Ormai tutti i paesi hanno applicato misure di quarantena per il contenimento del Covid 19, con protocolli molto rigidi. Lo scopo è frenare il tasso di contagio. Tuttavia, anche se in queste settimane è stato scritto di tutto sul coronavirus, quasi nessuno ha posto l’attenzione su un fattore importante che andrebbe preso in considerazione, e da non sottovalutare: gli effetti psicologici della quarantena. Bombardati dal’imperativo categorico “State a casa”, che si traduce in state soli, deprivati di contatti umani e affettivi, di tutte le attività di svago e fonte di benessere, veniamo presi da sentimenti emotivi che prima sembravano non appartenerci. Ne abbiamo parlato con una giovane Dottororessa in Pasicologia, Martina Camelio: “Abituati a fare sempre più cose, a ritmi veloci e – talvolta – confusionari, ci viene chiesto ora di “non fare” di restare a casa: un radicale cambiamento del nostro stile di vita, una sospensione della normalità. Tutto ciò ha dei risvolti sul piano psicologico ed è importante, per ciascuno di noi, fare spazio alla consapevolezza tralasciando il pregiudizio. Muta il nostro rapporto con la paura che, in casi di emergenza come questo, può essere considerata funzionale. La paura, infatti, può trasformarsi in attivazione e maggiore attenzione, facilitando, in questo caso, la messa in atto dei protocolli igienici consigliati dal Governo. La stessa paura, però, può diventare disfunzionale, soprattutto in quelle persone che hanno maggiore difficoltà a gestire l’ansia. Lo stress, spesso associato a situazioni frenetiche, viene adesso associato ad un periodo di “immobilità”, come la quarantena. Gli stimoli fonte di stress – chiamati stressors – vengono rafforzati, secondo alcuni ricercatori. Tra questi, la durata stessa della quarantena, la paura di essere stati contagiati e di poter contagiare gli altri (soprattutto chi ci è più caro), la noia, la frustrazione e il timore di rimanere sprovvisti dei beni di prima necessità, possono favorire episodi di forte stress. Lo sguardo dei ricercatori volto alla fine della quarantena vede nelle perdite economiche e nello stigma sociale vissuto dai soggetti isolati una volta liberi, probabili fonti di difficoltà psicologiche. Le emozioni, come la rabbia o l’angoscia, possono caratterizzare il vissuto di gran parte dei cittadini e diventare, talvolta, un fattore di rischio da non sottovalutare per il proprio benessere psichico. È importante, dunque, saper chiedere aiuto nel momento del bisogno, rispettando la prima regola: non vergognarsi. «Non vi è salute se non vi è salute mentale», come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità.”
Sara Finocchi