Molti dei miei pochi lettori (perdonatemi l’ossimoro) nel 1968 non erano neppure nati; quelli che lo erano da un pezzo ed avevano raggiunto l’età della ragione non avranno dimenticato il testo della canzone che i “The Rokes”, uno dei tanti complessi musicali allora “a la pàge”, presentò al Festival di Sanremo.
Erano gli anni in cui iniziava la “contestazione” giovanile, erano in auge il “libretto di Mao”, l’eskimo, i pantaloni “scampanati” e le scarpe “Clarks”: si parlava solo del lavoro alienante dei metalmeccanici e degli aumenti salariali; gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche e delle scuole si susseguivano quotidianamente; dopo qualche anno sarebbero iniziati i terribili “anni di piombo”, le Brigate Rosse, e poi la teoria degli “opposti estremismi”.
Ma a Sanremo si continuava a cantare, anche affrontando le tematiche di moda.
Orbene la canzone dei Rokes si intitolava “Le opere di Bartolomeo” e compendiava la monotonia del lavoro manuale e la compressione di chi avrebbe voluto far cose meno alienanti; Bartolomeo lavora in fabbrica e descrive sinteticamente sia il suo lavoro che i suoi desideri frustrati.
L’accattivante ritornello ripeteva così:
“Millecentoundici buchi tutti in fila in questo pezzo di ferro così…
millecentododici buchi tutti in fila in questo pezzo di ferro così…
…. ma il giorno mio verrà
…. il mondo si commuoverà
… leggerà… le opere di Bartolomeo…”
Dal centro a Maiorisi, scendendo per Viale Ferrovia e lo Scalo Ferroviario, poi a Fontanelle e San Giuliano, passando per San Marco e Pugliano; da qui a Casamostra e Casi, passando per la bretella di ultima costruzione; poi la casi Tuoro e di qui su a Casafredda per poi ridiscendere a Teano. Li ho contati tutti i “nostri” buchi di quelle disastratissime strade.
E, vi assicuro, sono molto di più dei millecentododici che il povero Bartolomeo era costretto a fare quotidianamente “tutti in fila in un pezzo di ferro così”!
Innanzitutto i nostri non sono affatto “tutti in fila”, cosa che renderebbe pur agevole l’evitarli, ma ognuno di loro merita una attenta analisi descrittiva tante sono le varianti esistenti.
Torna in mente, per chi lo abbia visto, un mitico film del 1961 di Luciano Salce, interpretato da Ugo Tognazzi, “Il Federale”: maggio 1994, con gli americani ormai alle porte di Roma, il graduato della milizia Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi) viene incaricato di prelevare dall’ Abruzzo e riportare a Roma il professor Erminio Bonafè, noto antifascista, in fuga. Gli promettono che per il buon esito della missione verrà valutato positivamente per la nomina di federale. Arcovazzi parte a bordo di un sidecar e, dopo aver raggiunto e catturato Bonafè, si mette con lui sulla via del ritorno. Il viaggio per le strade d’Abruzzo, oggetto di ripetuti bombardamenti, è mitico ed esilarante. Tognazzi, al quale preme che il suo prigioniero giunga vivo e vegeto a Roma, non fa altro che metterlo in guardia dagli scossoni che subiranno centrando le buche presenti, e con anticipo gliene elenca di volta in volta le caratteristiche:
“buca semplice”… “buca profonda”… “buca con acqua” e via di seguito per duecento chilometri.
Un buon consiglio per quanti fossero costretti a portare ospiti in macchina per le strade di Teano.
Tornando alle buche, per serietà di … ricerca, è necessario riportarne anche la fisionomia: le più hanno un adito di forma pressoché circolare con diametro variante dai 20 agli 80 centimetri e qualcuna anche ad un metro; la profondità si aggira dai 30 ai 40 cm; le più sono asciutte ma non mancano, come quella alla curva ultima di Viale S. Reparata, quelle perennemente ed inspiegabilmente piene d’acqua, pur con le temperature africane del momento (acqua sorgiva o perdita d’acquedotto?).
Sovente le buche sono al fondo di un avvallamento che attraversa la strada da lato a lato, ed in questo caso non c’è via di scampo.
La domanda sorge spontanea: perché è accaduto ciò? Le ipotesi sono molte: nessuna amministrazione ha mai pensato a curare le strade cittadine? Lo ha fatto ma i lavori sono stati fatti sempre e dovunque male per inadempienze dell’Ufficio Tecnico comunale, al quale pur spetta il compito di provvedere in autonomia? Boicottaggio o menefreghismo o altri nascosti interessi da parte di questo ufficio? Chissà chi lo sa, ma questa piaga data da almeno quarant’anni!
Noi vorremmo solo demandare l’urgente e inderogabile soluzione del problema allo incolpevole neo-eletto sindaco Avv, Scoglio, formulandogli espressioni di solidarietà per il difficile braccio di ferro che, come tutti i sindaci che lo hanno preceduto, dovrà sostenere con i dirigenti dell’Ufficio Tecnico Comunale.
In bocca al lupo!
N.B. Le Bucoliche di Virgilio non c’entrano niente con il testo riportato; solo una banale assonanza grafica.
Claudio Gliottone