Nella variegata composizione dell’Umanità due tipologie sono certamente foriere di malanni; limitati se ad esse appartengono singoli individui, ingenti se esse riguardano raggruppamenti di individui o, peggio, popoli interi.
Sono le tipologie di:
- Chi ha difficoltà a spiegarsi
- Chi ha difficoltà a comprendere
Il peggio, ovviamente, si ha quando queste particolari tipologie hanno a che fare tra di loro, e solo tra di loro, o quando esiste chi non “vuole” comprendere oppure chi non “vuole” spiegarsi.
Non a caso la saggezza popolare, che pure esiste, ha tramandato una storiella che riguarda la torre di Babele, per la costruzione della quale Dio condannò l’uomo presuntuoso, che voleva arrivare fino al cielo, ad un rimescolamento di lingue che gli avrebbe complicato la vita proprio nella necessità di comprendersi l’un l’altro.
Detto questo, proviamo a spiegare di nuovo, ove mai noi ci riuscissimo e tanti volessero comprendere, il razionale che ci porta a dare una valutazione dell’Incontro di Teano un poco meno folcloristica, ma un tantino più costruttiva e redditizia in termini di significato, di costruzione storica e di immagine per il nostro paese.
Premesso:
- Che da centosessant’anni in più il nome di Teano è stampato nella “memoria storica” dell’importante evento e riportato in tutti i trattati come sede o comunque come “identificazione” dell’evento;
- Che una stupida strategia è stata messa in atto da qualche anno da parte di un paese viciniore per modificare quanto sopra, non tanto, come pare dai risultati, per accrescere la propria visibilità basata finora su solide fondamenta commerciali ed economiche, ma per disturbare quella storica e culturale del nostro paese;
- Che nei due paesi le cosiddette “celebrazioni” hanno sempre avuto un carattere (nessuno si offenda) “nazional-popolare” tramite manifestazioni fin troppo folcloristiche legate spesso alla presenza di personaggi che si sono esibiti in entrambi i paesi asserendo in entrambi le stesse cose, e rasentando il ridicolo;
- Che Teano ha ricevuto solo notorietà conoscitiva, ma non ha saputo approfittarne per associare ad essa il suo patrimonio storico ed archeologico antecedente tanto da farne occasione di meta turistica, sicché fino agli anni 1960 non esisteva alcuna struttura che potesse ricordare in un modo o nell’altro l’evento dell’incontro, né è esistito, per molti anni ancora, una stele, una effigie, un monumento, che lo facesse presente ad uno sporadico eventuale visitatore;
- Che Teano, in conclusione, rappresenta un luogo già di per sé importante e incisivo nella Storia non solo Risorgimentale, dalla quale, quindi, nulla ha ricevuto, ma che ha contribuito a valorizzare proprio con il suo passato (si pensi alle sue origini osco-romane ed all’importanza turistica che ebbe in epoca romana che tanti reperti le ha lascato in eredità). Non vi sembra più significativo che tale incontro sia avvenuto a Teano e non a Roccapipirozzi, senza voler nulla togliere a questo paese ed ai suoi abitanti: non vi sembra un suggello più che degno per un avvenimento tanto importante?
Consideriamo quanto sarebbe invece utile e bello se:
- relegassimo in second’ordine tutte le manifestazioni folcloristiche (sfilate, parodie dell’Incontro, bande dell’esercito che suonano a Teano dopo averlo fatto un’ora prima, le stesse, a Vairano, o viceversa?);
- non ci perdessimo a difendere malinconicamente cose che non servono a nulla se non ad alimentare polemiche, facendo gli schizzinosi per pura posizione politica;
- ci decidessimo alfine a creare qualcosa di valido nel campo della cultura storica di un popolo che ne possiede tanta ma che pochissimi conoscono come si deve!
Lo studio della Storia non termina mai; ed il Risorgimento è ancora una grandissima fonte di studio e di approfondimento.
Per questo credo che la idea di un Premio Giornalistico che lo riguardi e che sia aperto alla più grande collaborazione e diffusione con la partecipazione di Storici e Letterati di fama nazionale ed internazionale possa aiutare molto a liberarci da ogni stallo culturale e ad elevarci da luogo d’incontro di due condottieri, a luogo d’incontro di tanti studiosi che arricchiscano la loro e la nostra cultura, della quale, soprattutto noi, abbiamo tanto, ma tanto, bisogno.
Non celebriamo l’Incontro di Teano come fine della parte migliore del Risorgimenti: impariamo a celebrarlo come l’inizio delle Storia dell’Italia Unita, in tutti i suoi aspetti non sempre valorosi ma certamente sempre incidenti nella storia dell’Europa, specie di quella anch’essa oggi Unita, come aveva sognato il grande Mazzini.
Ad Erice si riuniscono i Fisici di tutto il mondo; a Giffoni Vallepiana si riuniscono i Cineasti di tutto il mondo: a Teano non potrebbero riunirsi gli Storici di tutto il mondo?
No, non potrebbero; se ancora continuiamo a mettere bastoni tra le ruote prima che qualsiasi nuova iniziativa sia anche solamente pensata; se ancora, contro ogni forma di progresso andiamo a cercare il “pelo nell’uovo”; se ancora anziché un avanzamento culturale pensiamo che sia più redditizio festeggiare la birra o la cioccolata, senza nessuna offesa per nessuno.
Vi lascio: ma ancora con seri dubbi di non essermi saputo spiegare io, piuttosto che non abbiano capito, o voluto capire, i miei pochi lettori.
Claudio Gliottone