In questi mesi di silenzio, forzatamente voluto e desiderato, mi sono ripetuto, fino allo sfinimento, come un mantra, un jingle nella testa, una canzoncina …un motto: va tutto bene, non fa nulla, va tutto bene. Mi sono, pertanto, sforzato di immedesimarmi in coloro che quando vedono qualcosa che non va sono disposti a girarsi dall’altra parte, magari a chiudere un occhio, o anche, al bisogno, tutti e due. Cosa volete che vi dica, magari in me voleva maturare l’aliena esperienza di essere servile con chi dovrebbe servire la propria comunità, ma che, invece, per arte o per diletto sceglie di fare altro. Pensandoci bene, però, non ci riesco proprio. Sono diversi giorni, infatti, che facendo il mio solito giro podistico rimbombano nella mia testa – si sa camminare e/o correre aiuta a schiarire le idee…lo consiglio vivamente ad alcune persone, ne troveranno giovamento – pensieri sul degrado in cui versa il nostro territorio cittadino. Un degrado, non novello, si badi, ma ben più grave rispetto al recente passato, in quanto frutto di costumi e convincimenti, a cui fa, ahi me, purtroppo, da contraltare l’immagine falsata che vogliamo passare di noi all’esterno. Paese sicuro, paese pulito, accogliente e via dicendo. Quante di queste cose sono vere? Credo ben poche. Siepi alte, illuminazione abbandonata e non vado oltre. Perché si falsa la realtà, forse ci stiamo abituando a quanto non dovremmo? La mia non vuole essere una polemica di quelle, come dice qualcuno, fatte per “cattiveria”, ma piuttosto è un anelito, diretto a chi detiene le redini della nostra compagine cittadina, perché faccia quello che deve senza pubblicizzare inutili facezie. Il cittadino, d’altra parte capisce, comprende, tollera ma non merita di essere canzonato. Ebbene, tornando a noi, diversi giorni fa, percorrendo la centrale strada che conduce dalla Deco al ponte di S. Antonio, nei pressi del tabellone pubblicitario, trovo adagiato a terra i resti di un povero gattino. Oggi a distanza di circa 5 giorni, ripassando, trovo lo stesso corpo rinsecchito, annichilito nello stesso punto, come se nulla fosse. Giorni prima stessa sorte a dei ratti nei pressi della ancor più centrale “Piazzetta”, se non fosse che li, magari, non dovevano e non potevano rimanere. A questo punto, tralasciando l’incuria arborea che adorna a modo di orto botanico i marciapiedi del paese, mi chiedo: è possibile tutto ciò? Come possiamo inorgoglirci di un servizio sulla rete nazionale, se poi non abbiamo cure e rispetto della nostra città? Forse, e dico, forse, sarebbe il caso di cominciare ad avere un po’ di rispetto per noi stessi ed imparare a volere bene a ciò che i nostri avi ci hanno donato. Ed allora riappropriamoci di idee e parole…il coraggio verrà da sé e potremmo realmente essere orgogliosi di avere contribuito, anche con la parola, a migliorare il paese che abbiamo deciso di vivere.
E come direbbe qualcuno: Estote Parati…