Mi chiamo Larth Avils nacqui e trascorsi gli anni della giovinezza nella Terra dei raffinati Tirreni, l’Etruria. Ma il nome di Teano, l’immortale città protetta da mura possenti e da torri di pietra , sentinelle insonni, la potente , invincibile città italica racchiudeva in sé il senso di tutto quello che avevo appreso, ammirare e amare.
Onore, gloria, potenza, orgoglio, valore, generosità, saggezza.Nessuna città italica poteva competere con essa; nessuna. Sono invecchiato amando Teano come mai avrei potuto amare una donna. E per tutta la mia vita l’ho sempre amata più di qualsiasi donna. Teano, che nella mia mente rappresentava l’unica ragione per cui un uomo, un guerriero poteva vivere, e se necessario anche morire. Mi ci trasferii a vent’anni solo con la sacca di pelle di fattura gallica con quattro carabattole e le mie armi ben rifinite……si ERA GIà ROMANIZZATA, ma il substrato italico persisteva con fierezza: si parlava ancora osco con un latino rudimentale, si ricorreva ancora al rito dell’incinerazione di tradizione italica , mentre i Romani di Teano preferivano il rito dell’interramento e sopra il tumulo ci piazzavano con fierezza e vanità da pavoni sculture che ne ritraevano le sembianze.
Era una città ricca potente immensa fiera. Dovette difendere con tutte le unghie la sua autonomia le sue bellezze i suoi Campi sterminati le sue splendide dimore pubbliche e private. E lo fece a prezzo della vita anche. I magistrati erano saggi e Teano prospero’ sempre di più ,non fu mai conquistata; fonti letterarie e archeologiche non ne parlano. Probabilmente si ricorse a sottili trattative diplomatiche e gradualmente Teano fu romanizzata.
Ero ben considerato a Teano, ero guerriero invincibile, ero magistrato apprezzato. Con la romanizzazione incominciai a intristirmi. Un discendente di lucumoni di nobile stirpe non poteva amalgamarsi con dei soldati piuttosto rudi.
Un mattino d’autunno presi la mia decisione: montai a cavallo con un balzo felino e mi diressi verso il territorio degli Agresti Sabini. La nebbia mi inghiotti gentile. Mandai un bacio alla città che per anni avevo considerata mia con l’amore di un figlio, L’ultimo Bacio, e sciolsi il nero cavallo al galoppo.
Giulio De Monaco