«Proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio, una decisione difficile ma necessaria di cui mi assumo tutte le responsabilità politiche». Con queste parole, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha aperto la diretta televisiva per annunciare la proroga delle misure restrittive vigenti sul territorio nazionale, inizialmente con scadenza il 13 aprile incluso. La misura si è resa necessaria data la particolare natura del mese di aprile, tra festività continue come Pasqua, Pasquetta e liberazione, e la festa dei lavoratori del 1 maggio, occasioni queste che avrebbero richiamato con un allentamento delle misure, milioni di italiani tra spiagge, concerti improvvisati, scampagnate e tavolate attrezzate alla meglio.
Prime riaperture di attività non essenziali.
Nel DPCM n.194, è specificata anche una riapertura di alcune attività non essenziali ed altre ritenute di nuovo essenziali, infatti dal 14 aprile apriranno cartolibrerie e librerie e anche negozi per neonati e bambini. Via libera anche alla silvicoltura, per via dell’importanza dell’approvvigionamento di legna combustibile. Conte ha poi aggiunto: «Prometto che se prima del 3 maggio si verificassero le condizioni, cercheremo di provvedere di conseguenza ad aprire altre attività produttive.» Un primo segnale che stiamo per entrare nella Fase 2 di gestione della pandemia da SARS. In allegato al documento datato 10 aprile, le tabelle con i relativi codici delle attività che saranno riaperte nello specifico.
Orari più lunghi e guanti per fare la spesa.
Sempre nel DPCM, ci sono tra l’altro misure ad hoc previste per gli esercizi commerciali. Tra queste: guanti monouso per fare la spesa, gel per disinfettare le mani disponibili accanto alle casse, anche vicino ai sistemi di pagamento, mascherine per i lavoratori. E orari più lunghi per evitare code (e quindi rischio assembramenti). Tra le indicazioni anche pulizie almeno due volte al giorno. E poi ingresso uno alla volta nei piccoli negozi e dove possibile, percorsi diversi per entrate e uscite.
Crolla l’illusione no-borders: stretta sugli ingressi e sulle navi da crociera.
E’ confermata la stretta sugli ingressi in Italia, già stabilita con ordinanza. Chi rientra avrà l’obbligo di isolamento fiduciario anche in assenza di sintomi. Prevista la possibilità di transiti per lavoro di massimo 5 giorni (72 ore prorogabili di 48). Regole più stringenti, in entrambi i casi, alla partenza dall’estero: bisognerà consegnare una dichiarazione ai vettori che dovranno misurare la temperatura e bloccare il viaggio di chi sia in stato febbrile. Sospesi anche i servizi di crociera turistica di navi battenti bandiera italiana e vietato lo sbarco a navi da crociera estere.
Task force di ricostruzione.
Nascerà poi una task force formata da economisti, giuristi, scienziati e sociologi. Avrà un mandato chiaro: guidare la ricostruzione del Paese. Alla guida ci sarà Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone e sarà composto da tante personalità che risiedono in Italia e all’estero come Giovannini, Maggini, Mazzuccato, Sadun. Alla task force il compito di studiare «processi razionali» per «ripensare l’organizzazione della nostra vita» nella Fase 2.
No al MES e duro attacco alle opposizioni.
Il premier ha ribadito che l’Italia non farà ricorso al fondo salva Stati, il MES, definito inadeguato. «L’Italia non ha firmato alcuna attivazione del MES: non ha bisogno del MES perché lo ritiene totalmente inadeguato e inadatto all’emergenza che stiamo vivendo». Insomma, anche se «l’Italia ha dato l’ok a livello europeo al Mes non condizionato, non è un discorso che riguarderà il nostro Paese». E ha aggiunto, con una stoccata all’opposizione: «Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri o attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Questo governo non lavora col favore delle tenebre: guarda in faccia gli italiani». Il MES, per chi non conoscesse l’acronimo, è il Meccanismo Europeo di Stabilità, cofinanziato da tutti gli stati membri in diversa proporzione e studiato per garantire finanziamenti in prestito agli stati su uno stile Grecia 2011, imponendo pesantissimi limiti e garanzie agli stati indebitati che ne farebbero richiesta. Pensato quindi per disastri di natura finanziaria e non sanitaria, lo strumento è, come dice a buona ragione il premier, totalmente inadatto e fuori luogo, anche con condizionalità alleggerite. Prova ne è il fatto che sia l’unica opzione preferita fortemente da Olanda, Germania, Austria e Svezia per garantire liquidità agli stati disperati del Sud Europa, in contrasto alla legittima richiesta di emissione di CoronaBond garantiti dall’intera Unione, da parte dei governi Italo-franco-spagnoli, al fianco di misure già messe in atto come il SURE e l’intervento della BEI. Le trattative si prospettano lunghe e infuocate, con i tempi biblici tipici della burocrazia europea, quindi Conte ha chiesto unità e responsabilità alle opposizioni (all’attacco da giorni) per non indebolire ulteriormente il potere negoziale (purtroppo molto basso) dello Stato Italiano ai tavoli di Bruxelles.
Riccardo Luigi Conte