Pasqua andiamo è tempo di migrare....No – che tonto – era Settembre.Ma in considerazione di quello che ci si potrebbe prospettare alle prossime elezioni locali e ahinoi anche dopo dovremmo avere la fermezza di trasferirci tutti, ruggendo la nostra rabbia col relativo disincanto, in Papuasia , nella Terra del Fuoco, alle Isole Fortunate,all’isola di Pasqua . Forse almeno sfuggiremmo così a una perversa burocrazia a una perfida incapacità a una inquietante sete di potere che di giorno in giorno si fanno sempre più soffocanti, infamanti, invadenti, petulanti.Mi permetto intanto di suggerire la lettura attenta dell’aureo libro di Gibbon sulla decadenza e il crollo dell’Impero romano; aiuta a capire a spiegare . Pasqua dall’etimologia originaria significa passaggio: il nostro Vescovo questo passaggio lo sta grado a grado effettuando con la sapienza del cuore e la dignità delle promesse.Un fitto programma spirituale per questa nuova Pasqua tra cui si distinguono per bellezza meditativa due iniziative: il Venerdì Santo in Cattedrale alle 13 “Le ultime sette parole di Gesù in Croce” il Sabato alle 10 “L’ora della Madre”.
E infine il ripristino trionfale della Messa solenne ( una volta Pontificale) Domenica primo di Aprile (Lat. aperire= aprire) alle ore 10 e 30 dopo 11 anni di orfanato dalla Messa in Duomo celebrata da sempre dal Vescovo residente: la ferocia dell’assenza. Il Vescovo ha aperto da vero Maestro il suo mandato apostolico di Vescovo di Teano – Maestro di verità di azione di esperienza. La notte della Pasqua più luminosa dell’Aurora consacrerà in toto l’inizio di un episcopato di grandissima levatura. Grazie Don Giacomo per il dono del Vostro affetto già speso “large” a Cerignola e Ortanova.
Per il sindaco del futuro non si può prevedere proprio niente alla luce attuale delle cose che in realtà è buio assoluto come se in tutto questo aleggiasse sovrano un astuto regista ultramondano: “l’antico avversaro” di dantesca memoria. Non ci resta che ripiegarci su un nostro passato remoto per conforto: la nostra storia: altre Pasque.
E mentre ci inoltriamo in questo itinerario della mente e del cuore , sforzandoci di ricostruirne idealmente l’identità storica, intanto che tentiamo di animare questo grande vuoto con la folla di quelli che tanti anni fa vi dimorarono e ora riposano non sappiamo dove, polvere nelle tombe, polvere nomade sui monti, polvere nelle case sonore del cielo, ci chiediamo infine che città potesse essere la nostra.
Il “lavoratore” di oggi, senza fare della sociologia da strada e salvando le pochissime eccezioni, è nel migliore dei casi uno sprovveduto, ingabbiato da leggi Assiro-Babilonesi e vittima di corsi di laurea per lo più inutili talvolta bislacchi. Meglio fare il Prete: è la “professione” più nobile ambita e forse anche “redditizia” . Se avranno licenza di sposarsi gli allegri Presbiteri, saranno la “preda” più ambita. Altre Pasque col sapore della speranza il profumo dei cibi preparati in attesa della benedizione del Prete in sottana cotta stola secchiello e aspersorio con un seguito compunto di chierichetti degna cornice a una funzione domestica di grande valore.Quasi dissolta.
Altre Pasque, alti sentimenti, alti significati e noi bambini del passato ad attendere trepidi fiotti di Luce – oltre l’orizzonte.