“Eh, eh! E questa è scopa” esclamò soddisfatto Damiano prendendo dal tavolo un bel cinque di danaro.
“No, questo è il tuo solito il solito mazzo, Damià” rispose con tempi teatrali il buon Cosimo, vedendosi sfuggire di mano la partita.
Erano soliti, i nostri Santi, organizzare, ogni tanto, una partita a carte, scopa o scopone, con i loro colleghi, San Paride e Sant’Antuono i quali, risiedendo non molto lontano dalla loro chiesa, uno a sud, l’altro a nord, ma ad una distanza di non oltre duecento metri, non avevano difficoltà ad aderire all’invito. Poi, a dire il vero, non godevano di tanta popolarità da temere di essere riconosciuti per via e di esser importunati con le solite richieste di miracoli; discorso diverso per Sant’Antonio, assediato quotidianamente, dalla mattina alla sera, da una querula marea di fedeli e di assistenti. Il poverino non poteva godere di un attimo di tranquillità, né allontanarsi, se non a notte fonda, ma facendovi ritorno di buon mattino, dal suo posto accanto all’altare maggiore. Dei due ospiti, Sant’Antuono, bisogna dire, era il più piacevole, un compagnone nato, dall’ animo gentile forgiato da uno sviscerato amore per gli animali, tanto che sovente arrivava con tre o quattro cani ed altrettanti gatti al seguito; si fermavano educatamente fuori dalla chiesa ed aspettavano con calma che finisse la partita. San Paride, invece, era un po’ più sulle sue; forse sentiva la responsabilità di essere il patrono della città, ma soprattutto avvertiva un senso di distacco da parte dei suoi fedeli che lo infastidiva un pochino; e poi quel dire della gente ch’egli volesse bene solo ai forestieri, non riusciva proprio a mandarlo giù. Non sappiamo con certezza donde derivasse questa diceria, se cioè fosse lui a voler più bene ai forestieri o fossero questi più capaci dei suoi concittadini a farsi voler bene; ma settant’anni vissuti profondamente in questa comunità, mi fanno propendere più per la seconda ipotesi. Di solito le coppie erano formate da Damiano e San Paride, gli intellettuali, contro Cosimo e Sant’Antuono, spiriti più concreti; e le vittorie si alternavano, forse seguendo una ineffabile legge divina.
“No, Cosimì, nunn’è mazzo. È che Antuono gioca meglio di te; di cinque non ne è uscito ancora nessuno e tu appari proprio quella carta? E concentrati un poco di più!”
“Sì, e vero: ma io mo’, per esempio stavo a pensa’ agli scrutatori nominati dal comune per le prossime elezioni. Ma tu ce piens’ che responsabilità? Li sorteggi e nunn va’ bbuono; li nomini “a capocchia” e non va’ bbuono; se poi al sistema “a capocchia” vuoi sostituire un nobile sentimento di umanità verso i più bisognosi, come ha fatto il Sindaco di Teano, chi stabilisce o chi conosce i più bisognosi? Vanno a vedere l’Isee di tutte le famiglie o… il numero dei componenti di ogni famiglia? Perché è notorio che le famiglie numerose sono sempre le più bisognose, ed anche le più…fruttuose!”
“Più fruttuose? E che significa, mica sono piante di fichi!”
“No Damià, nun se po’ mai sapè! A vote serve n’ù voto pe n’amico, ed è meglio se lo chiedi ad una famiglia numerosa, sono più voti, e se le hai fatto un piacere con la nomina di uno scrutatore, saprà essere riconoscente. E chest’ manc’ va bbuono!
“Lo vedi Cosimì, perché voglio bene ai forestieri?” sbottò San Paride “Cca’ ogni storia è nu’ problema!”
“O nu’ mbruoglio” sentenziò Antuono, uomo di poche parole, abituato a dialogare con i più comprensivi animali.
“Esatto. Allora io hagg’ avuto n’idea: non so a voi, ma a me mi piace, avrebbe detto Totò. Organizziamo un grande torneo di scopone aperto a tutti quelli che vogliono fare gli scrutatori; lo organizziamo nella Annunziata, con le mascherine, a distanza di sicurezza e con i tavolini con le rotelle, come a scuola; è meglio non misurare la febbre perché chi perde, come si dice “potrebbe andare..in freve” e si creerebbero pericolosi equivoci. Quelli che vincono vanno a fare gli scrutatori. E verimm’ chi parla cchiù! Vui che ne dicite?”.
“Bonanotte, Cosimì. Nui ce ne jammo. Forse e meglio. Ci vediamo la prossima volta” esclamò incredulo Paride e, seguito da Antuono, si avviò lentamente, ma con decisione, verso la porta, dove li stavano aspettando, solenni nei loro pensieri, i tre cani ed i tre gatti, e stavolta anche un porcellino, che li aveva fedelmente seguiti, meno pensoso, ma bello da morire!
Claudio Gliottone