Caro Direttore,
mi perdonerai l’ingresso “a gamba tesa”, ma la riflessione del Sindaco Di Benedetto è un “ferro che va battuto caldo”, altrimenti si rischia di perderne il vero senso e di travisare puntuali ed oggettive osservazioni.
Al di là di ogni suo personale coinvolgimento, l’analisi di Nicola è precisa e realistica, e pur potendo apparire ad un osservatore superficiale una “excusatio non petita”, è, nelle conclusioni, un poderoso esempio di modestia e di civiltà che sono diventate merce rarissima specie in coloro i quali, nonostante l’aumentar degli anni, continuano a ritenersi i “salvatores mundi”!
Dalla lettera trasuda certo la non celata ingenuità di chi, nuovo per la politica a lettera minuscola, pensava che bastasse avere dei progetti validi e tanta buona volontà per poter cambiare situazioni stagnanti e miserevoli interessi, per poter costruire finalmente qualcosa al passo con i tempi. Pur se confortato dalla sua compagine (cosa neppure avvenuta in tempi recenti in analoghe situazioni !) , riconosce di aver dovuto “subire” e di non aver avuto la forza di rovesciare un consolidato establishment. Avrebbe dovuto conoscere o intuire a cosa sarebbe andato incontro, e avrebbe potuto farlo se non fosse stato, come tutti gli altri della sua lista, completamente nuovo nello strano ingranaggio politico-amministrativo di una città. E di una città come Teano, poi!
I motivi di tale ristagno sono molti; innanzi tutto non esiste, in Italia, né a livello centrale né a livello periferico, il famoso “spoils system” (letteralmente “sistema dei bottini”) in vigore negli USA fin dal 1820, che consente al nuovo governo eletto di rimuovere e cambiare gli alti dirigenti della pubblica amministrazione. A livello comunale solo da qualche decennio è possibile, per il nuovo sindaco, formulare il cambio del Segretario comunale. Vi renderete subito conto del grande aspetto democratico e funzionale di tale sistema americano perché non si può attuare la propria politica, quella che è stata proposta agli elettori e da loro approvata, se chi deve materialmente eseguirla (la forza amministrativa) rema contro. Ma noi, in Italia, viviamo in un mondo in cui le stratificazioni castali si cementificano a tutti i livelli, e allora chi vuoi che possa cambiar nulla soprattutto approvando una legge che permetta proprio di cambiare?
Poi in un piccolo paese quale il nostro chi ha detenuto il potere per anni lo ha trasmesso in famiglia ed ha saputo consolidarlo con i mezzi più strani, e ci vuol poco ad immaginare quali possano essere.
Infine il popolo teanese agisce come se fosse geloso, quasi invidioso che un altro diverso dal precedente possa far qualcosa di nuovo; e se analizziamo la diversità di espressione elettorale nelle tornate locali ed in quelle nazionali la cosa risulta ancor più evidente.
E fai bene, Sindaco, a parlare di una possibile imminente “restaurazione”, perché ce ne sono state almeno tre negli ultimi venti anni. E ce ne saranno ancora, ma il bello è sperare che una restaurazione avviene sempre dopo una rivoluzione, un cambiamento; almeno ogni tanto si può respirare.
La conclusione è una sola, e drammatica: come si può avere ancóra voglia di fare il sindaco a Teano, partendo dalla certezza di nulla poter costruire di nuovo e di diverso?