “corsi e dei ricorsi storici”. Senza volere entrare nel merito di tale filosofia un’analogia ed una conferma del pensiero vichiano siamo disposti a vederlo nel corso storico del 330 a.c., testè descritto, e nel ricorso del 1943/1945, ad opera dei marrocchini, con un’ulteriore affermazione che non sempre l’etica ed il diritto vanno coniugati insieme e che quest’ultimo quasi sempre viene imposto in modo arrogante, perché dettato dal vincitore, che è sempre il più forte.
Con questa invasione del 1943/1945, si consumò una delle più grandi tragedie che abbia subito il nostro povero popolo. Con l’arrivo dei marrocchini lasciati liberi di scorazzare sulle nostre terre per quasi tre giorni “carta bianca”, furono stuprate migliaia e migliaia di donne, anche di età avanzata, e non furono risparmiati anche molti uomini che vennero sodomizzati.
Tutto ciò, e questo è grave, avveniva sotto l’occhio distratto degli Ufficiali francesi, che facevano finta di non vedere, mentre gli inglesi e gli americani avevano gli occhi bendati. In tale contesto, si consumava un vero e proprio delitto contro l’umanità. Sembra strano ma uno dei primi stupri avvenne dopo lo sbarco di Napoli si conta proprio a Teano. Strano perché potrebbe sembrare una bufala o una chiacchiera in libertà da parte di un teanese di molte generazioni..ma, a scanso di equivoci, il tutto è riportato dallo storico Michele Strazza nella sua opera “Senza via di scampo”
Dopo Teano si ebbe, un aumento spaventoso di stupri che si contano a migliaia e migliaia. Nessuno veniva risparmiato dopo la scalata delle terre a ridosso della strada Sessa Aurunca-Roccamonfina con una recondita volontà progettuale di voler fare delle nostre contrade una terra bruciata. Ad Esperia, ad Ausonia, ad Enola, a Campo di Miele e in tutte le località circostanti nessuno veniva risparmiato da questi soggetti dai capelli lunghi e incolti, raccolti in un fazzoletto variopinto a mò di turbante che era un copricapo di origine orientale ottenuto avvolgendo un lungo pezzo di stoffa intorno al capo. Pazienza! Erano i nostri padroni e lo furono per tre giorni con carta bianca, promessa al momento del loro sciagurato reclutamento. Con lo sfondamento della linea Gustav, che per oltre sei mesi aveva tenuto bloccati questi soggetti in uno ai loro padroni, e precisamente il giorno 11 maggio 1944, stupri, saccheggi, ruberie e violenze di ogni genere compresi sgozzamenti, non tenevano più il conto. Molte madri furono sgozzate per essere corse in soccorso delle loro figliuole, vittime di questi barbari. Moltissime le malattie di ogni tipo.
In occasione poi, dello sfondamento, della linea Gustav, si verificarono fatti raccapriccianti e vergognosi. A Cerasole, sempre nella ciociaria, si era formata una colonna di 250 persone, che avevano deciso di lasciare i loro ricoveri di fortuna per raggiungere le loro residenze. Avevano deciso anche di andare incontro ai loro “liberatori”. A questo punto come compenso per le felicitazioni che andavano a porgere, furono assaliti con grande violenza e la colonna fu costretta a subire l’orrore di assistere allo stupro di tre ragazze di 12, 16 e 19 anni di età, senza che nessuno potesse intervenire in difesa delle poverette. Non si trattò di un episodio isolato, perché ne seguirono molti altri.
A Lenola, una ragazza di Formia di 25 anni, dopo essere stata violentata da dieci marrocchini, venne legata ad un albero e fatta morire con un’ora di agonia per la presenza di una baionetta conficcata nel ventre. A Campo di Sole non furono risparmiate donne anziane e molti uomini furono sodomizzati. A Valle-Corsa toccò la stessa sorte alle suore del preziosissimo Sangue che furono stuprate nell’interno del luogo sacro. Alcune donne in Campo di Miele ingenuamente credettero di porsi al sicuro, rifugiandosi nella parrocchia, ma invano, perché puntualmente stuprate. Altre donne per difendere le loro figliuole vennero sgozzate secondo il rito tribale di quelle belve.
Pietà Cristiana, in uno alla tirannide dello spazio, mi consigliano di porre fine a questo macabro elenco. Però la memoria va sempre coltivata, perché questi fatti non abbiano più a ripetersi!
Il ricordo è maggiormente necessario perché tutti i tromboni che si alternarono sui palchi, anche il 25 Aprile, non hanno mai fatto un minimo cenno di questa vergognosa strage che avrebbe dovuto avere un diverso trattamento se non fosse intervenuta la complicità di una cultura, che, per anni, circa sessant’anni, ha oppresso le nostre coscienze, perché quella cultura di natura catto comunista non voleva dispiacere chi la finanziava e cioè gli americani ed i nipotini di Giuseppe Stalin.
La memoria è ancora necessaria oggi perché una nuova invasione di africani sta invadendole nostre terre con la complicità dei nostri governanti e con la benedizione di qualche demagogo il quale chiede di accogliere tutto e tutti, guardandosi però molto bene dall’accogliere qualche migliaia di disperati nei suoi sontuosi palazzi, che hanno una densità demografica pari quasi allo zero.
Questa storia fu scritta dai vincitori e quindi è di parte! Occorre una rilettura urgente, perché questa nostra bella Italia, Patria di navigatori, filosofi, poeti e mandolinari, ha anche allevato, purtroppo, molti giocatori delle tre carte, che hanno invano tentato di mutuare una sonora sconfitta con una vittoria. Bella roba!
Per questo motivo mi rifiuto di celebrare il 25 aprile. In quella data, fuori dal coro, ho sempre rivolto il mio pensiero alle migliaia e migliaia di vittime di questo grande crimine contro l’umanità. Per questi fatti non ha pagato nessuno! Lo sapete perché? E’ facile capirlo: Norimberga valeva solo contro i vinti
Vae Victis di Brenno è ancora attuale. Viva l’Italia, che qualche volta perdona, ma non dimentica.
Antonio Zarone