Il Sindaco aveva deciso di assegnare il ruolo di datore di lavoro, nelle procedure della sicurezza, così come contemplate dalle vigenti norme in materia, al funzionario responsabile della ripartizione tecnica del Comune, ingegnere Fulvio Russo. A sancire tale decisione un decreto proprio del sindaco Raffaele Picierno.
Ma, la decisione sindacale, secondo lo stesso Fulvio Russo, non era compatibile con il suo stato di sindacalista, incarico già rivestito dal Russo al momento dell’ufficializzazione dell’incarico. In pratica la tesi di Russo tendeva a spiegare che, non è assolutamente possibile immaginare che nella stessa persona possano convivere due responsabilità diverse, quella di rappresentante dei lavoratori e quella di datore di lavoro, una incompatibilità evidente. Per questo motivo il Russo rinunciò all’incarico conferitogli dall’Ente.
Iniziò un braccio di ferro tra il Sindaco e il funzionario, ognuno fermo sulla propria posizione. Russo allora decise di rivendicare le sue ragioni attraverso le vie legali. Il Sindaco Picierno, a questo punto chiese un parere all’ufficio legale interno che però si pronunciò a favore della tesi di Russo, sconsigliando dunque il Comune dal costituirsi in giudizio.
Ma si sa, spesso i pareri, in questo caso non vincolante, servono quando devono sostenere una decisione già presa, se invece sono contrari, si va avanti lo stesso. Così decise di fare il Comune di Teano affidando la propria resistenza davanti al giudice del lavoro, ad uno studio legale esterno.
Una decisione molto criticata dalle opposizioni consiliari che ritenevano un inutile spreco di denaro della collettività la costituzione in un giudizio in un procedimento in cui il proprio ufficio legale si era già pronunciato negativamente. La sentenza del giudice del lavoro condanna il Comune e non si presta ad essere interpretata, è tassativa: Il Sindaco non poteva conferire l’ incarico al proprio dipendente per evidente incompatibilità ed è condannato a pagare le spese legali, anche quelle sostenute dal proprio funzionario.
Questa ostinazione costerà alle casse comunali oltre cinquemila euro e, secondo i consiglieri comunali di opposizione Carmine Corbisiero e Roberto Conca, rappresentano importanti risorse che si sottraggono a quelle necessarie per erogare i servizi minimi indispensabili per la nostra collettività.
Tutta la vicenda, per i due consiglieri, nell’ambito delle prerogative di controllo loro assegnate dal voto elettorale, contiene le ragioni minime per chiedere alla Corte dei Conti di valutare se non si è di fronte ad un “presunto spreco di denaro” e quindi di individuare eventuali responsabilità soggettive che dovessero emergere da tale comportamento.
Aspettiamo anche questa sentenza!
Rosa Chirico