L’essere stato parte in causa nell’ ultima tornata elettorale non può esonerarmi dall’esporre, pur col dovuto tatto e la innata discrezione, le mie sofferte considerazioni che, ne sono certo, lasceranno il tempo che trovano: le menti pensanti… la pensano diversamente. Oppure la pensano allo stesso modo ed hanno già raggiunto la maturità di dirlo, ma poi danno altro corpo, non conseguenziale, ai loro pensieri.
Cinque anni fa mi ripromisi di non parlare al guidatore, com’era scritto nei vecchi pullman della premiata Ditta Sardella, che cinquant’anni fa assicurava il collegamento del centro alla propria stazione ferroviaria; e se non ci sono più ci sarà stato pure un perché, non fosse altro che per un adeguamento, giusto o forzato che sia, ai tempi cambiati.
Ma la RESTAURAZIONE, così fin troppo platealmente in atto, prevede anche che il servizio, sicuramente passivo per tutti, sia ristabilito: tra poco ci ritroveremo per le strade il vecchio banditore (Cazzaino!) con la propria tromba, ed il vecchio venditore di “o’ jaccio” con la propria antigienica carrettina. La Restaurazione lo impone. E le folle, oggi acclamanti, di giovani saranno contente.
Così come saranno contente quando riceveranno tra pochissimo la loro prima chiamata al lavoro; di quale lavoro si tratterà non è dato di sapere, ma è stato promesso. Come la terra a Mosè, giusto per restare in tema.
Quest’anno, è vero, comincio con un certo anticipo a parlare al guidatore, ma lo faccio consapevole di non distrarlo, perché la distrazione è debolezza umana, non divina.
E non nego che lo avrei fatto anche prima se la fortuna, che talvolta, ma solo talvolta, mi assiste, non mi avesse fatto abbandonare l’aula del Consiglio Comunale, convocato in prima seduta ufficiale, prima che nella stessa risuonassero le note per varie ragioni stonate dell’ Inno d’Italia!
Cantato con la classica mano sul cuore da tutti i consiglieri presenti, escluso me, mi è parso una cosa assolutamente fuori posto, dato il luogo e l’occasione, riduttivo di un cerimoniale destinato a ben altre manifestazione di levatura nazionale o internazionale che non all’insediamento di un consiglio comunale di un paese di tredicimila anime!
La prima banalizzazione di una cosa seria.
Quando poi ho saputo che qualche consigliere di maggioranza ha fatto esplicita e protocollata richiesta di rinnovare la sceneggiata alla apertura di ogni consiglio, per poco non mi è venuto un tocco. Anche la Chiesa, che è cosa molto più seria, riserva il “Te Deum” solo a particolarissime occasioni. Forse, più che l’inno di Mameli sarebbe stato meglio intonare il “Veni creator spiritus”!
Clima di infervorata RESTAURAZIONE, che pervade tanti personaggi riapparsi dopo un quinquennio, con la stessa boria di dieci anni fa.
Ma di questo parleremo in seguito.
Claudio Gliottone
Gentile Capogruppo lista LIBERA, questo suo articolo è servito a dare soluzione ad un piccolo dilemma che ci è frullato nella mente questa sera, mentre assistevamo all’alza bandiera per la Festa del nostro Santo Patrono S.Paride in Piazza Umberto I: la banda musicale, in modo solenne ha intonato prima la storica “LA LEGENDA DEL PIAVE” poi “L’INNO DI MAMELI” ( come documentato dalle riprese fotografiche del nostro corrispondente stradale Co.Mar. Deio.). e ci siamo chiesto, ma che c’entrano o che c’azzeccano?, come preferisce. Ma poi, elementare, abbiamo concluso che evidentemente la RESTAURAZIONE ha coinvolto anche i cerimoniali religiosi.
LA REDAZIONE