Abbiamo già avuto occasione di portare agli onori della cronaca, “lo smarrimento” di un tricolore, che l’allora Tenente Colonnello Antonio Arivella, oggi Colonnello e Capo di Stato Maggiore della Brigata Julia, durante una manifestazione per i festeggiamenti del 26 Ottobre 2011 donò al Comune di Teano. Ricordammo che quella bandiera donata, non era una qualunque, ma bensì la stessa che sventolava presso la base italiana nella Valle del Gulistan, durante la missione Isaf in Afghanistan, presidiata dal Battaglione Alpini “Feltre”, di cui Antonio, nostro concittadino, era Comandante. Quel drappo aveva ed ha un significato particolare: fu triste spettatore della morte di Gian Marco, Marco, Francesco, Sebastiano, Matteo. Quattro alpini, appartenenti a quel battaglione e caduti tragicamente in quelle terre, a seguito di vili attentati ai nostri militari.
Inutili, ad oggi, tutti i tentativi di avere notizie sulla sorte di “quel pezzo di stoffa”.
A nulla è valso protocollare una richiesta ufficiale al Comune di Teano. Dopo vari solleciti, abbiamo ricevuto un laconico messaggio in cui ci veniva notificato che omissis …. “la sua richiesta di cui in oggetto, è stata passata per accertamenti e verifiche al Comando di P. M. e all’Ufficio Turismo” ….. omissis….. ” ad oggi gli uffici in parola non hanno ancora risposto. Appena ci faranno sapere qualcosa, sarà nostro premura farglielo sapere” ….. omissis …
Se avessimo avuto l’opportunità, durante la visita che il Prefetto di Caserta, avv. Arturo De Felice, ha voluto fare alla nostra città, gli avremmo rappresentato il nostro orgoglio sidicino, mentre veniva accompagnato a visitare il museo archeologico e quello garibaldino. Sarebbe stato bello, se la carovana si fosse potuta fermare davanti a quel tricolore sbiadito, per ricordare ed onorare chi ha dato la vita servendo la patria. In quegli attimi, gli avremmo evidenziato, altresì, la nostra gratitudine e riconoscenza verso chi, con tanto lustro, sta portando in alto il nome della città di Teano. A loro che non ci sono più, avrebbe fatto enormemente piacere sapere che quel tricolore era stato omaggiato con tutti gli onori del caso. Quello stesso tricolore che per tante mattine è stato issato in cielo in terra afghana. Sempre lo stesso tricolore che, un maledetto giorno, è stato ammainato e fissato a mezz’asta, per onorare i sui caduti. Oggi, chissà che fine avrà fatto!
Difficile capire, tantomeno lontanamente provare ad immaginare cosa hanno rappresentato per noi quei giorni, in cui con tante altre famiglie, abbiamo letteralmente vissuto con il fiato sospeso, mentre quella bandiera sventolava in terra straniera.
Il 26 ottobre si avvicina, e come ogni anno immaginiamo che, probabilmente, “la macchina dei festeggiamenti” si metterà in moto. Non osiamo concepire, nemmeno con tutta la nostra fantasia, come si possa pensare di festeggiare una ricorrenza del genere e contemporaneamente non riuscire a fornire nessuna risposta ad una semplice domanda sulla sorte di un tricolore. Simbolo di unità nazionale, che l’incuria, l’ignoranza e l’incapacità hanno sfregiato. Vilipeso.
Il lungo silenzio, raccolto in quell’imbarazzante “sarà nostro premura farglielo sapere” è più chiaro di ogni altra risposta. Evidentemente, saranno stanchi anche loro.
Se ad una semplice e banale richiesta come questa, non c’è risposta, ci chiediamo come possano essercene per tutte le altre, ferme da tempo immemore su qualche scrivania e/o chiuse colposamente in qualche cassetto.
Evidentemente, è questo quello che ci meritiamo.
Luciano Passariello