Nell’era del virtuale, abbiamo provato per un attimo ad immaginare come sarebbe la vita dei cibernauti se, all’improvviso, non ci fossero più i social. La loro dipendenza è catalogata come una vera e propria malattia. In alcuni casi, la loro mancanza prolungata, può indurre in taluni soggetti una vera e propria crisi da astinenza. Se domani mattina ci svegliassimo senza facebook, per molti sarebbe un serio problema. Dal 2004, anno della sua nascita, Facebook ha letteralmente cambiato gli aspetti della socializzazione tra le persone.
In un mondo che corre veloce sulla rete, tutti sanno tutto in tempo reale. Ci sono quelli che non pensano altro che condividere in ogni istante, la propria vita. Si “postano” foto della propria casa, nei minimi particolari. Senza pensarci un attimo. E’ bene sapere che, nello stesso istante in cui mettete tutto in rete, quelle informazioni potranno essere usate da chiunque. Sembrerebbe che anche i furti nelle abitazioni, trovano preziose informazioni dal mondo virtuale. Davanti al monitor con la tastiera tra le dita o meglio ancora con lo smartphone non ci pensiamo minimamente ed incuranti del pericolo, obbediamo tutti all’undicesimo comandamento: postare!
Ci sono quelli che sentendosi “al sicuro”, dal loro profilo lanciano guanti di sfida a chiunque, inconsapevoli che quel che è scritto è scritto. Lasciandosi andare ad ogni tipo di commento, oltrepassano spesso quel limite, invisibile ai loro occhi, delle regole elementari di buona educazione. Ma la rete è la rete, e pur di racimolare qualche decina di “mi piace”, si è disposti a tutto. Quei “mi piace”, un vero e proprio incitamento. E, più ne arrivano, è più ci sente orgogliosi e fieri di quanto scritto. Che strano, quelle stesse persone non sarebbero mai capaci di ripetere la stessa cosa nel mondo reale. Taluni sono poi convinti che, nel mondo virtuale, tutto sia concesso. E restano nella tal convinzione fino a quando non arriverà una denuncia, una querela che loro malgrado, li riporterà di corsa nel mondo reale.
Noi che abbiamo l’ardito orgoglio di scrivere e raccontare, ci permettiamo di suggerire per il prossimo Natale, di ritornare agli auguri di un tempo. Abbiamo ancora vivo nella mente un ricordo. Seduta su una sedia al tavolo della cucina c’era lei, la padrona di casa. Dall’altro lato, lui il capo famiglia. Sul tavolo, un foglio di quaderno con l’elenco dei parenti e degli amici cui inviare il bigliettino d’auguri. Poche parole, scritte da chi aveva la calligrafia più bella e, ovviamente, firmato da tutti. I più piccini, si dedicavano alla chiusura delle buste e ai francobolli. Tradizione voleva che all’arrivo degli auguri, seguisse la telefonata di ringraziamento. La cornetta del telefono passava di mano in mano, per salutare quegli zii lontani. Ciao zia grazie, tanti auguri anche a te come un ritornello veniva ripetuto ad ogni chiamata. I bigliettini di auguri ricevuti, venivano custoditi quasi come delle reliquie.
In una di quelle “scatole dei ricordi”, abbiamo ancora conservato gelosamente una lettera che arrivò dalla lontana America. Sulla busta, con una calligrafia incerta, c’era scritto: Don Felice, Teano – Italia. All’epoca di “Felice” ve ne erano ben pochi. Tra l’allora Vescovo, S.E. Felice Cece, e nostro padre, appunto “don Felice”, il postino non ebbe dubbi e consegnò a noi quella lettera. Ancora oggi quando la rileggiamo in famiglia, ci evoca piacevoli ricordi. Provate a fare la stessa cosa con un messaggio; che sia sms, whats up, messanger o facebook. Dopo qualche giorno, sarà inevitabilmente cancellato, per fare spazio sulla memoria! E dunque, cosa vi sarà restato ?
Ecco, per il prossimo Natale, se volete fare qualcosa di originale, inviate dei semplici bigliettini di auguri, scritti di vostro pugno.
Chi dovesse riceverli, ne sarà sicuramente felice. Almeno, ce lo auguriamo.
Luciano Passariello