Felicissimo di appprendere che De Simone, da me affettuosamente ribattezzato Cioccolantonio, Pinibale Mastrati et alii abbiano assunto l’iniziativa ( sono diversi anni che ne parliamo) di riesumare e rendere pubbliche le missive galileiane di Mons. Giovanni de Guevara, presule di origini spagnole che acquisì in diocesi molti meriti. Il suo fastoso e immenso blasone nobiliare fu apposto come firma al centro del loggiato della cattedrale. Il loggiato fu fatto da lui realizzare con encomiabile buon gusto e con un grano di autocompiacimento, in tempi in cui il bon ton prevaleva sull’attuale quasi globale strafottenza. Ora lo stemma del Vescovo napoletanspagnolo giace incosolabilmente trascurato nella sudicia e negletta cripta di S Paride. Un applauso da spellarsi le mani ai tre e più baldi ganimedi deguevariani, con la raccomandazione di spicciarsi, considerando la loro proverbiale "rapidità". I fondi si assottigliano sempre di più e in breve saggi politicanti ci ridurranno a un paese terzomondista. Mentre il Brasile del dinamico Ignacio Lula da Silva, sul quale ai suoi esordi presidenziali nessuno avrebbe scommesso un lirino, qualche buon passo avanti lo ha fatto e nessuno può contestarlo.
Tornando a Guido di felice memoria, nel suo appassionante percorso di Sidicinologo di frontiera non ha avuto sorte proporzionata al suo talento. Vuoi per gli incontri non sempre adeguati al suo livello di gran signore, vuoi anche per la sua lunare personalità un poco anguillare e "diplomatica". Anche da morto. Un esempio: il 9 febbraio del c.a. vinti dubbi e perplessità mi recai al locale convento antoniano a fare una proposta al superiore di fresca nomina. Pubblicare una monografia storica sul Santuario e convento scritta a quattro mani da Guido e me. Riporto, per illuminare meglio l’allegra vicenda, l’introduzione che rapido imbastii a questo ennesimo rifacimento : "La presente monografia ci fu commissionata nel 1995 da fra’ Nunzio da Pompei , per l’ostensione nel santuario di una reliquia di S. Antonio proveniente da Padova. Poi per circostanze inesplicabili non se ne fece più niente. Nel 2000, anno giubilare, il pio fraticello ritornò alla carica e ne stendemmo un’altra versione provvisoria, attualizzata. Nulla fu pubblicato per altrettanti inesplicati motivi. Il francescano, ex tipografo guarda caso, fu poi felicemente trasferito in altri conventi e fortunatamente non lo vedemmo più. Il lavoro dal canto suo dormì il sonno dei giusti. Guido si era attivato recentemente per farlo pubblicare da non mi ricordo chi editore. Infelicemente in una torrida notte di agosto del 2009 inopinatamente si trasferì all’altro mondo, repentinamente, inesplicabilmente , tragicamente. E lasciò un grande vuoto, postmoderno. Lo scritto necessitava di ulteriori controlli e correzioni che, scoraggiati, mai facemmo. Ora mi pare il caso di rivederlo da solo e sfrondarlo da pleonastiche ridondanze e passaggi noiosi, orfano di uno straordinario amico e sodale e per onorarne la memoria e per dotare, dandolo alle stampe, i devoti frequentatori del santuario, nonché i cultori della materia di uno strumento piuttosto agile e di non complessa leggibilità. Era l’espressa volontà del defunto coautore."
Debbo aggiungere che nel giugno del 2010 mi ero rivolto allo straordinario Padre Pino che, esaminato il dattiloscritto, si dichiarò entusiasta e disposto a pubblicarlo. E chi conosce bene il P. Pino sa quanto vale la sua parola. C’era solo un ma. Scadeva il suo mandato di guardiano e se fosse restato al convento anche in qualità di frate semplice, affermò con elegante, rassicurante espressione, la pubblicazione si sarebbe fatta ugualmente. Con estrema classe e delicatezza non trattenne la minuta, cosa che stimai infinitamente. Il novello superiore, per farla breve, dopo un tira e molla da commedia goldoniana, si decise a esaminarlo, e consultata la fraternità, mi avrebbe comunicato la decisione. La fraternità ( 2 frati itineranti e un "picuozzo") diede il placet. L’ineffabile guardiano si dedicò con lenta lena da Lumaca di Pinocchio alla revisione del testo, apportandovi modifiche di valenza liturgico-religiosa e dopo qualche tempo dichiarò che per la festa del Santo taumaturgo non ce l’avrebbe fatta. Ma per il 4 ottobre Festa del Poverello di Assisi o intorno a quella data avrebbe presentato lo scritto all’inclito e al colto. Non ho saputo più nulla e a dire il vero non ho nessuna voglia di chiedere. L’intuito e lo sviluppato sesto senso mi dicono che andrei incontro di nuovo a un sesquipedale rinvio. Il priore d’altra parte aveva già marcatamente sottolineato che possedeva il mio numero telefonico, ergo lascio a Voi cari Lettori trarre le conclusioni.
In questa pluriennale farsesca odissea libresca da un buon tempo si sono introdotti a giusta causa e con mio grande diletto Pinuccio, il vigile (nel senso di attento osservatore) fratello Pierino e qualche altro Amico, fermamente decisi a riprendersi, col mio beneplacito, e a pubblicare col concorso della proloco, il beneamato fardello. Per questi notevoli e splendidi Amici rappresenta soprattutto l’opportunità di rinverdire la memoria del nostro carissimo, sfortunato, insostituibile sodale.
Ancora non lo hanno fatto. Bene. Cosi è se vi pare.
Giulio De Monaco