Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2005
Lisbona, 1938. È in un giorno d’estate che Pereira conosce Monteiro Rossi, un giovane di origine italiana che ha appena pubblicato una tesi il mese precedente all’Università di Lisbona con argomento la morte. E a Pereira quell’argomento affascinava, forse perché aveva perso la moglie e non si era più risposato, forse perché suo padre era il titolare di una pompa funebre. Ma sta di fatto che Pereira, sostiene, incontrò Monteiro Rossi e Marta, la sua fidanzata, in una festa nazionalista e la cosa non gli parve molto sicura.
Ed è da questo incontro che Pereira viene coinvolto in qualcosa più grande di lui: la resistenza alla dittatura di Salazar.
Pereira sa che dai giornali non può apprendere notizie sulla situazione spagnola, Pereira sa che le cose si sanno in strada, nei caffè. Il suo informatore è Manuel, un cameriere del Café Orquídea, che sente, capta in giro quello che succede.
Nemmeno il “Lisboa”, il giornale di cui cura la pagina culturale, può permettersi il lusso di scrivere necrologi su scrittori rivoluzionari quali D’Annunzio e Garcia Lorca, o su scrittori francesi.
E così, giorno dopo giorno, Pereira sente di dover fare qualcosa per opporsi a questo regime.
Fa da cornice una bellissima Lisbona, con i suoi Caffè intellettuali, le sue piazze e le sue stradine.
Antonio Tabucchi, pluripremiato scrittore, è giustamente considerato uno dei grandi letterati del secolo. Il suo amore per il Portogallo traspare in ogni parola del libro. Lo stile è scorrevole, avvincente, coinvolge il lettore e gli fa immaginare Pereira in tutti i suoi movimenti.
<< Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora? , disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, E informare la gente in maniera corretta.>>
Consigliato: a chi ama il Portogallo, a chi ama le storie con un finale inaspettato, a chi si interessa del tema della dittatura, a chi vuole leggere una storia scorrevole con dei bei personaggi.
Maria Flora Grossi