Liberamente tratto dal prestigioso Sito Web IT.CASERTA by italiani.it, pubblichiamo articolo della Collega Mariarosaria Clemente che abbiamo avuto il piacere di conoscere sul nostro cammino professionale.
Il Direttore
New York si rinnova grazie ad un ingegnere di Teano
di Mariarosaria Clemente
Pubblicato il 12 Gennaio 2021
Penn Station, uno dei tanti nodi di New York, ha una nuova ala. Si tratta della stazione ferroviaria più grande dell’America settentrionale, fino ad ora buia ed anche un po’ pericolosa. Un ambizioso progetto l’ha letteralmente riportata alla luce. Tra i tecnici impegnati nel lavoro anche un giovane ingegnere di Teano, Giuseppe Maione.
La nuova ala realizzata a New York
Il progetto prende il nome dal senatore Daniel P. Moynihan. Egli fu il primo, all’inizio degli anni ’90, a redigere un piano di rinnovamento per la frequentatissima Penn Station. I lavori sono però rimasti fermi per anni, finché il governatore Cuomo, nel 2016, vi ha impresso una forte spinta. La grande struttura non è semplicemente una stazione. Essa ha infatti inglobato l’attiguo ufficio postale che continuerà a funzionare.
Vi sono inoltre svariati uffici commerciali, fra cui quello di Facebook. Il progetto è anche e soprattutto un modo di dare luce nuova alla città in questo difficile periodo. Per questo motivo, oltre alle opere di alcuni artisti, la nuova ala è stata progettata in modo da essere ariosa e arricchita da scenografici giochi di luce. L’elemento simbolo di tutta la struttura è, inoltre, un grande lucernario alto 92 piedi. Tra i pezzi esposti nella stazione ritroviamo opere di Kehinde Wiley, Sten Douglas, e del duo Elmgreen&Dragset.
Un casertano a stelle e strisce
«Sono venuto qui per studiare e poi mi sono innamorato di questa città». Così ha detto Giuseppe Maione, il casertano che ha collaborato alla realizzazione della stazione. L’ingegnere ha spiegato che Penn Station era in origine una bellissima stazione, poi rimasta inutilizzata e demolita col diffondersi delle auto. Il tutto era stato spostato sottoterra, come ha continuato a raccontare il ragazzo, diventando un luogo cupo e anche un po’ pericoloso. Giuseppe è molto orgoglioso di aver collaborato a questo progetto, ed anche soddisfatto della città che ha scelto: «a New York – racconta – ognuno vuole dare il meglio di sé».