Poverine, le mosche. Hanno davvero una brutta reputazione.
“Sono sporche, si posano sugli escrementi”. Beh, però gli escrementi pure sono importanti in agricoltura, si usano per concimare. Avete mai visto un concime fatto a base di pizza o di oro? Io, attualmente no, ma non è detto che non lo facciano. In fondo, siamo nel 2020.
Sono un po’ crudeli le mosche. In tv le vediamo sempre posarsi su quei poveri bambini africani, che hanno già i loro problemi, quali malattiale varie e fame, poi ci si mettono anche loro a tormentarli. Sono così deboli che non hanno nemmeno la forza di scacciarle.
Sono furbe le mosche. D’inverno si vedono poco, d’estate si intrufolano nelle case alla ricerca di fresco. E di dolce.
Ma non sono inutili le mosche. Guardiamole dal punto di vista culturale.
In religione il nome Belzebù, divinità filistea adorata in epoca biblica nella città di Ekron, significa letteralmente “Signore delle Mosche”.
In letteratura le mosche sono una presenza fissa.
Sono infatti numerose le opere che contengono questo insetto menzionato nel titolo e tantissime sono quelle in cui questo dittero fa la propria apparizione nel testo. Luciano di Samosata, autore greco del II secolo d.C., scrisse un’operetta retorica intitolata “Elogio della mosca” , in cui esalta le caratteristiche fisiche e persino morali dell’insetto.
Nella fiaba dei Grimm, “Sette in un colpo”, il sarto protagonista si vanta di aver ucciso sette mosche in un colpo solo facendo credere a tutti i personaggi che incontra che si tratti di uomini. Un equivoco che alla fine gli permette di compiere le imprese più temerarie che si possano immaginare.
E poi ci sono Pirandello (La mosca), Sartre (Le mosche, 1943), Camus, Simenon, William Golding (Il signore delle mosche), che io personalmente ho letto e fa un po’ “Lost fanciullesco abbastanza cruento”.
Vogliamo parlare di cinema?
L’esperimento del dottor K (The Fly, 1958), di Kurt Neumann
Il signore delle mosche (1963), di Peter Brook
Il signore delle mosche (1990), di Harry Hook
La mosca (1986), di David Cronenberg
La mosca 2 (1989), di Chris Walas
Cioè, la mosca ha pure un seguito!!!
La scuola (1995), di Daniele Luchetti
Anche in musica citiamo:
La morte della mosca (Claudio Lolli, Ho visto anche degli zingari felici, 1976)
L’acchiappamosche (Luca Bonaffini, Nessuno è scomparso, 2007)
La mosca (Brunori Sas, Vol. 2 – Poveri Cristi, 2011)
In pittura, addirittura una mosca irriverente si permette di infastidire Nostra Signora nell’ opera del 1473 di “Madonna con Bambino”, essa è dipinta, in modo realistico con ombra sul ripiano in basso a sinistra.
Persino in araldica l’insistenza tipica della mosca nel molestare gli altri esseri è stata “trasformata” in tenacia in battaglia e con tale significato compare come elemento decorativo dei blasoni. La mosca araldica è generalmente rappresentata rampante, ovvero con la testa rivolta verso l’alto.
Ma… Nella pratica, a cosa servono le mosche? Che utilità hanno? Non ci è dato di sapere ma questo ci insegna una cosa importante: ogni cosa, anche insignificante e negativa, in realtà ha un senso. In che senso? Non lo sappiamo, ma non possiamo cercare il significato di tutte le cose.
Maria Flora Grossi