Si fa, oggi come ieri, ed a ragione, un gran parlare di “razzismo”, termine che indica il detestabile pensiero di categorie presunte superiori ad altre. I motivi della sua nascita, che hanno prodotto i danni più cruenti per l’umanità, sono generalmente il colore della pelle, la appartenenza etnica, la storia comportamentale di interi popoli, la loro cultura nazionale, l’orientamento sessuale, l’appartenenza religiosa, ed altro. Quest’ultima rientra sicuramente tra gli impulsi più esecrabili perché ne chiama a giustificazione la dedizione ad un “dio” che in tutte le religioni al mondo è stato sempre identificato con i migliori attributi di bontà, di amore, di solidarietà per gli uomini; incomprensibile, quindi, che ci si odi e ci si combatta proprio in nome di un dio. La più grande vittima dei pregiudizi razziali è stato sicuramente il popolo ebraico, ma è altrettanto vero che questi non sono mai mancati anche nel suo interno. Baruch Spinoza, grandissimo filosofo ebreo, dalla vita semplice ed irreprensibile, umile e mite di carattere, morto a 44 anni per disturbi polmonari probabilmente contratti a seguito del suo mestiere, molatore di lenti, nel quale era bravissimo, nacque ad Amsterdam. La sua famiglia si era dovuta trasferire in Olanda proprio per sfuggire a persecuzioni antiebraiche, ma il bello deve ancora venire. Baruch lavora nel negozio di spezie del padre, ma è un grande studioso e pensatore ed ha già elaborato delle teorie filosofiche che si compendieranno, da un punto di vista etico – religioso nel famoso motto “Deus sive natura”: cioè nella identificazione di Dio con tutta la natura. Apriti cielo! La reazione dei rabbini fu immediata: processato per eresia, viene emesso nei suoi confronti un anatema, equivalente alla scomunica dei cristiani; il cherem. A firmare il decreto di scomunica, conservato negli archivi municipali di Amsterdam, è il rabbino Saul Levi Morteira, novello Caifa. Ne riporto la parte più sconvolgente: “Il suddetto Spinoza sia messo al bando ed escluso dalla nazione di Israele. Con l’aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, noi escludiamo, cacciamo, malediciamo ed esecriamo Baruch de Spinoza con il consenso di tutta la santa comunità. Che sia maledetto di giorno, che sia maledetto di notte; che egli sia maledetto durante il sonno e durante la veglia, che sia maledetto quando entra e che sia maledetto quando esce. Voglia lo Eterno accendere contro questo uomo tutta la sua collera e riversare su di lui tutti i mali menzionati nella Legge. Che nessuno lo avvicini a meno di quattro cubiti. Che nessuno viva sotto lo stesso tetto con lui e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti”. La inumana acredine è la stessa mostrata una trentina d’anni prima, nell’anno santo 1600, dal cardinale Roberto Bellarmino, poi persino innalzato alla gloria degli altari, nel condannare al rogo Giordano Bruno per aver affermato che: “esistono innumerevoli soli e innumerevoli terre ruotano attorno a questi”. Altra religione, ma non dissimile comportamento teologico – gerarchico.
“Ahi giorno sovra gli altri infame e tristo,
quando vessil di servitù la Croce
a campion di tiranni apparve Cristo!”
cantava Carducci nell’ode “Voce di preti”.
Claudio Gliottone