Morto Guido, me ne andai dal giornale retrò da lui fondato, e censurato allegramente quanto poteva, quando poteva. Fui attratto da una simpatica e ben organizzata testata telematica e a stampa Il Giornale il Messaggio, la cui Redazione, magistralmente guidata da Tonino era costituita da giovinotti che sapevano scrivere, scrivevano di tutto erano molto vari e arguti si leggevano con piacere. Ma ad uno ad uno per diversi motivi lasciarono il Messaggio e fecero male, in senso lato. Non ne dirò l’ordine perché non lo ricordo a memoria. Maria Florida se ne andò per impegni cinesi, fu seguita a ruota da Zalone in quanto indaffarato con l’orto girotondo, il caro Gelsomino di f.m passo’ ad altra sponda ultraterrena, Passariello e qualche altro ancora si allontanarono per problemi che non conosco, la Verdolotti M. si sposò, la signora Antinolfi emigro’ a Venezia, ciò, Rossella Verdolotti se ne andò al seguito del Maestro Feroce Jr. al Nord a esprimersi con la critica d’arte, il Maestro si pensionò Ope legis e Corbisiero suo affezionato estimatore che scriveva un giorno sì e un giorno no preso anche lui da Picernofobia si prese 5 anni sabatici e non scrisse più e non si capisce perché. Qualche altro ancora fece altra scelte.
Miei amici parteciparono, da me invitati, entusiasticamente con loro scritti, tra gli altri, Marisa de Spagnolis, archeologa a Pompei e nella valle del Sarno poi direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga, Griselda Nora Garibaldi pronipote di Giuseppe, e tanti altri.Ora furoreggia Gliottone con la sua elegante Dinopatia e il brillante carteggio letterario che si potrebbe intitolare” Caro direttore”ed essere pubblicato a medio termine in più Tomi. Qualche notizia cronachistica, qualcuno che si lagna dell’altro , qualche altro che si lagna dell’uno. Qualcuno che protesta e che reclama. Qualche poderoso scritto del Generale Biscotti che invita alla Concordia, eventuali e varie, notizie giornaliere di varia attualità sono il Messaggio di oggi.
Senza commenti importuni o di pessimo gusto, ma umoristicamente sani, ora si potrebbe intitolare “Ficarra e Picone” e farebbe pure la sua bella figura. I tempi cambiano, i gusti anche, lo stile pure, le foglie d’oro che cadono dalle Querce annose brillano lungo le viuzze dei campi, trasformando la campagna sidicina in un quadro di Van Gogh o di Monet.
Giulio De Monaco