Prima di leggere questa lettera premettiamo che lo scopo della sua pubblicazione non è quello di stabilire se fosse giusto o sbagliato, secondo il codice della strada, parcheggiare sul marciapiede, ma se è giusto o sbagliato usare atteggiamenti e linguaggio che contrastano con la divisa e che forse potrebbero essere appropriati verso soggetti più forti.
Per una mamma di una bambina disabile può essere motivo di angoscia e ansia il parcheggio alla scuola Garibaldi? O meglio, è giusto che una mamma di una bimba disabile debba subire mortificazioni anche dai vigili urbani? Oppure, considerando la divisa che indossano, sarebbe più giusto e doveroso vedersi garantiti certi diritti, soprattutto chi come me, ogni giorno lotta con le difficoltà legate alla condizione della propria figlia.
Quella mattina come ogni giorno, mi sono recata nei pressi della scuola Garibaldi, non avendo trovato la transenna ho parcheggiato dove solitamente mi fermo per accompagnare due delle mie bimbe a scuola. In macchina lascio la mia bimba disabile e un altro mio figlio più piccolo in compagnia di mia cognata. Appena scendo dalla macchina si avvicina un vigile e mi dice con toni poco gentili che sul marciapiede non posso sostare perché è divieto, allora gli faccio notare, con toni gentili e rispettosi, che certo non avrei potuto parcheggiare al centro della strada. Ma, immediatamente, il tono della sua voce si alza e comincia ad inveire contro di me, minacciando di prendere provvedimenti, tutto accadeva sotto gli occhi dei miei quattro figli, che mi guardavano spaventati, cercando di capire cosa stesse succedendo, oltre ad attirare l’attenzione di tutti i passanti.
Purtroppo quando vengo aggredita con certi toni, non riesco a reagire , sfogo in lacrime e tremore, ero come immobilizzata, tanto che una mia cara amica ha gentilmente accompagnato le bambine in classe.
Ma questo è solo uno dei tanti episodi, che si sono verificati con due vigili, in particolare, sempre gli stessi, in particolare da settembre ad oggi. Ci tengo a precisare, infatti, che la maggior parte di loro, si sono resi sempre molto disponibili e comprensivi per la mia particolare condizione. Oltretutto dispongo di un permesso per disabili ben in vista sul cruscotto della macchina.
Rientrata a casa, ancora sconvolta, ho raccontato quanto accaduto a mio marito, insieme abbiamo deciso di parlarne con il maresciallo dei Carabinieri, il quale si è mostrato subito molto gentile e comprensivo.
Non sarà sicuramente giusto parcheggiare sui marciapiedi, ma purtroppo non esiste altro posto, davanti a tale struttura scolastica, destinato al parcheggio per disabili. Anzi, a detta dei vigili un parcheggio ci sarebbe, ma si trova davanti alla pretura. La mia difficoltà, purtroppo è proprio quella di non poter lasciare soli un bimbo di 5 anni e una bambina disabile, affetta da convulsioni frequenti e improvvise in macchina da soli, per accompagnare le altre due bambine fin dentro l’edificio scolastico.
Questo episodio, insieme a tutte le altre volte, in cui sono stata trattata con modi veramente mortificanti e incomprensibili, lasciano veramente un senso di sconforto e delusione verso chi dovrebbe proteggere e garantire sicurezza ai cittadini, soprattutto a chi, con maggiori difficoltà, ne ha maggiormente bisogno.
Inoltre, consentitemi un ringraziamento a quelle mamme che si sono più volte lamentate per l’agevolazione di parcheggiare davanti alla scuola che, a volte, altri vigili, mi hanno permesso.
Quello che mi suscitano questi richiami e lamentele è solo tanta rabbia e tristezza e anche una sorta di “invidia”, perché anche a me, come tutte loro, piacerebbe tanto poter lasciare la macchina distante dalla scuola e accompagnare i miei “quattro” figli a piedi!