Mentre scrivo, cinquanta medici sono caduti sul campo di battaglia, in prima linea contro un nemico subdolo e pavido, che ricorre alla guerriglia, nascondendosi e colpendo alla prima distrazione. In questo paragone “bellico” la memoria non può non andare, per similitudine di attrezzature e di organizzazione, ai fanti della prima guerra mondiale, mandati a morire sul Carso o sull’Altopiano di Asiago da generali dalle ristrette vedute, fermi a tattiche più che datate; o alle migliaia di soldati dell’Armir, nella seconda guerra mondiale, mandati a combattere nelle distese di neve della Russia, con ai piedi scarpe di cartone pressato, fasce avvolgi – gambe e moschetti tipo fucile ’91 (Carcano-Parravicino). Perché non si può combattere il COVID-19 con mascherine buone, come dice De Luca, solo a pulire gli occhiali, o in ristrettezze di respiratori e di centri di terapia intensiva, o in ospedali inesistenti, chiusi chissà secondo quale logica. Ma i medici, come i fanti del ’17 ed i soldati del ’42, continuano a combattere ed a cadere, secondo una dignità professionale che travalica ogni propaganda di regime, vuota e fastidiosa quando troppo insistente, e magari messa in scena da chi il fronte manco immagina cosa sia.
“Ce la faremo” riecheggia il mendace “Vinceremo” degli anni ’40. Non lasciamoci prendere dalla esaltazione continua e perversa da comandante seduto dietro una scrivania. Non inventiamoci improbabili storie di eroismo personale: sarebbero ridicole e controproducenti al contatto con la realtà; restiamo con i piedi per terra, almeno ancora un po’. Poi potremo riprendere a distribuire “targhe” e “cittadinanze” a strafottere! Ma per il momento diamoci una calmata!
Non è impresa da Nobel curare una tracheite o una banale influenza; ma è diabolico accennare ad una malattia vaga che guarisce in mezza giornata con la imposizione delle mani, fossero anche quelle del Primo Cittadino, per millantare una sicurezza che nei fatti non esiste.
L’unica arma efficace, oggi, non è il moschetto Carcano, in dotazione al nostro esercito dal 1891 al 1945; è solo la nostra capacità di contenere la diffusione del virus, evitando i contatti ravvicinati e restando in casa.
E, voglio spararla anch’io, “Vinceremo” e “fermeremo il nemico sul bagnasciuga”. Et voilà.
La Storia si ripete. Sempre!
Claudio Gliottone