Spenti i riflettori sul “Teano Jazz Festival Incontra…” edizione 2014, messe a riposo per un po’ le polemiche sui costi e su altri aspetti che hanno caratterizzato i commenti non certo benevoli rivolti da certa stampa e da certi personaggi nei confronti degli ideatori ed organizzatori, ci piace ripartire con la pubblicazione degli articoli online con una pagina di storia del Teano jazz.
Ma non sarà una storia rivolta agli aspetti artistico musicale, come ci si aspetterebbe in questo caso, bensì di un episodio verificatosi nel lontano 1996, tre anni dopo la prima edizione del Teano Jazz che ebbe inizio il 1993.
In quegli anni la rassegna di jazz si nutriva ancora della diffidenza generale, gli scettici abbondavano ed anche gli appassionati locali si potevano contare sulle dita di una mano. Per l’Associazione Teano Musica, che allora era effettivamente un’associazione composta da dieci soci e numerosi collaboratori esterni (tutti rigidamente volontari e forse anche di più) programmare la rassegna significava innanzitutto sviluppare un budget economico modulato a seconda delle previsioni di entrate. Una volta deciso il programma , le uniche certezze erano rappresentate dalle uscite, le entrate invece un grosso punto interrogativo, non si sapeva mai se e quanto erano disposti a contribuire la Regione, la Provincia ed il comune di Teano. Tutto era aleatorio, ogni anno decidevano cose diverse a seconda degli schieramenti politici, dagli umori degli amministratori locali e provinciali e mai prima, sempre dopo.
Altro che guardare dalla finestra per vedere cosa c’era dentro! Venivano aperti balconi e portoni ma nessuno veniva a curiosare per capire come quel gruppo di incoscienti riusciva a realizzare ogni anno una rassegna sempre più importante. Uno di quegli anni scoppiò una piccola polemica, che somigliava tanto a quella cui abbiamo assistito nella scorsa settimana, qualcuno si chiedeva quanto effettivamente fosse il guadagno degli organizzatori perché, si diceva, “nessuno fa niente per senza niente”. Fu in quella occasione che uno dei soci decise di pubblicare un articolo in cui invitava chiunque fosse interessato a far parte dell’associazione a farne richiesta, sarebbe stato senz’altro accolto a braccia aperte con l’impegno di condividere anche con i nuovi entrati il guadagno realizzato in quell’anno e quindi anche per gli anni successivi. Naturalmente la partecipazione prevedeva anche l’assunzione dei debiti e la sottoscrizione delle garanzie bancarie per gli scoperti che servivano per anticipare i costi sostenuti in attesa dei pagamenti degli sponsor o dell’arrivo dei finanziamenti pubblici. Un appello caduto nel nulla.
Ma ritorniamo all’episodio che avremmo voluto raccontare. Sempre alla ricerca di fondi per raggiungere il budget, in quell’anno, fu deciso di sfruttare alcuni mercati settimanali per chiedere alle persone un piccolo contributo, come ancora oggi fanno gli organizzatori delle feste religiose. Primo sabato di giugno 1996, eravamo in Piazza Marconi, verso le ore 10, lo scrivente e l’allora Presidente dell’associazione Antonio Feola accompagnato dai due figlioli Romolo ed il compianto Antonello. Antonio entra nel supermercato e ordina due panini per i figli e poi tenendoli per mano mi si avvicina e mi fa: ”Andiamo?” Ma c’era tanta timidezza e pudore su quel volto. Fu allora che il piccolo Antonello, avendo percepito quello che ci accingevamo a fare, strattonò il papà e gli fa:” Papà, ma ora dobbiamo andare a chiedere l’elemosina?”
Fu spiegato ad Antonello che non avremmo raccolto elemosina ma solo contributi spontanei da parte delle persone che volevano aiutarci a fare qualcosa per il nostro paese, realizzare una rassegna di musica jazz. Antonello non c’è più ma ebbe il tempo per diventare più grande, guardare dal di dentro e non scrutare dalla finestra.
Questo articolo è stato pensato solo per ricordare Antonello Feola ma, se può essere utile…….
A.G.