La vicenda è stata denunciata alcune settimane fa ma, solo in questi giorni si è avuto conoscenza di un fatto criminoso che, al di la della cronaca, va raccontato perché ormai la delinquenza ma soprattutto i reati contro il patrimonio, degli altri, non si fermano più e sono ispirati da menti lucidamente geniali.
Un noto imprenditore di Teano, alle prese con gli ormai consueti problemi di carattere finanziario, controlla puntualmente il proprio conto corrente. C’è sempre la speranza di un incasso imprevisto contro la certezza di pagamenti da fare. Purtroppo la sua attenzione si concentra su di un assegno di otre settemila euro prelevato dal proprio conto corrente, con numero di assegno seriale del proprio blocchetto. E’ un importo nuovo per lui, un importo importante di cui però non ricorda a chi l’avrebbe dato in pagamento.
Fa immediatamente ritorno nel proprio ufficio e con sua grande sorpresa scopre che quell’assegno, con quello stesso numero è ancora nel blocchetto in suo possesso. Come è possibile che sia stato incassato un assegno con lo stesso numero di un foglietto ancora disponibile nel suo blocchetto.
Si reca allora presso la filiale della sua banca, quella stessa che gli ha consegnato il blocchetto di assegni e, senza spiegare ancora niente al funzionario, chiede di vedere l’assegno con il numero xxxxxxxx Il funzionario seppure incuriosito, preleva dalla cassaforte il pacco degli assegni incassati ed estrae l’assegno con il numero xxxxxxx Il malcapitato imprenditore estrae allora dalla tasca il blocchetto di assegni in suo possesso e mostra al funzionario il tagliando ancora integro che riporta lo stesso numero di quello incassato.
Stupore e meraviglia ma anche la rabbia che comincia ad impossessarsi dell’imprenditore il quale comincia a farsi mille domande. Come sia possibile che qualcuno si possa presentare in banca e chiedere ed ottenere di incassare un assegno di importo notevole, non trasferibile, risultato poi contraffatto? Effettivamente l’assegno falso risulta fedelmente riprodotto, in ogni sua parte, compreso il timbro, la serie ed il numero di conto corrente e quello progressivo.
Scatta subito la denuncia ai carabinieri i quali stentano a credere a quello che viene loro raccontato. Scattano le indagini e l’assegno incassato (falso) viene sequestrato dagli inquirenti i quali dovranno accertare la dinamica della truffa ma, capire anche come sia stato possibile che, un funzionario dello stesso Istituto bancario, in una diversa filiale di quella di origine (Foggia), abbia potuto pagare un assegno senza accertarsi della reale identità dell’intestatario, della corrispondenza della firma ed il tutto per un importo molto importante?
Gli inquirenti dovranno dare risposta anche all’interrogativo più importante: come hanno fatto i malviventi ad entrare in possesso del numero seriale di quel blocchetto, sapere che quell’assegno non era stato ancora incassato ma soprattutto imitare anche il timbro del correntista? Domande che ritornano puntualmente nella mente del povero imprenditore che ancora oggi non si dà ragione di quanto gli è capitato. "Certo, se alle evidenti difficoltà in cui versa il nostro settore, ci aggiungiamo anche le truffe bancarie, stiamo proprio a posto?" Queste le uniche parole che siamo riusciti a raccogliere. come dargli torto?
Un caso analogo è stato segnalato in un Istituto bancario di Grumo Nevano. Identica tecnica, identico percorso, identica truffa.
Severino Cipullo