C’è un po’ di maretta in maggioranza consiliare, non si può negare. “La maggioranza perde pezzi” titolava qualche giornale locale giorni fa. Non ne godiamo, e neppure vogliamo cercarne le cause. Non so perché, ma mi viene in mente una bellissima fiaba danese, scritta dal solito Andersen nel 1837, dal titolo “Il re è nudo”. Riassunto bibliografico: “C’era una volta… un re, diranno subito i miei piccoli lettori; no, ragazzi, avete sbagliato: c’era una volta un semplice pezzo di legno….” No, no, scusatemi: questo è l’inizio di Pinocchio, di Carlo Lorenzini, detto Collodi, e non c’entra con la nostra storia. Ritorniamo a noi: c’era una volta un re oltremodo vanitoso e molto attento, che, oltre alla cura del suo aspetto esteriore, badava a quello del suo ruolo, che tentava di magnificare sempre di più nella mente dei suoi sudditi dei quali, invero, non aveva molta stima. Un giorno giungono a corte due imbroglioni i quali dicono di possedere uno speciale tessuto, leggerissimo, che ha la peculiarità di essere invisibile agli stolti ed agli indegni. Il re medita subito di farsene un abito al fine di conoscere chi, dei suoi contigiani e sudditi, sia un indegno; i cortigiani non vedono nulla, ma per non essere giudicati male, fingono di vedere un abito bellissimo. Anche il re non vede niente ma, come diremmo oggi, “ha la saraca in tasca” e afferma anch’egli che l’abito è bellissimo. Lo indossa e subito sfila per le vie della città, di fronte ad una folla di cittadini che applaudono e lodano l’eleganza del sovrano, pur non vedendo alcunché, ma presi dal terrore di essere giudicati indegni o sleali. Ma un bimbo, un evangelico “puro di spirito” , grida con innocenza “Ma il re è nudoooo”! Come se non avesse sentito, il sovrano continua ad incedere imperterrito e fiero! Vorrei esimermi dal dare spiegazioni; la fiaba è fin troppo chiara. Abbiamo due imbroglioni dal facile eloquio e dalla spiccata fantasia; un sovrano presuntuoso e pieno di sé, ma con qualche scheletro nell’armadio; una serie di cortigiani falsi o compiacenti a quel che dice il sovrano; abbiamo il popolo timoroso di far torto al sovrano; ed infine abbiamo il bimbo, con la sua purezza ed innocenza, che esclama ad alta voce tutta la verità: il re è nudo! Ripeto per maggior chiarezza: un sovrano che si crede Dio in terra e pontifica, una serie di cortigiani che per non inimicarselo non osano contraddirlo, una folla di sudditi che credono ciecamente a tutto quel che va pontificando e pure loro hanno il timore di contraddirlo, nonché di contraddire se stessi, e qualche maneggione che approfitta di tutto questo; ed alla fine, ma solo alla fine, un bimbo che grida: “il re è nudo”, ma non ottiene il benché minimo di resipiscenza da parte di alcuno, sovrano compreso. Non fossero passati tanti anni, crederei proprio che Andersenn potesse aver scritto questa splendida favola dopo un soggiorno attuale nella nostra città. E mi ritorna imperiosa alla mente una già riportata frase di J.F.Kennedy: “si può ingannare tutto il popolo per qualche tempo, o una parte del popolo per tutto il tempo, ma non si potrà mai ingannare tutto il popolo per tutto il tempo”.
Claudio Gliottone