Venerdì scorso si è celebrato il tanto sospirato Consiglio comunale, più volte rinviato per diversi motivi, con all’ordine del giorno argomenti vecchi di almeno quattro mesi. Questo la dice lunga sulla sensibilità che il Presidente del Consiglio riserva alle argomentazioni proposte prevalentemente dalla minoranza consiliare e sulle quali , sembra che la maggioranza preferisca la politica del rinvio perché, come si dice in amore, “lontani dagli occhi lontani dal cuore”, in questo caso ” lontani nel tempo lontani dall’interesse dell’opinione pubblica”.
Ciò nonostante, seppure in assenza del solito pubblico, il consiglio è stato costretto a trattare due argomenti che, lo comprendiamo bene, la maggioranza avrebbe fatto volentieri a meno di discutere.
Il primo è stato quello relativo ad una interrogazione del consigliere Carmine Corbisiero, capogruppo UDC, che ha interrogato il Sindaco per sapere se non ritiene di proporre la revoca della cittadinanza onoraria alla signora Anita Garibaldi per il comportamento poco cortese e rispettoso della nostra città, mantenuto in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia allorchè rilasciò prima una dichiarazione nella quale affermava che Il Generale non si era incontrato ne a Teano e ne a Vairano, poi goffamente smentita e successivamente accusando uno stato influenzale si era sottratta a presenziare alle manifestazioni dell’Unità d’Italia programmate nella nostra città, per scoprire poi (smascherata dal Direttore di questo giornale) che in quello stesso giorno si trovava presso la sede della Treccani a Roma ad ascoltare il Presidente Amato affermare che l’incontro si era verificato a Vairano.
Palese l’imbarazzo del Sindaco e della Giunta che però hanno respinto la proposta perché ritenuta poco praticabile ma riconoscendo, attraverso le parole del suo Vice D’Aiello, che effettivamente nel comportamento della Garibaldi si potevano ravvisare atteggiamenti almeno poco rispettosi verso la nostra città.
L’altro argomento sul quale il sindaco ha preferito leggere la risposta alla interrogazione dello stesso Carmine Corbisiero è stato quello relativo alla richiesta di risarcimento danno avanzata dal Sindaco e dalla Giunta nei confronti del direttore de "Il Messaggio" per la pubblicazione del famoso articolo a firma di Monsieur Travet. Corbisiero voleva sapere se non ritenevano di aver esagerato nel promuovere una denuncia deliberata verso due testate giornalistiche ma formalizzata solo verso Il Messaggio o meglio verso il suo Direttore Antonio Guttoriello.
Il fogliettino letto dal sindaco, certamente scritto da mani esperte, confermava la convinzione che in quell’articolo erano contenute allusioni che nuocevano all’immagine del Sindaco, della Giunta e dell’Ente.
Il risarcimento richiesto è stato fissato in cinquemila euro, l’importo corrispondente al valore dell’immagine del Sindaco, della Giunta e dell’intero Ente. Corbisiero nel replicare, ha affermato che in quell’articolo erano contenute le stesse accuse che egli stesso in più di un consiglio comunale ha lanciato contro la maggioranza e la sua giunta.
Molto significativa dello spessore morale che regna nell’attuale maggioranza è sembrata la risposta che ha fornito l’avvocato D’Aiello ( non si comprende come il Presidente del Consiglio consente ad un terzo componente di inserirsi in un argomento che dovrebbe limitarsi al confronto tra interrogante ed interrogato) il quale alle affermazioni di Corbisiero avrebbe replicato:” Allora se tu dichiari che quell’articolo lo hai firmato tu, noi siamo disposti a ritirare la denuncia!”. Dunque non è grave quello che sta scritto ma chi lo ha scritto.
Obiettivo palese dell’intera maggioranza, fatta eccezione per qualche rappresentante della stessa, che ha personalmente dichiarato la sua contrarietà, era dunque il Messaggio ed il suo direttore. Informato di quanto detto in Consiglio, il direttore Guttoriello ci ha rilasciato la seguente dichiarazione:” Non avevo dubbi sul fatto che l’obiettivo fossi io ed il nostro giornale. Non ho aderito al tentativo di conciliazione previsto dalla procedura, propostomi dall’avvocato del Comune, perché preferisco arrivare alla sentenza di un Giudice. Se avessi accettato di riconoscere un solo euro per l’immagine di questi signori, avrei implicitamente ammesso di avere delle responsabilità che invece respingo. Se la sentenza sarà per me negativa, oltre a chiudere il giornale, mi convincerò definitivamente che, dopo averci spogliato di tutto, ora tentano di privarci anche della libertà di stampa e di pensiero”.
Una brutta storia quella della denuncia dagli sviluppi imprevedibili .
Rosa Chirico