La rinascita dell’Europa può avvenire solo con lo spirito della filosofia , lo dice Husserl già nel 1910. Senza pensiero vero tutte le scienze perdono l’istanza di giustificarsi nella loro essenza : la sapienza della tradizione culturale diventa impotenza rispetto alla potenza insipiente della tecno-scienza. Quando diciamo che la ragione della forza si impone sulla forza della ragione stiamo dicendo che la moderna potenza vincente che l’uomo abita a sua insaputa ( la dimensione tecnica che ha delegittimato quella umanistica ),manca di quell’autoritas sapienziale di cui dispone la tradizione culturale,cosa che sembra però non interessare più nessuno. Oggi perdiamo il senso dell’orizzonte storico, perchè la storia è iscritta in un significato, la tecnoscienza ,che funziona ma non ha orizzonti di senso , né di salvezza . La storia umana si svuota di senso politico, l’economico vince su tutto. E’ un tempo segnato dall’intrascendibilità del capitalismo, come il migliore dei mondi possibili, con Platone c’era ancora la possibilità di evadere dalla caverna. L’Europa ha dimenticato i valori che hanno dato senso alla sua nobile genealogia : dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, ma soprattutto cittadinanza e giustizia. Le cifre del moderno sono abuso, consumo, sfruttamento, si parla di cultura unica senza coglierne l’ossimoro. La cultura è pluralismo per statuto concettuale, il pensiero unico è un’aberrazione del sapere vero. Tutto è interno alla logica del capitale, l’uomo stesso è reificato, il massimo della concessione è la resilienza, non a caso molto in voga nel mainstream . Il linguaggio meriterebbe maggior attenzione, è già il modo con cui si dà la nostra esperienza del mondo, noi siamo parlati dal linguaggio e non viceversa. Per questo si tenta di far morire le lingue classiche , per delegittimare il sapere dell’intero, e servirsi dell’astrazione per manipolare la verità . Sàlvo, dal vocabolario si traduce con : tutto, intero, indiviso. Tutte le scienze dal loro interno dovrebbero richiamare la loro intrinseca filosofia, non c’è la necessità del filosofo che faccia il sermone. I grandi scienziati del “900 , avevano capito che la metafisica in quanto concreta almeno quanto trascendentale, era necessaria a un dire scientifico che avesse valore. La stessa funzione comunicativa è filosofica, non si capisce come la vera filosofia si sia arresa agli analitici. Wittgenstein ,letto male, può sembrare totalmente a favore del positivismo, ma nel Tractatus c’è un non detto che lascia intercettare senza possibilità di fraintendimenti, che il vero senso non è ad appannaggio delle scienze certe, ma è proprio nel loro oltrepassamento che troviamo ciò che più conti dell’ESSERE. La scienza ha rinunciato ad essere episteme nel suo nuovo statuto concettuale , non contempla più la natura ma la manipola. Per gestire il progresso scientifico ci vorrebbe un’etica delle responsabilità, ma questo è possibile laddove gli orizzonti sono prevedibili, la scienza moderna esautora la verità, è ipotetica, probabilistica ,statistica, come fai a prevedere i risultati? La responsabilità non è conciliabile se il cammino non dipende da te. La stessa manipolazione genetica è un nostro diritto? Cos’è il diritto se non quel filo, quella giusta misura tra potenza e giustizia? Maneggiare il genoma è veramente qualcosa che va fatto solo perché può essere fatto? E’ la volontà di potenza dell’uomo ,scatenata da un Nietzsche che influenzerà tutto il “900 filosofico, ad avere la meglio, perché la filosofia c’entra sempre con la prassi umana , è un non visto che poi fa andare il mondo in un modo piuttosto che in un altro. L’intelletto separante che ha aiutato la scienza moderna nelle sue manipolazioni non è nato dal fare umano ma da Kant, che non si è avveduto che le regolarità empiriche che può produrre la scienza, esse non sanno nulla della necessità della natura, la scienza non crea nessi di causalità, i nessi necessari della natura non sono i nessi giustapposta supportati dalle probabilità della scienza grazie all’intelletto separante. La scienza si accontenta della certezza , il campo di riferimento che deve corrisponderle è molto più ristretto rispetto alla pretesa della verità, che richiederebbe omnitudo realitatis. Così la libertà di cui crediamo di godere , dimenticando che credere è volontà e non verità, legittima un uso arbitrario della scienza, poco responsabile, che non è neanche più scienza, proprio come l’uso della filosofia non è più filosofia. L’Europa nasce dal pensiero greco, rinunciando alla filosofia rinuncia a sè stessa, lo stesso cristianesimo che la fonda insieme alla grecità, ne prende l’intero impianto concettuale : Nietzsche dirà che il cristianesimo è Platone spiegato al popolo. La separazione tra la scienza e la filosofia ha prodotto una brutta scienza e una brutta filosofia. La scienza è sempre più impresa scientifica, dove lo scientifico lascia sempre più margine all’impresa e la filosofia diventa positivismo, la religione a capo della secolarizzazione, dello spodestamento del Dio cristiano. Episteme dal greco traduce sia il termine scienza che filosofia. Erano indicate dalla stessa parola, l’idea della separatezza viene dallo sviluppo della scienza moderna. Le scienze esatte hanno avuto uno sviluppo dominato dal paradigma deterministico-meccanicistico, la filosofia di contro non può scimmiottare le leggi della natura, né tanto meno quelle della matematica pura, che costruisce da sè il suo oggetto di studio. La filosofia più di tutto ha a che fare con la realtà, il nostro non intenderci con certezza viene proprio da questo. Si è arresa ai paradigmi scientifici, benedicendo il positivismo prima e il neopositivismo dopo. Per lo scientifico al di là della “ COSA “, non c’è nulla, metafisica è proprio al di là , oltre l’essente, perlomeno stando all’aspetto semantico , prediletto dagli analitici e sussunto poi dalla moderna filosofia tout court. La scienza fa dell’apparente niente “ NIENTE “ di fatto, riducendo tutto all’essente, a ciò che c’è. La filosofia accoglie quel nodo concettuale sul nulla scordandosi della sua aporeticità ,e l’essere si oblia come dirà Heiddeger. Sparisce la differenza ontologica , la vera ricerca filosofica, quel gap cognitivo tra essenza ed esistenza. Questo è il grande errore della filosofia moderna, sostituire la verità col paradigma neopositivistico, accettare che oltre l’essente c’è il nulla. Se a contare è il modello meccanicistico- deterministico, la filosofia si compie. Lo schema del neopositivismo che riduce tutto all’essente va messo in discussione ; è il mantra di Cacciari degli ultimi 20 anni delle sue pubblicazioni. Einstein, Heisenberg e tutta la grande scienza del “900 non hanno nulla a che fare col positivismo. Quella era la scienza epistemica, che si poneva il problema del fondamento, per tracciare quella giusta misura tra potenza e natura, tra potere e giustizia. Già in Platone il punto di vista è lontanissimo da qui, non si riduce tutto all’ente nella sua filosofia, nonostante il seme del nichilismo occidentale parti dal platonismo, come ricaduta non come un voluto. Il motore immobile di Aristotelica memoria , il Sommo ente, è sì causa del movimento degli altri enti, ma non ha l’essere in sè. Questo significa anche che la metafisica di Aristotele non è altro mondo, è oltre nella misura in cui i libri che la contengono sono disposti oltre quelli della fisica nell’ordinamento alessandrino, ma i suoi principi sono di carattere logico, ( IL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE, IL PRINCIPIO D’IDENTITA’ ).
Il discorso della metafisica aristotelica è intorno all’essente, in quanto essente, si indaga la natura dell’ente sommo, che non era stata trattata nella fisica di Aristotele. Parla di 2 nature quella dell’ente uomo e quella dei corpi celesti, fino all’ente sommo : è questo lo schema cosmologico aristotelico fino alla rivoluzione scientifica che lo farà crollare. Per Aristotele nessun ente ha in sè il proprio essere, l’ESSENTE può essere predicato in tanti modi, fino a giungere alla “ QUIDDITA’ “ dell’essente, che viene dal suo essere stato. Si evince che non è possibile poter definire esaustivamente l’essente, dovrei conoscerne tutta la provenienza, fino alla causa prima, incorrendo in un regressus ad infinitum. Sarò sempre in àporia rispetto alla verità dell’ente. Platone nel Sofista parla di quidditas inattingibile, inesauribile. Il grande principio d’indeterminazione di Heisenberg dice che nessun oggetto è determinato dalla catena delle sue cause, l’evento ha una propria singolarità che esce dalla catena delle cause, non è riducibile al principio di causalità, non risponde al metodo deterministico- meccanicistico. La filosofia indaga da sempre il rapporto tra l’ente che siamo e ciò che conosciamo: tra conoscente e conosciuto ci può essere armonia? Questa è ricerca dell’assoluto che la metafisica autentica condivide con gli altri spiriti assoluti , la religione e l’arte. Se non facciamo più questo, se consideriamo superflua questa ricerca , le prospettive sia filosofiche che scientifiche non sono più volte alla ricerca del bene, perdono il loro orizzonte di senso. Questa è l’alienazione dei nostri giorni , la perdita di senso di un mondo catturato con l’uso esclusivo dell’intelletto astratto, cifra fondante della selvaggia specializzazione scientifica. Questo è il fallimento che ha trascinato con sé la stessa Europa, che nasce e si fonda sugli stessi presupposti. Se viene meno la filosofia come ricerca ostinata di collegamento tra ciò che Kant chiama fenomeno ( nella sua fisicità) e il noumeno ( come parte non conoscibile), ciò che richiede ulteriore interrogazione, tutto è ridotto all’immediato. Le contraddizioni sono ormai parte integrante del nostro vivere civile, nessuno si avvede che la logica formale nasceva col presupposto dell’impossibilità della contraddizione. La logica scoppia quando incontra la contraddizione, ma questa aporia è rimasta irrisolta già col platonismo, il cui parricidio del padre di ogni pensiero , Parmenide di Elea, è riuscito a metà. Se ogni ente si tiene fermo grazie al PDNC , che lo fa essere sè stesso e non altro da sè, come la spieghiamo la più grande contraddizione della vita che è la morte? L’unico filosofo che ha osato correggere gli errori dei grandi padri della filosofia è Emanuele Severino , forse anche per questo il suo pensiero è considerato inaudito. Severino dà risposte cogenti nel campo logico che faticano ad arrivare alla nostra comprensione ma anche al nostro orecchio, perché l’aspetto semantico è fondamentale al nostro capire e il linguaggio in nostro possesso è un linguaggio finito che fatica a dire dell’infinito. Tanto che la filosofia severiniana resta chiusa nel campo accademico,i filosofi severiniani ( passi la tautologia ) faticano a comunicare una filosofia più larga del campo semantico che potrebbe dirla , anche se io stessa sono la testimonianza vivente che ciò che è considerato di nicchia non per questo non può arrivare a tutti. La comunicazione è necessaria per porre in essere un pensiero ,fare filosofia è anche ricerca di un linguaggio idoneo , è il potere della parola a creare il pensiero e non viceversa. L’Europa era proprio questo, la terra del dialogo, se muore la filosofia muore lo spirito dell’Europa. Filosofia come continua interrogazione, come il non stare mai al già detto , al già fatto, l’Europa dei puri specialismi non è più Europa. La terra del logòs nasceva dall’esigenza umana di un uomo consapevole dell’importanza della solidarietà, della fratellanza, categorie che non corrispondono affatto al determinismo o al meccanicismo delle scienze. Non è vero che tutto ciò che non può essere determinato non è. Noi siamo immanenza tanto quanto siamo trascendenza , ciò che è nulla per le scienze esatte non è nulla per il nostro sentire, il nostro percepire al di là di ogni possibile parola , che non dirà mai la cosa così come la cosa vuole essere detta , perché ne è solo l’interpretazione non l’essenza, è la parte che vuole essere il tutto. Ciò che non è determinabile con certezza secondo il metodo tecnico scientifico, non significa che sia nulla , come dicono le scienze esatte. Lo stesso passato non è un nulla, solo il nulla è nulla . Non è certo con l’usbergo del nobile passato che possiamo legittimare una deriva bellicista di una cultura che non vuole più sentir parlare di pace, investendo esclusivamente in armi tutt quanto sottrae a riforme strutturali per diminuire le diseguaglianze politiche e sociali, non solo economiche : l’accesso all’istruzione ,alle cure,,alla comunicazione. Senza possibilità di smentita sono il vero male del mondo. Oggi l’Europa innalza gli interessi di una parte sociale a legge della realtà. Riesce a farlo grazie a quell’astrazione , la stessa che usa la tecnoscienza, che può compiere il nostro intelletto , organizzandosi senza chiedere il permesso alla verità. Kant sbagliava a preferirlo alla ragione, astrarre un elemento , significa far diventare nulla tutto quel che resta. E’ così che nascono le mistificazioni, le manipolazioni, è così che il male viene scambiato col bene, e non sembra neanche più sconveniente : l’intelletto separante è separato appunto dalla coscienza , non può sapere più nulla della verità. Per questo siamo tutti moralisti , la morale è devozione alla verità. La distinzione tra il bene e il male dovrebbe essere lo scopo di ogni sapere. L’Europa che non parla più di pace non è più Europa, perde il suo fondamento, si è iscritta in una dimensione tecnica che non ha più nulla di umanistico . Il paradigma deterministico della tecnoscienza ha fatto diventare nulla tutti i presupposti volti a realizzare un’ Europa dei popoli e non l’Europa delle banche che non risponde ai principi della natura umana ma alla sola logica capitalistica. Se sono solo i soldi a contare , tutto il resto è nulla e dal nulla non può nascere nulla , non soltanto la pace. La quantistica sta aprendo nuovi orizzonti che smentiscono il metodo scientifico positivistico, non c’è nulla di determinato ,quindi nulla di meccanico, l’universo sembra che sia una struttura a partecipazione umana : Marx è stato rigettato in quanto utopico ,ma il suo pensiero ancora oggi non può essere delegittimato dalla logica della dignità umana , per cancellare Marx hanno dovuto infatti cancellare la dignità dell’uomo , altrimenti come per ogni contraddizione sarebbe esplosa la logica formale e la mistica della storia come superamento meccanicistico non avrebbe retto. Il marxismo non è una filosofia morale, Marx è ateo, fondava il suo pensiero proprio sulla logica delle contraddizioni interne al capitalismo che in un mondo normale sarebbe dovuto implodere su sé stesso. Ma il mondo prodotto dalla tecnica risponde solo ad essa, tutto è fagocitato dal suo paradigma, anche la più nobile azione costretta ad usare la tecnica per attuarsi viene risucchiata dal suo essere puro autopotenziamento ,la tecnica vuole solo se stessa , non esiste quella buona e quella cattiva, a secondo dell’uso che se ne fa , è l’uso stesso a creare il corto circuito tra lo scopo da raggiungere e il mezzo tecnico , che vince su tutto. Chi nega il principio di non contraddizione, come fa la scienza, si autonega perché per determinarsi come sè stessa è costretta a sussumerlo ,il suo dire non può vantare valore assoluto, lo vediamo che è costretta a continui cambi di paradigma . Non le diamo il nostro assenso sempre e comunque, essa è uno strumento di evoluzione, il più potente, ma non può assoggettare l’uomo al suo modello. La parola pace deve tornare nei nostri vocabolari, se le soluzioni dell’Unione Europea offendono la nostra intelligenza non reprimiamo quel disagio,ne facciamone un punto di forza per stanare le nostre ipocrisie e riappropriarci di un’etica della responsabilità che per quanto contraddittoria al nuovo sistema vita, ci faccia sentire di nuovo umani , prima ancora che europei . De Gasperi nel suo discorso alla nazione del ‘54dirà “ La nostra Patria Europa” , oggi Meloni , tanto amica di Orban , quanto degli spagnoli di Vox ,non potrebbe leggere quel testo: De Gasperi come antesignano della Meloni è troppo anche per il sincretismo del mainstream occidentale, e non solo per una questione di rango. Seguite la contraddizione e troverete la logica vera . Il logòs è il comune che non toglie la differenza tra gli enti, ma la comprende in sè. Lo sforzo del logòs è approssimare gli opposti. L’enunciato più famoso di Eraclito è: “ Seguite il logòs non me”, è precomprensione fondamentale ancora oggi, dopo 2500 anni.
Anna Ferraro