Che strano popolo è il nostro. A cercarlo, uno simile, non lo si troverebbe in nessun angolo del mondo. Indolente, indisciplinato, confusionario, disordinato, caotico, contraddittorio, ipocrita, in parole povere, anarchico. Capita, così, che nell’ultima tornata elettorale per le Amministrative, Caserta, il nostro Capoluogo di Provincia, ha rinnovato la carica di Sindaco a Carlo Marino del PD. È inutile dire che in questi anni era tutto un coro contro il suo modo di amministrare la Città Capoluogo. Barriere architettoniche, strade ridotte a percorsi di guerra, taglio indiscriminato del verde urbano, localizzazione in luoghi improbabili di un biodigestore, commercio ridotto ai minimi termini e licenze a iosa per supermercati e ipermercati proprio nel centro Città, subalternità senza limiti al Governatore della Regione Campania, turismo mordi e fuggi, parcheggi e traffico cittadino, movida violenta (c’è scappato persino il morto), e chi più ne ha, più ne metta. Un coro di scontenti pari solo a quello della Raggi a Roma. Ci mancavano solo i topi ed i cinghiali ed il quadro era identico. A detta dei Casertani. Tutti! Però, però, all’indomani della elezione i giornali titolano: “la Città ha compreso il grande lavoro (?) del sindaco…..” (De Michele); “Ha vinto un’idea di Città, una visione di sviluppo (?) che caratterizzerà il nostro futuro” (Enrico Tresca); “costruiremo (?) la Caserta delle opportunità” (Carlo Marino). Caratterizzerà, costruiremo, e di grazia per cinque anni cosa si è fatto visto che, oggi, si parla al futuro? “la Città ha compreso il grande lavoro (?) del sindaco…..” ivi compresi tutti quegli elettori detrattori e calunniatori della prima ora, appecorati in quelle liste civiche, ambientaliste, all inclusive che giuravano e spergiuravano che mai avrebbero votato un Sindaco tanto nemico della Città? Ora, se tanto mi da tanto, a Roma i Romani hanno cambiato il Sindaco incapace e criticato; a Torino stessa cosa, a Napoli idem con patate, etc. etc., a Caserta si riconferma l’Amministratore tanto vituperato. Qualcosa non torna. O no?
Come definirlo questo comportamento? A noi, ci sovviene alla mente solo una immagine “rappresentativa”, quasi una vignetta satirica. Un popolo immerso totalmente nello sterco con a malapena il naso fuori per respirare e la bocca per mangiare. Tutto il resto del corpo imputridito nel letamaio. Quasi un’assuefazione ed una raggiunta area di comfort permanente ad uno status quo ante. Non si spiegherebbe altrimenti il tutto alla luce delle annose lamentele contro un Sindaco, per poi rivotarlo. Unico esempio d’Italia! Vedi Torino, Roma o Napoli. Perché tutta questa attenzione alle vicende del Capoluogo di Provincia? Semplicemente perché tutto ciò accade e potrebbe accadere nella Città di Teano. Dove, tra abbandoni di Assessorati, tra tradimenti, tra pugnalate alle spalle, tra tentativi di delegittimazione dell’(A)amministrazione (ns. del 20.10.2021), tranne qualche sparuto tifoso del Sindaco (vedi Facebook), udiamo continuamente la litania di un rosario i cui grani sono fatti di invettive rivolte all’inadeguatezza del Sindaco e della sua compagine (quella rimasta). Indi per cui, visto quanto è successo nel Capoluogo di Provincia, ci sentiamo di proporre al Sindaco, Dino D’Andrea, una Sua ricandidatura tra due anni sostenuto dal fatto che, perché no, un popolo possa assuefarsi ad uno status quo ante dimenticandosi completamente le proprie annose lamentele contro il Sindaco, per poi rivotarlo. Il Sindaco attaccato dalle opposizioni, dai Suoi “traditori” e dalle lamentele diventa vittima. Ovvero, “il carnefice, diventa vittima”. Non Le pare una buona analisi politica e, sulla base di questa, una buona proposta Sindaco? Che strano popolo è il nostro. A cercarlo, uno simile, non lo si troverebbe in nessun angolo del mondo.
Pasquale Di Benedetto